Il primo anno al Pd di Schlein è positivo, bilancio in attivo ed elettori convinti

Il primo anno da segretaria del Pd è stato positivo per Elly Schlein, tra elettori e conti: il bilancio del 2023 sorride, infatti, ai dem grazie anche al 2x1000

Foto di Luca Bucceri

Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Pubblicato: 16 Luglio 2024 14:38

Il primo anno al Pd di Elly Schlein è andato a gonfie vele, con i dem che hanno convinto i propri sostenitori chiudendo il 2023 in positivo. Ad attestarlo è il rendiconto dell’esercizio al 31 dicembre scorso pubblicato, come ogni anno, a luglio da parte del tesoriere del partito, un documento che la segretaria dei democratici può accogliere favorevolmente con un avanzo importante e un vero e proprio boom proveniente dal 2×1000.

Primo anno in positivo per Schlein

Un 2023 importante per Elly Schlein che dal 12 marzo è alla guida della segreteria del Partito democratico. Un anno che, numeri alla mano, può considerarsi più che positivo per i dem, sia dal punto di vista del recupero della strada persa tra gli elettori (col riavvicinamento a FdI di Giorgia Meloni) sia da quello strettamente economico.

Sì, perché come ogni luglio il partito ha reso noto il rendiconto d’esercizio dell’anno trascorso evidenziando passi in avanti rispetto al 2022 facendo sorridere la nuova segretaria. Numeri, come detto, interessanti per il partito che può vantare un avanzo d’esercizio di 704.018 euro frutto dell’appoggio sempre più forte dei contribuenti e la presenza sempre viva degli associati.

Analizzando i numeri nel dettaglio, col documento pubblico e consultabile sul sito del Pd, il partito di Elly Schlein ha un conto in banca da quasi 6 milioni di euro, nello specifico 5.990.588 euro che è cresciuto di oltre 700mila euro rispetto al 2022. Nell’anno precedente, infatti, il partito poteva vantare “soltanto” 5,2 milioni in banca. Dei 5,9 milioni, 5.980.824 sono in depositi bancari e postali, mentre 9.764 euro sono in denaro e valori in cassa.

Questi soldi, va sottolineato, sono usati dal partito per pagare gli stipendi del personale che rispetto al 2022 hanno subito dei tagli: si è passati, infatti, dai 2,86 milioni ai 2,81 attuali.

Il tesoriere Michele Fina spiega che “dal punto di vista dei costi della gestione caratteristica, continua l’azione di Spending Review per razionalizzare i costi di funzionamento” e “per quanto riguarda i lavoratori, il 30 settembre 2024 scadrà l’ammortizzatore sociale della solidarietà. Il Partito, in un’ottica di riorganizzazione interna, spera di non procedere al rinnovo ma, stante l’esubero strutturale, questo sarà possibile soltanto attraverso ricollocazioni esterne e a seguito dell’adesione a un percorso di esodo incentivato, per il quale il Partito ha accantonato nel 2023 ulteriori risorse”.

Gran successo del 2×1000 per il Pd

Nella nota integrativa firmata dal tesoriere Michele Fina viene anche evidenziato l’importante passo avanti registrato grazie alle quote associative e il 2×1000.

Se a dire il vero gli associati sono diminuiti in quota rispetto al 2022 (766.692 contro i 609.127 del 2023), è nel contributo Irpef che i dem si sfregano le mani. Ben 8.118.192 euro, infatti, sono arrivati dal 2×1000, con un balzo di 753.407 euro rispetto al 2022.

I contributi provenienti da parlamentari, poi, si attestano a 1.846.250 euro, mentre quelli da persone fisiche, 25.873 euro (contributi provenienti da altri soggetti di 981 euro e altri proventi di 95.319 euro).

I debiti dei dem

Ma come ogni partito, non ci sono solo entrate. Con Fratelli d’Italia abbiamo visto il bilancio 2023 ha registrato delle perdite, nel Pd invece i debiti rispetto alla precedente gestione sono diminuiti.

Si è passati, infatti, dai 2.862.060 euro verso fornitori agli attuali 1.447.086 euro. I debiti verso imprese partecipate sono rimasti tali e quali, fermi a 20.740 euro. In aumento, invece, i debiti tributati e quelli verso gli Istituti di Previdenza e sicurezza sociale: i primi sono passati da 251.420 euro a 262.626 euro, i secondi invece da 1,1 milioni a 1,5 milioni di euro.