Quella di Umberto Bossi è stata una figura molto importante della scena politica degli anni Novanta e inizio Duemila. Nel corso della sua carriera è stato deputato, incarico che ricoprire ancora oggi, parlamentare europeo e ministro.
Suo il merito d’aver creato quello che oggi è uno dei partiti di maggior peso a livello nazionale. Le basi da lui gettate, però, sono state in parte respinte dalla nuova leadership, al fine di trovare spazio al tavolo dei gruppi parlamentari che possono realmente dire la loro al governo.
In questa sede però non ci interessa analizzare l’evoluzione della Lega Nord (o della Lega, visto che oggi ha in buona sostanza perso la propria connotazione d’orgoglio settentrionale, almeno pubblicamente ndr). Lo sguardo viene rivolto a Umberto Bossi, uomo e politico.
Perché lo chiamano Senatur
Per tutta Italia Umberto Bossi è il Senatur. Un soprannome che gli vale quasi come un secondo nome, ormai. Un’invenzione giornalistica e non un “titolo” conferitogli da amici o colleghi di partito.
Come spesso accade, si sentiva la necessità di offrire al pubblico un nomignolo per facilitare la narrativa politica anche ai meno attenti alle vicende governative. Se Silvio Berlusconi è stato dunque per tutti il Cavaliere, Umberto Bossi è ancora oggi il Senatur.
Il motivo in realtà è molto facile da spiegare. Occorre tornare indietro nel tempo fino al 1987, al tempo della decima legislatura della Repubblica Italiana. Allora Bossi venne eletto al Senato per la prima volta. Era dunque giusto chiamarlo senatore, come gli spettava, ma si decise di farlo sui giornali in dialetto lombardo, così da porre risalto alla connotazione settentrionalista del suo partito.
Nascita della Lega Nord
Un incontro speciale nella vita di Umberto Bossi è stato quello con Bruno Salvadori, leader del movimento autonomista della Valle d’Aosta. Era il 1979 e il Senatur decise così di creare una rete di movimenti autonomisti per il settentrione.
Nel 1984 ha fondato la Lega Autonomista Lombarda, poi divenuta Lega Lombarda in seguito. Eletto segretario nazionale, è rimasto in carica fino al 1993, per poi dare vita all’ambizioso progetto della Lega Nord.
Il successo regionale fu enorme, riuscendo a dare voce a un malcontento generale. Facendo un passo indietro nel tempo, seppur di poco, occorre sottolineare l’unione di vari movimenti politici autonomisti dello stesso genere, con la creazione dell’Alleanza Nord. Grazie a essa venne eletto al Parlamento Europeo, ottenendo quasi 70mila preferenze nell’area nord-occidentale del Paese.
Per molti un vero condottiero, Bossi fondò la Lega Nord e l’anno dopo divenne consigliere comunale di Milano. Nel capoluogo lombardo il suo partito ottenne l’11,95%, il che gli diede ancora una volta conferma dell’ottima base di votanti creata.
Per puntare a Roma era però necessario assumere un aspetto più moderato, giocando secondo diverse regole. Sotto quest’aspetto l’importanza di Roberto Maroni fu impareggiabile. Il delfino di Bossi, come venne definito da molti, rappresentava il vento del cambiamento, per alcuni della Lega inconcepibile. Il loro sodalizio, naufragato in seguito, è stato di cruciale importanza per la necessaria evoluzione leghista, che dalle origini a oggi è stata evidente e sbalorditiva.