L’Italia è nel vivo della rivoluzione digitale in sanità. Dopo anni di sperimentazioni, l’Intelligenza Artificiale sta diventando il perno di un sistema più predittivo, personalizzato ed efficiente. La fotografia scattata alla Digital Health Conference di Milano dal rapporto “Sanità Digitale 2025” di NetConsulting cube ritrae un Paese in transizione, con investimenti in forte crescita ma ancora distante dai top player internazionali.
Investimenti in crescita, +90% in tre anni
I numeri confermano il cambio di passo. La spesa in AI e analytics per la sanità italiana è esplosa: da 120,9 milioni di euro nel 2022 si è passati a 191 milioni nel 2024, con una previsione di 228,1 milioni per il 2025. Un balzo del 90% in soli tre anni che segna il passaggio dai progetti pilota a investimenti strutturali per la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale.
Tuttavia, la transizione è tutt’altro che automatica: servono competenze, interoperabilità e una visione condivisa tra pubblico e privato. Annamaria Di Ruscio, AD di NetConsulting cube, spiega:
L’Italia si trova in una fase di transizione importante. Grazie al Pnrr stiamo recuperando terreno, ma restano margini di miglioramento rispetto ai benchmark europei. Solo superando queste criticità potremo posizionarci tra i leader globali.
L’AI entra negli ospedali ma c’è il problema competenze
L’AI non è più un’astrazione, ma una realtà operativa. I suoi campi di applicazione spaziano dall’automazione amministrativa (91%) alla diagnostica (57%), dalla gestione delle liste d’attesa (50%) alla simulazione della spesa sanitaria (60%). I benefici sono tangibili: riduzione degli errori, decisioni più rapide e ottimizzazione delle risorse. Il 70% dei direttori generali ne riconosce l’impatto positivo sulla velocità dei processi.
Tra gli ambiti più promettenti figurano i progetti dedicati alla simulazione della spesa e alla gestione dinamica delle liste d’attesa, insieme agli strumenti di automazione amministrativa che permettono una pianificazione più accurata, tempi ridotti e processi più trasparenti. Si affermano inoltre applicazioni per la valutazione dell’appropriatezza delle prescrizioni mediche, a conferma di un’evoluzione ormai orientata verso una governance predittiva, capace di anticipare i bisogni e indirizzare le risorse con maggiore efficacia.
La tecnologia, però, corre più veloce delle competenze. Il 73% dei direttori generali segnala carenze interne nel personale. A pesare sono anche i costi di implementazione e la frammentazione dei dati. La sfida, ora, è creare team multidisciplinari che integrino medici, data scientist ed esperti legali per governare l’innovazione.
Il futuro è la medicina di precisione
Intanto, si disegna il prossimo capitolo: quello della medicina di precisione. L’83% delle Regioni prevede piattaforme dedicate e l’88% punta a un Fascicolo Sanitario Elettronico arricchito con dati genetici e ambientali. Alcune strutture stanno già costruendo “data lake” clinici per fondere informazioni storiche e in tempo reale, generando modelli predittivi a supporto dei medici.
La strada è tracciata, ma l’ultimo miglio è ancora in salita: il 55% dei CIO non dispone ancora di Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali (PDTA) pienamente digitalizzati. In questo scenario, il ruolo del Garante della Privacy sarà cruciale per trasformare la protezione dei dati da vincolo a fattore abilitante, creando regole comuni per una sanità davvero integrata.