Ancora una volta il governo Meloni si ritrova a fare i conti con alcuni elementi cardine della campagna elettorale di uno dei partiti della maggioranza, che mal si sposa con il programma altrui. Ancora un contrasto con Matteo Salvini, dopo quanto avvenuto con Tajani sul tema Le Pen. In merito il ministro dei Trasporti, e vicepremier, si era così espresso: “Non accetto veti su alleati”.
Stavolta a far discutere è la questione della pace fiscale. Questa sarebbe auspicabile e di certo un bene per l’intero Paese, ha spiegato il leader della Lega, in riferimento a “chi ha effettuato le dichiarazioni ma non è riuscito a versarle tutte”. Ma nel governo c’è chi non ci sta.
Salvini contro Ruffini
A rispondere in maniera indiretta a Matteo Salvini è stato Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate. Ha rivendicato l’ottimo risultato ottenuto nel corso del 2022, con la cifra record di più di 20 miliardi di euro recuperata grazie alla lotta all’evasione.
Ha avuto modo di parlarne durante il convengo Facciamo l’Italia semplice, spiegando come il bilancio dello Stato abbia potuto così recuperare 3.2 miliardi di euro soltanto con le lettere di “compliance”. L’attività antifrode ha invece permesso di intercettare o bloccare 9.5 miliardi di euro.
Ben differente l’approccio di Matteo Salvini che, impegnato a Cagliari, ha parlato di “liberazione per 15 milioni di italiani”. È questa la cifra dei cittadini che avrebbero effettuato la dichiarazione dei redditi, senza però riuscire a saldare l’intero conto debitorio nei confronti del Fisco: “Dovrebbero essere aiutati, non condannati, altrimenti avremo sempre cittadini di serie B. Gli evasori totali, invece, per quanto mi riguarda vanno in galera”.
Parole ben differenti ma soprattutto punti di vista opposti che, a quanto pare, risultano inconciliabili. Ruffini ribadisce infatti come l’operato dell’Agenzia delle Entrate sia fondamentale per la tutela dei diritti fondamentali dei cittadini. Le risorse che il Fisco è chiamato a raccogliere, ha sottolineato, sono a vantaggio di tutti.
Il governo si spacca
Ciò che Ruffini tiene a spiegare è che “il contrasto all’evasione non è volontà di perseguire qualcuno”. Vediamo però, nel dettaglio, come differenti esponenti del governo Meloni si pongono nei riguardi della pace fiscale auspicata da Matteo Salvini.
Il viceministro al Mef, Maurizio Leo, ha così risposto al vicepremier: “Esiste già una disciplina concernente la pace fiscale. I provvedimenti attuati non sono un condono, perché l’imposta dev’essere pagata integralmente. Si mira soltanto a ridurre la sanzione, che oggi ha raggiunto livelli sproporzionati, più del 240%, mentre negli altri Paesi europei non supera il 60%”.
Non una pace, spiega, bensì una tregua in vista della riforma fiscale, che è già in lavorazione. Un tema che tornerà all’attenzione tra ottobre e novembre, quando si dovrà pensare a un sistema di rateizzazione.
Rilevante il pensiero di Antonio Tajani in merito. Il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri ha voluto ribadire come Forza Italia sia contraria a ogni forma di condono. Mano tesa però a Salvini: “Siamo sempre stati favorevoli a una pace fiscale. Ben lieto che la Lega scelga di seguirci su questo piano”.
Differente invece l’approccio di Paolo Zangrillo alla materia. Il ministro per la Pubblica amministrazione ha ricordato le parole di Mattarella: “La Repubblica sta nel senso civico delle persone che pagano le tasse. La prima regola è che le imposte vanno pagate. Il sistema fiscale va però semplificato. Salvini? Il ministro ha espresso il suo pensiero”.