Scandalo Sangiuliano, il ministro valuta un esposto in Procura

Sangiuliano valuta un esposto in Procura per difendersi dalle accuse di Boccia, cercando di proteggere la sua posizione nel governo e l'immagine del ministero

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 6 Settembre 2024 07:51

Il caso che tiene sotto scacco il Ministero della Cultura va oltre la querelle personale: è una questione di gestione dell’immagine, in un governo che si trova a navigare in acque sempre più agitate.

Non si tratta di un semplice gossip, come è stato detto in tv alla Rai, ma di una partita che potrebbe avere ripercussioni sugli equilibri del governo. Nella giornata di oggi, Sangiuliano incontrerà i suoi legali per valutare un esposto in Procura, una mossa che mira a rispondere alle accuse che lo hanno messo al centro della bufera.

Mentre Maria Rosaria Boccia continua a lanciare accuse pubbliche, Giorgia Meloni si è mossa con un pragmatismo freddo, respingendo le dimissioni di Gennaro Sangiuliano. Non è una questione di fedeltà: il mantenimento del ministro rappresenta una mossa calcolata per preservare una stabilità interna, almeno temporanea.

La scelta della premier: un segnale alla maggioranza

Meloni si trova di fronte a una situazione delicata. La decisione di non accettare le dimissioni di Sangiuliano invia un messaggio chiaro ai suoi alleati: non si tratta solo di gestire un singolo caso, ma di evitare che un cedimento possa aprire la porta a fratture più profonde.

Il Ministero della Cultura non è mai stato un terreno neutrale. Con una visibilità crescente a livello internazionale, soprattutto in vista di eventi chiave come il G7 della Cultura a Napoli, la posta in gioco è alta. Sangiuliano, figura centrale in questa fase, è ora al centro di una tempesta che rischia di danneggiare non solo la sua immagine, ma anche l’intera strategia culturale del governo. Il rischio è evidente: perdere il controllo della narrazione significa cedere terreno a chi cerca di indebolire il suo ruolo e la sua visione di un ministero come strumento di consenso e politica.

Meloni non può permettersi di apparire debole di fronte a una questione che, se mal gestita, potrebbe diventare il primo vero scivolone del suo esecutivo. Tuttavia, la situazione resta fluida: se le accuse dovessero trasformarsi in prove tangibili, l’equilibrio si spezzerebbe in un istante.

Boccia, ricatti e trasferte: uno scontro aperto

Le accuse lanciate da Maria Rosaria Boccia toccano il nervo scoperto della gestione pubblica. Le sue dichiarazioni a La Stampa, in cui parla di ricatti e spese ministeriali per viaggi e trasferte, mettono in dubbio la narrazione difensiva di Sangiuliano. Se confermate, queste affermazioni non solo danneggerebbero il ministro, ma solleverebbero non poche domande sul controllo dei fondi pubblici e sulla trasparenza di un ministero strategico per l’immagine culturale del Paese.

Boccia ha affermato di aver partecipato alle trasferte in qualità di “consigliera per i grandi eventi”, smentendo la versione ufficiale del ministro. L’imprenditrice ha inoltre dichiarato di essere venuta in possesso di documenti riservati relativi all’organizzazione del G7, ulteriore fonte di imbarazzo per un governo già sotto pressione.

La strategia difensiva del ministro Sangiuliano

Con il rischio di un esposto per diffamazione, Sangiuliano tenta di prendere in mano il controllo della narrativa. Il ministro, in un governo che finora ha fatto dell’unità un suo cavallo di battaglia, sa che la sua posizione è fragile. Se decidesse di rivolgersi alla Procura, l’imprenditrice potrebbe essere chiamata a rispondere delle sue accuse, portando lo scontro su un piano giudiziario che rischia di prolungare ulteriormente una crisi già pericolosa.

Nel frattempo, dal cuore del governo arriva una secca smentita. Le voci di un vertice d’urgenza tra Giorgia Meloni e i leader della maggioranza per discutere del caso Sangiuliano sono state liquidate come infondate. A rivelarlo è stato il programma In Onda su La7, ma Palazzo Chigi non ha perso tempo a negare qualsiasi riunione tra la premier e figure come Antonio Tajani, Matteo Salvini e Maurizio Lupi.