C’è già chi le chiama “offerte territoriali“, come se fosse in atto una strategia discriminatoria nei confronti dei cittadini del Sud piuttosto che di quelli del Centro e del Nord Italia. In effetti, il pensiero che l’ultima trovata di DAZN non sia stata proprio la più azzeccata lo stanno avendo in molti. Ma, aldilà dei titoli dei quotidiani, quella messa in atto in queste ore dalla piattaforma web più seguita nel nostro Paese vuole essere una vera e propria stretta contro il cosiddetto “pezzotto“.
Stiamo parlando di un ambito molto delicato (in alcune regioni, per casi legati a questa materia, sono state emesse decine di condanne di natura penale, anche se poi raramente si è arrivati all’identificazione dei responsabili). Un terreno su cui anche la legge in materia ha sempre avuto parecchie lacune. Quindi occorre fare un minimo di riassunto della vicenda per chi non fosse molto ferrato sul tema dei diritti TV e streaming e sul modo di usufruirne senza pagare i classici abbonamenti come tutti gli utenti onesti.
La battaglia di Dazn contro il “pezzoto” passa anche dallo sconto ai nuovi abbonati
In sostanza, il famoso “pezzotto” è un dispositivo digitale che permette a chi lo possiede (e lo sa utilizzare) di vedere tutti i canali ad oggi presenti sul digitale terrestre, sui siti come Sky, DAZN e Amazon Prime, sulle televisioni estere, anche quelli realizzati su blog privati o semplicemente su pagine social. Insomma, il pezzotto apre tutte le porte per accedere ai programmi e ai contenuti di ogni palinsesto. Chiaramente questa cosa è del tutto illegale, dato che chi ne usufruisce non sborsa nemmeno un euro ai legittimi proprietari dei diritti; eppure, funziona da anni grazie alla capacità di chi fabbrica questi devices di rinnovarsi in continuo, sfuggendo ai controlli e – anzi – aggiungendo offerte sempre più ricche per chi decide di aggirare le norme tramite questi meccanismi.
In effetti, gli uomini della Guardia di finanza che nel recente passato sono intervenuti con azioni mirate hanno confermato come con il pezzotto si possa vedere davvero qualsiasi cosa. Dai canali generalisti al cinema, dalla cultura allo sport, fino alle serie TV, i format di cucina e ricette, i notiziari, perfino l’immancabile programmazione a luci rosse. Anche le molte inchieste giornalistiche sul tema hanno permesso di scoperchiare la cappa di omertà che – dalla fine degli anni Novanta fino a metà dello scorso decennio – ha coperto questa attività illecita.
Dazn cala il prezzo dell’abbonamento, ma solo in alcune regioni
E così arriviamo alle “offerte territoriali” di cui sopra. Accade che DAZN abbia lanciato da poco un’offerta molto allettante per chi decide di sottoscrivere un nuovo abbonamento nel periodo compreso tra il 6 e il 19 marzo 2023. La piattaforma consente infatti di iscriversi per tre mesi ad un prezzo molto vantaggioso, ossia 69 euro anziché i classici 119,97 euro previsti dalle tariffe standard (ossia 39,99 euro ogni 30 giorni). Uno sconto davvero interessante, ma attivabile solo in alcune regioni del Mezzogiorno d’Italia – ossia la Campania, la Basilicata, il Molise, la Puglia e la Calabria – e nelle due isole. Niente di tutto questo invece nelle altre zone del Paese.
I motivi della scelta possono essere tanti. Tutto lascia pensare che questa sia una tattica per stanare più canali pirata possibili, invogliando chi delinque a cambiare il proprio modo di fruire dei contenuti online. Uno su tutti la Serie A di calcio, di cui DAZN detiene i diritti in esclusiva per la messa in onda di tutti i 10 incontri in programma ogni giornata del calendario. Una tattica che guarda anche al futuro, con l’intento di fidelizzare quante più persone possibili, visto che molto probabilmente il triennio dal 2024 al 2027 vedrà l’ingresso di nuovi soggetti che potrebbero sottrarre parte dell’offerta agli attuali detentori.