Sanità italiana tra liste d’attesa infinite ed eccellenze, cosa rivela il rapporto Ocse 2025

Il rapporto Ocse evidenzia luci e ombre della sanità italiana: aspettativa di vita alta, ma lunghe liste d’attesa e costi record in Europa

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

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Il nuovo Country Health Profile 2025 dell’Ocse dipinge un quadro complesso e contrastante del Servizio Sanitario Nazionale italiano. Da un lato, l’Italia si conferma un’eccellenza europea per aspettativa di vita, raggiungendo insieme alla Svezia il primato con 84,1 anni. Dall’altro, il sistema mostra crepe profonde, specialmente nell’accesso alle cure viste le liste d’attesa interminabili.

Le lunghe liste d’attesa

Se i servizi urgenti riescono a rispettare i tempi standard (entro tre giorni), tutto il vasto mondo della diagnostica e delle cure specialistiche affonda in ritardi cronici.

L’esempio portato dall’Ocse è emblematico e fotografa un meccanismo spesso disfunzionale. Per una consulenza cardiologica differibile, per cui il termine massimo dovrebbe essere di 30 giorni, solo il 75% delle liste viene smaltito in media dopo 90 giorni. Un quarto dei pazienti può aspettare più di tre mesi per una visita il cui tempo legale è 30 giorni. Questo se va bene, quando la maggioranza può attendere comunque il triplo del tempo previsto.

Le lunghe liste d’attesa hanno costretto oltre il 7% della popolazione a rinunciare alle cure mediche necessarie nel 2023. Il rapporto segnala anche uno squilibrio di competenze: a fronte di un’alta densità di medici (5,4 ogni 1.000 abitanti), c’è carenza di infermieri (6,9 ogni 1.000 abitanti).

Le conseguenze

Queste attese hanno due conseguenze dirette e drammatiche:

  • l’esplosione della spesa sanitaria privata, viste le difficoltà del SSN
  • l’aumento dei costi a carico dei cittadini.

L’Italia, infatti, detiene il primato poco invidiabile di uno dei Paesi europei dove la quota di spesa sanitaria direttamente pagata dalle famiglie è più alta: quasi il 24%, contro una media UE del 15,5%. Le liste d’attesa sono anche un problema di equità sociale: chi può paga e salta la fila, chi non può deve attendere, aggravando potenzialmente la propria condizione.

Il problema delle risorse

Alle spalle della crisi delle liste d’attesa c’è una questione di risorse. La spesa sanitaria pubblica pro capite italiana rimane inferiore del 19% alla media dell’Unione Europea. Sebbene siano stati stanziati fondi aggiuntivi e si parli molto di digitalizzazione e telemedicina, la crescita della spesa è stata solo moderata. Questo sottofinanziamento si traduce non solo in code, ma anche in una minore disponibilità di servizi essenziali come la riabilitazione e l’assistenza domiciliare.

Il carico delle patologie croniche è enorme, con oltre il 15% della popolazione che convive con una malattia cardiovascolare. Inoltre, quasi la metà degli adulti ipertesi non è diagnosticata o non segue una terapia adeguata.

Il cancro è una sfida per la sanità pubblica

Tornando al report di Ocse, il cancro rimane una delle principali sfide per la sanità pubblica in Italia, classificandosi come la seconda causa di morte dopo le malattie cardiovascolari.

Il Sistema Europeo di Informazione sul Cancro (ECIS) ha stimato circa 407.000 nuove diagnosi di cancro nel 2022, cifra destinata ad aumentare ulteriormente con l’invecchiamento della popolazione. Ci sono però almeno due dati positivi: il tasso di mortalità per cancro standardizzato per età è quasi del 7% inferiore alla media dell’Unione europea e molti casi rimangono prevenibili. Negli ultimi anni, il report segnala però un aumento dell’uso del tabacco, che rimane la principale causa evitabile di mortalità oncologica.