Mancini si dimette: i guadagni da CT e offerta dall’Arabia

Roberto Mancini ha lasciato il ruolo da CT della Nazionale azzurra: il suo conto in banca sorride e ora c'è anche l'offerta della Federazione araba

Pubblicato: 14 Agosto 2023 19:00

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Roberto Mancini non è più il commissario tecnico della Nazionale italiana. Come un fulmine a ciel sereno la notizia è arrivata nella giornata di domenica 13 agosto, con la Figc che ha emanato un comunicato in cui veniva spiegato che il Mancio, tecnico del trionfo azzurro a Euro 2020, aveva rassegnato le dimissioni e che la Federazione le ha successivamente accettate aprendo la ricerca del nuovo allenatore. Una scelta, quella dell’allenatore marchigiano, che arriva al termine di un quinquennio che di certo sarà ricordato per il successo all’Europeo, ma che ha avuto anche tanti alti e bassi come la mancata qualificazione, per la seconda edizione di fila, ai Mondiali e una Nations League ancora una volta terminata sul più bello col terzo posto finale.

Una decisione, quella presa da Mancini, che non era poi tanto segreta per gli addetti ai lavori che si aspettavano le dimissioni sin subito la conclusione della Nations League. Hanno forse sorpreso i tempi, perché tra un mese c’è un ciclo di partite importantissime per la Nazionale in vista dei prossimi Europei.

Quanto ha guadagnato Mancini

Cinque anni, due contratti firmati e nuovi incarichi attendevano Roberto Mancini in azzurro, con la Figc che nelle scorse settimane lo aveva reso coordinatore del settore azzurro dalla Nazionale maggiore all’Under 21 e 20, dando in pratica pieni poteri decisionali al tecnico di Jesi. Ma il rapporto con la Federazione si è incrinato appena i suoi fedelissimi sono stati fatti fuori (Evani, Lombardo e Nuciari).

Ma in questi anni in Azzurro tante sono state le soddisfazioni, dal punto di vista di squadra e anche personale. Sì, perché il conto in banca di Mancini si è inevitabilmente gonfiato, con un contratto prima da 2 milioni netti a stagione per il biennale “scaduto” nel 2021, poi passati a 4 col rinnovo fino al giugno 2026 che però, per forza di cose, decade con le dimissioni di domenica 13 agosto.

Futuro in Arabia?

E ora quale futuro attende il Mancio? I ben informati sono certi: dai milioni azzurri si passerà a quelli arabi. Sì, perché il tecnico di Jesi sarebbe stato contattato dalla Federazione saudita per affidargli l’incarico di CT della Nazionale dei Figli del Deserto che nell’ultimo Mondiale si sono tolti la soddisfazione di essere l’unica squadra a riuscire a fermare quelli che poi, in Qatar, sono diventati i campioni, l’Argentina.

Dall’Arabia sarebbe arrivata all’allenatore marchigiano un’offerta monstre da 40 milioni all’anno fino ai Mondiali del 2026, cifre da capogiro che se confermate lo renderebbero uno dei tecnici più pagati nel panorama calcistico internazionale.

Chi il prossimo CT

E con le dimissioni di Mancini si è aperto il toto-CT, ovvero la ricerca di un nuovo tecnico a cui affidare la panchina della Nazionale maggiore. I nomi caldi sono due, ma a dir la verità sembrerebbe già essere fatta per l’approdo di un fresco campione d’Italia. Dopo aver sondato timidamente la pista Conte, infatti, la Figc è andata forte su Luciano Spalletti, allenatore dell’ultimo scudetto del Napoli che dallo scorso giugno aveva deciso di prendersi un anno sabbatico per stare in famiglia e riprendersi dall’incredibile lavoro in terra partenopea.

Ma da un azzurro all’altro, per il tecnico toscano, passeranno davvero pochi giorni perché l’accordo per approdare a Coverciano è cosa fatta, manca solo quello col Napoli. Sì, perché il tecnico di Certaldo ha una clausola che lo vincola al club di De Laurentiis, 3,5 milioni dovranno essere pagati per svincolarlo dalla società campione d’Italia e il patron azzurro sembra non voler far sconti neanche alla Figc. Ecco perché Gravina avrebbe chiesto l’intervento del ministro Abodi per cercare di allentare le pretese di ADL, con l’annuncio che sembra ormai cosa fatta.