Il Covid-19 continua a correre senza freni in Italia e in Europa, con l’incidenza dei contagi che ogni giorno aumenta sempre più. A diventare dominante, secondo gli ultimi dati in possesso, è la sotto-variante Omicron 5 che di recente è stato definito il virus più contagioso al mondo (ve ne abbiamo parlato qui e vi abbiamo spiegato cosa potrebbe succedere).
L’emergenza, dunque, sembra non voler ancora tramontare e dagli studi emergono nuovi pericoli per l’arrivo di una nuova mutazione che, stando ai primi elementi emersi dalle ricerche, potrebbe essere ancor più contagiosa della variante BA.5.
La nuova sotto-variante di Omicron
Ormai da più di due anni, cioè da quando il Covid-19 ha fatto la sua prima apparizione, gli epidemiologi sono ogni giorno al lavoro per studiare nei minimi dettagli il virus e il suo modo di contagiare. Dai recenti studi dei genetisti che seguono da vicino il Sars-CoV-2 è quindi emersa una nuova preoccupazione sulle future varianti che potrebbero presto manifestarsi in giro per il mondo. Mentre Omicron 5, la variante BA.5, prende sempre più piede, i ricercatori hanno individuato un sottolineaggio che deriva dalla mutazione BA.2 che dovrà essere monitorato con attenzione.
Secondo quanto riferito dal Corriere della Sera, infatti, di recente in India è stata individuata questa nuova variante che dal 4 luglio a oggi si è manifestata in circa 40 pazienti. Il “nuovo” virus è stato chiamato BA.2.75 e ha elementi che hanno allarmato gli epidemiologi.
Nello specifico si parla di 5 mutazioni in comune con BA.5 e 15 peculiari, tra queste 8 mutazioni nella Spike. Rispetto alla variante base BA.2, la nuova versione avrebbe due mutazioni chiave, la G446S e R493Q. Tra queste a preoccupare è la mutazione di G446S che si trova in uno dei più potenti siti di fuga dagli anticorpi indotti dagli attuali vaccini che ancora neutralizzano BA.2. Quindi, secondo gli epidemiologi e i genetisti la nuova variante avrà una maggior facilità a superare la barriera di anticorpi creata dai vaccini e anche dalle più recenti infezioni (ancor più aggressiva di Omicron 5 che si manifesta con dei sintomi chiari).
La letalità e cosa aspettarsi
I dati in possesso dei ricercatori, ovviamente, sono ancora limitati ai casi che si sono manifestati in giro per il mondo, ma emerge un quadro che desta preoccupazione. Solo i prossimi dati epidemiologici sulla trasmissione potranno dare maggiori informazioni sulla contagiosità della nuova sotto-variante, fatto sta che però ogni mutazione fin qui emersa ha avuto una trasmissibilità intrinseca sempre maggiore.
Sulla letalità, invece, i dati a oggi non chiariscono la forza del nuovo virus che però, come avvenuto per le altre versioni, ci si augura non aumenti l’impatto negli ospedali. Infatti, come i dati degli ultimi mesi dimostrano, le ospedalizzazioni sono diminuite rispetto alle prime ondate e le varianti, dal punto di vista del peso patogeno, hanno avuto sempre meno manifestazioni tra i reparti delle strutture ospedaliere.
Solo i dati che emergeranno dai prossimi studi potranno dare un quadro più o meno confortante, ma gli studi di epidemiologi e genetisti sottolineano ancora una volta che l’emergenza e la pandemia sono ben lontane dall’essere definitivamente esaurite.