Tfs dipendenti pubblici, con il differimento del pagamento in fumo migliaia di euro

Persi dai 17.000 ai 41.000 euro. La Corte Costituzionale si è già pronunciata contro il pagamento differito del Trattamento di fine servizio, ma il governo non ha ancora posto rimedio

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Pubblicato: 8 Ottobre 2024 11:02

Il Tfs dei dipendenti pubblici viene pagato almeno dopo 12 mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro, ma i sindacati denunciano da tempo pagamenti che possono andare dai 2 ai 7 anni, in caso di pensione anticipata. In totale, in Italia, si contano oltre 1 milione e 600.000 ex lavoratori pubblici il cui diritto alla liquidazione del Tfs continua a venire posticipato. Una simulazione dei sindacati Cgil nazionale, Fp, Flc e Spi evidenzia come il differimento del pagamento del Trattamento di fine servizio possa portare a un danno economico pari a decine di migliaia di euro.

Sindacati contro il differimento del Tfs

“Il differimento del pagamento del Trattamento di fine servizio (Tfs) e del Trattamento di fine rapporto (Tfr) ha causato e continua a causare ai dipendenti pubblici pesanti perdite economiche, che complessivamente possono arrivare a cifre che vanno dai 17.000 ai 41.000 euro. Il governo, che continua ad ignorare questa situazione e che in materia di previdenza pensa solo a misure per fare cassa, deve intervenire”. È questa l’accusa dei sindacati in una nota congiunta che denuncia la “discriminazione rispetto ai lavoratori del settore privato”.

L’Ufficio previdenza della Cgil ha quantificato l’impatto che il differimento del pagamento del Tfs ha sul potere d’acquisto reale degli ex dipendenti pubblici. Potere d’acquisto già fortemente compromesso dall’inflazione crescente.

La simulazione

Secondo la simulazione, i lavoratori che hanno lasciato il lavoro nel 2022 per pensionamento anticipato con una retribuzione di 30.000 euro, a fronte di un Tfs nominale di 86.000 euro, subiscono una perdita complessiva di 17.958 euro. La pensione anticipata, lo ricordiamo, prevede il requisito contributivo di 42 anni e 10 mesi per gli uomini e di 41 anni e 10 mesi per le donne.

Le perdite, viene evidenziato, aumentano in maniera proporzionale con l’aumento della retribuzione, arrivando a 25.310 euro per chi percepiva uno stipendio di 40.000 euro e a 41.290 euro per chi guadagnava 60.000 euro.

La Cgil denuncia una doppia penalizzazione: da un lato, l’inflazione ha ridotto il valore reale delle somme percepite tra la cessazione e la liquidazione del Tfs; dall’altro, c’è da considerare il mancato rendimento che questi importi avrebbero potuto generare se fossero stati investiti al momento della cessazione del rapporto di lavoro.

La pronuncia della Corte Costituzionale

La questione è già stata affrontata dalla Corte Costituzionale: con la sentenza n. 130/2023 è stato stabilito che la prassi viola il principio della giusta retribuzione sancito dall’articolo 36 della Costituzione. “A più di un anno dalla sentenza, nessun passo avanti è stato fatto”, lamentano i sindacati.

Mesi fa una serie di sigle ha dato vita a una petizione per fare in modo che i Tfs dei dipendenti pubblici possano essere pagati immediatamente.

Come viene pagato il Tfs

Sotto la generica locuzione di “Trattamento di fine servizio” si indicano in realtà tre distinte indennità:

  • l’indennità di buonuscita dei dipendenti civili e militari dello Stato;
  • l’indennità premio di servizio del comparto enti locali e sanità;
  • l’indennità di anzianità dei dipendenti parastatali.

Il Tfs può essere pagato in un’unica soluzione se l’importo complessivo non supera i 50.000 euro lordi. Il pagamento avviene in due rate annuali se l’importo è compreso tra 50.001 e 100.000 euro lordi. Sono tre le rate annuali se il Tfs ammonta o è superiore a 100.001 euro lordi.