Dopo un’annata che passerà alla storia per i tanti volti storici che hanno abbandonato il loro posto di lavoro in maniera più o meno volontaria, in questo mese di novembre è tempo di stilare i primi bilanci in casa Rai. A circa due mesi di distanza dall’inizio della messa in onda dei programmi invernali, l’amministratore delegato Roberto Sergio ha iniziato il consueto giro di incontri e telefonate con i responsabili delle diverse sezioni dell’azienda per capire come stanno andando le nuove produzioni e individuare le eventuali correzioni da mettere in atto nel breve periodo.
Ad essere convocati dall’amministratore delegato non sono solo i responsabili delle testate giornalistiche (da Mario Orfeo del Tg3 a Gian Marco Chiocci del Tg1, passando per Antonio Patrizio Preziosi del Tg2 e Paolo Petrecca di Rai News), ma anche e soprattutto il plenipotenziario Stefano Coletta, da anni punto di riferimento interno a viale Mazzini, tra i volti più esposti ogni qualvolta si debbano dare meriti e colpe. È lui che spesso e volentieri fa da tramite tra i vertici e le figure che si occupano della programmazione, dalle fiction ai talk show, dai documentari all’approfondimento, passando per i programmi presenti ad ogni ora del giorno.
Tempo di primi bilanci in casa Rai: ecco come vanno gli ascolti dopo il ribaltone estivo
Nello specifico, in questo frangente le luci sembrano essere puntate su Marcello Ciannamea – responsabile della sezione Intrattenimento Prime Time – e su Angelo Mellone, che si occupa invece del Day Time. Sono questi due “contenitori” ad aver subito il maggior numero di modifiche rispetto allo scorso anno, a partire da due colonne del terzo canale come Che tempo che fa (con Fabio Fazio e la sua squadra che hanno traslocato sul Canale Nove) e Cartabianca, strappata al servizio pubblico da Piersilvio Berlusconi, che le ha assicurato una nuova casa – sempre nella prima serata del martedì – su Rete 4.
Prima di proseguire con l’elenco degli altri programmi non rinnovati, vale la pena analizzare come si stanno comportando coloro che sono andati a rimpiazzarli. Se non c’erano particolari dubbi sulla resa che poteva assicurare un prodotto di assoluto valore come Report (slittato alla domenica sera rispetto al suo classico appuntamento del lunedì senza perdere percentuali di ascolto), le perplessità sulla scelta di Nunzia De Girolamo per rimpiazzare Bianca Berlinguer erano del tutto fondate. Il suo Avanti popolo non sta reggendo la concorrenza, che in quella serata vede altri due pezzi da novanta come DiMartedì su La7 e Le Iene su Italia Uno.
Per l’ex ministra dei governi Berlusconi i numeri sono impietosi: la media delle prime cinque puntate si è assestata su un desolante 1,8% di share, con una presenza di pubblico da casa che si aggira tra i 300mila e i 350mila utenti. Concludendo questo capitolo, timidi segnali di ripresa sono arrivati per Serena Bortone, che con il suo Che sarà… ha l’ingrato compito di accompagnare il pubblico dall’ora di cena alla prima serata durante i due giorni del fine settimana.
Da Pino Insegno a Bianca Guaccero, fino a Caterino Balivo: i volti in bilico del palinsesto Rai
Mentre Paolo Corsini, direttore della sezione Approfondimento (che collabora gomito a gomito con Coletta e con i due sopra citati) ha detto di voler attendere almeno fino a Natale per capire se è necessario mettere in atto dei correttivi per questi format, quasi sicuramente ci sarà bisogno di intervenire per risollevare le sorti dei programmi diurni di nuova creazione. La prima testa è già volata con la chiusura di Liberi Tutti, approdato per sole tre puntate nel pomeriggio di Rai Due con la conduzione di Bianca Guaccero. Ora sulla graticola rischiano di finire altri due presentatori appena rientrati in viale Mazzini come Caterina Balivo (che con La volta buona non sta raggiungendo le cifre di share degli scorsi anni nella fascia oraria di Rai Uno che fino allo scorso anno era occupata proprio Serena Bortone) e il chiacchieratissimo Pino Insegno.
La vicenda che vede protagonista l’uomo più vicino al governo di Giorgia Meloni (di cui è stato il presentatore ufficiale in diversi eventi di piazza, uno fra tutti la chiusura della campagna elettorale 2022 in Piazza del Popolo a Roma) è alquanto particolare. Conduttore televisivo di lungo corso, molto gettonato a metà degli anni Duemila per le sue performance con Il mercante in fiera, oggi non riesce a racimolare gli stessi indici di gradimento con il medesimo format riproposto su Rai Due a distanza di oltre 15 anni (a quei tempi era di casa a Mediaset e andava in onda su Italia Uno).
A testimonianza del fallimento che sta caratterizzando questa sua seconda vita professionale non ci sono solo i dati impietosi dello share, che da settembre ad oggi non è riuscito ad oltrepassare la soglia del 2% nella fascia del tardo pomeriggio. Proprio in queste ore infatti è circolata la voce – divenuta ormai praticamente ufficiale – che lo vedrebbe estromesso anche dalla conduzione de L’Eredità, storico programma di Rai Uno, dove avrebbe dovuto sostituire il partente Flavio Insinna, che invece con ogni probabilità rimarrà al suo posto a partire da gennaio, quando la trasmissione tornerà a fare compagnia agli italiani seduti a tavola all’ora di cena.
Rai, ascolti in profondo rosso: il paragone con Mediaset e lo share dei programmi
Ma cosa dicono i dati complessivi aggregati sull’andamento degli indici di ascolto della Rai in questi primi due mesi della stagione 2023-24? Ebbene, per capirlo occorre fare il paragone con il competitor più importante attualmente presente nel panorama televisivo italiano, ossia Mediaset. Mentre il servizio pubblico fatica, il Biscione è in aumento se si comparano i dati odierni con quelli dello stesso periodo dello scorso anno (ossia dal 3 settembre al 4 novembre). Infatti, nell’arco delle 24 ore, Cologno Monzese arriva ad un complessivo 38,3% di share, mentre la Rai si ferma ad un 35,3% di ascolti. Numeri che rappresentano un più 0,5 punti per le reti della famiglia Berlusconi rispetto al 2022, mentre per la TV di Stato si tratta di un meno 1,7 punti l’anno.
Il distacco si accentua ancora di più se si osservano i dati scorporati per fasce d’età. A balzare all’occhio è soprattutto il risultato tra gli spettatori che hanno fra i 15 e i 64 anni: qui il distacco si amplia a ben 11,5 punti, con Mediaset che segna un importante 41,1% di share, mentre la Rai crolla ad un deprimente 29,9% di ascolti. Meno di uno spettatore su tre, dunque, sceglie il servizio pubblico per trascorrere il proprio tempo davanti allo schermo. Un quadro che dovrà far riflettere i vertici di viale Mazzini.