Milan, fine dell’era Origi, contratto rescisso: quanto è costato davvero al club

Risolto il contratto di Divock Origi, quanto è costato davvero al Milan e il risparmio che porta sul bilancio del club rossonero

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Claudio Cafarelli

Giornalista e content manager

Giornalista pubblicista laureato in economia, appassionato di SEO e ricerca di trend, content manager per agenzie italiane e straniere

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Il Milan chiude l’anno con una doppia operazione che incide in modo diretto sul piano sportivo e su quello economico. Da un lato l’arrivo di Niclas Füllkrug, chiamato a rafforzare un reparto offensivo che ha mostrato limiti evidenti. Dall’altro, la risoluzione del contratto di Divock Origi, uno dei casi più onerosi e meno produttivi della recente storia rossonera. Un’uscita che libera risorse e chiude un capitolo costato milioni senza ritorni tecnici.

Il contratto firmato nel 2022 e le cifre dell’operazione

Quando il Milan ingaggiò Origi nell’estate del 2022 a parametro zero dopo la fine del contratto con il Liverpool, l’operazione fu letta come un colpo a costo contenuto sul mercato. In realtà, l’impegno economico era tutt’altro che marginale. Al calciatore belga fu garantito un contratto quadriennale da 4 milioni di euro netti a stagione, valido fino a giugno 2026.

Tradotto in cifre mensili, lo stipendio era pari a circa 333 mila euro netti al mese, ovvero oltre 11 mila euro al giorno. Un ingaggio da top player, sostenibile grazie all’applicazione del Decreto Crescita, che consentiva al club di ridurre il costo lordo a bilancio.

Già al termine della stagione 2022/23, il Milan aveva di fatto archiviato l’esperimento. Nell’estate successiva il giocatore è stato ceduto in prestito al Nottingham Forest, in Premier League. Anche in Inghilterra il rendimento è rimasto deludente: circa 20 presenze complessive e nessun gol, con un minutaggio totale inferiore alle 800 unità.

Il ritorno a Milano e l’esilio fuori rosa

Rientrato a Milano nell’estate 2024, Origi non è mai rientrato nei piani tecnici del club. Non ha preso parte agli allenamenti con la prima squadra e non è stato impiegato neppure nel progetto Milan Futuro, l’Under 23 impegnata in Serie C.

Per oltre un anno e mezzo il giocatore si è allenato individualmente, senza frequentare Milanello. Una situazione legata anche a vincoli fiscali: per mantenere i benefici del Decreto Crescita, Origi doveva restare fiscalmente residente in Italia, limitando di fatto le possibilità di trasferimento all’estero.

Nel frattempo, il Milan ha continuato a versare regolarmente lo stipendio pattuito. Considerando una cifra netta di 4 milioni annui, il costo sostenuto dal club tra l’estate 2023 e la fine del 2025 supera ampiamente gli 8 milioni netti, senza alcun contributo sportivo.

La risoluzione anticipata e il risparmio per il club

La svolta è arrivata a sei mesi dalla naturale scadenza del contratto, fissata per giugno 2026. Le parti hanno trovato un accordo per la risoluzione anticipata, consentendo al Milan di interrompere l’esborso futuro. È verosimile che il giocatore abbia rinunciato a una parte dell’ultimo semestre di stipendio, anche se i dettagli economici non sono stati resi pubblici.

Per il club rossonero, il beneficio immediato è duplice: riduzione del monte ingaggi e maggiore flessibilità per intervenire sul mercato. La liberazione di uno stipendio da 4 milioni netti annui consente di riallocare risorse su profili più funzionali al progetto tecnico.

Dal punto di vista dei numeri, l’operazione Origi si chiude con un bilancio pesante. In tre stagioni, l’attaccante ha disputato 36 partite ufficiali con la maglia del Milan, segnando due gol. L’ultima apparizione risale al 28 maggio 2023, nella vittoria per 1-0 sul campo della Juventus. L’investimento complessivo, tra stipendi e oneri accessori, supera abbondantemente i 10 milioni di euro netti.