Autovelox irregolari, a ottobre il Ministero spegne tutto

Il Mit potrebbe chiedere lo spegnimento degli autovelox in risposta a un pasticcio che il Mit stesso ha creato: senza il censimento gli apparecchi vanno disattivati

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

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Dal prossimo 18 ottobre, molti degli autovelox presenti sulle strade italiane potrebbero essere disattivati.

L’allarme viene lanciato dal Codacons e nasce da una combinazione fra ritardi burocratici, lacune normative e da una sentenza della Cassazione che risale all’anno scorso.

Autovelox e Decreto Infrastrutture

La situazione paradossale rischia concretamente di costringere le autorità a spegnere gli autovelox, in nome del rispetto della stessa norma che avrebbe dovuto garantire maggiore trasparenza e sicurezza.

Il caos autovelox nasce con la legge n. 105/2025, cioè la conversione del cosiddetto Decreto Infrastrutture, che ha introdotto un obbligo specifico per Comuni, Province e Regioni:

  • censire tutti gli autovelox presenti sul territorio;
  • comunicare al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti localizzazione, caratteristiche tecniche, conformità, modello e omologazione;
  • far inserire questi dati in un’apposita sezione del portale istituzionale del Ministero.

La norma è stata fortemente voluta dal ministro Matteo Salvini. La ratio salviniana era quella di fare in modo che gli autovelox venissero utilizzati in maniera corretta e non per fare cassa sulle spalle degli automobilisti.

Senza le comunicazioni di cui sopra, l’utilizzo degli autovelox non è legittimo e, di conseguenza, le multe sono facilmente contestabili.

Il problema del decreto attuativo sugli autovelox

E qui, però, arriva il fattore tempo a complicare il quadro: la legge è entrata in vigore il 20 luglio e prevedeva che il Mit, entro 30 giorni, predisponesse il modulo digitale per il censimento. La scadenza per il Mit è fissata al 19 agosto, mentre successivamente gli enti locali avrebbero avuto 60 giorni per adempiere.

Se il modulo non arriva in tempo o gli enti locali non riescono a completare la procedura, dal 18 ottobre gli autovelox dovranno essere spenti, indipendentemente dal fatto che siano omologati o meno.

Ma non è tutto: a complicare ulteriormente il quadro c’è una sentenza della Cassazione dell’aprile 2024 che ha dichiarato nulle le multe elevate da autovelox approvati ma non omologati.

Tirando le somme, secondo il Codacons:

  • quasi il 60% degli autovelox fissi e oltre il 67% di quelli mobili non sono omologati;
  • molti sono stati approvati prima del 2017, anno spartiacque per le nuove regole.

Risultato: centinaia di migliaia di verbali potrebbero essere contestati, con ondate di ricorsi e bilanci comunali sotto pressione.

La posizione del Mit

Il Ministero guidato dal vicepremier Matteo Salvini ha annunciato per settembre l’attivazione di un’applicazione dedicata al censimento online. L’operazione è stata definita “verità sugli autovelox”. Obiettivo dichiarato è quello di garantire l’uso solo di apparecchi realmente utili alla sicurezza stradale e di mettere fuori gioco i dispositivi “fuori norma” o percepiti come strumenti per fare cassa.

Il problema è che, anche se il modulo arriverà in tempo, la scadenza ravvicinata rischia di mettere in difficoltà soprattutto i piccoli Comuni, rallentando il caricamento dei dati.

Il blocco degli autovelox non sarebbe solo un tema amministrativo, ma anche economico e di sicurezza. In concreto, si tradurrebbe in:

  • perdita di gettito per i Comuni che (almeno teoricamente) dovrebbero destinare parte delle multe alla manutenzione stradale;
  • meno controlli con possibili ripercussioni sulla sicurezza;
  • aumento del contenzioso tra automobilisti e amministrazioni.

Intanto il 18 ottobre non è poi così lontano.