Alla vigilia del Consiglio europeo, Giorgia Meloni ribadisce le proprie posizioni in merito a Ucraina e Palestina. Le prime parole riguardano il modo in cui l’Italia si presenta al vertice: forte di tre anni di lavoro e con un “ritrovato protagonismo internazionale”. Meloni parla anche di indicatori economici solidi, che a suo dire portano l’Italia “in serie A”. In questo modo, il Paese si presenta con autorevolezza al tavolo del Consiglio europeo.
Il discorso prosegue concentrandosi sulla politica estera, in uno scenario internazionale complesso. Non può mancare un riferimento all’accordo firmato a Sharm el-Sheikh, con i ringraziamenti ai mediatori politici e diplomatici. Spende parole di particolare affetto per Donald Trump, a cui attribuisce il successo del “piano di pace per Gaza”. Non risparmia nemmeno frecciate a chi ha criticato l’operato del governo, definito per mesi “silenzioso” o “complice”, anche nelle sedi internazionali, di genocidio.
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Piano Gaza: la pace come equilibrio difficile
L’approccio di Giorgia Meloni alla questione palestinese non è cambiato negli ultimi mesi: resta allineato alle dichiarazioni di Donald Trump e, in parte, a quelle dell’Unione Europea. In entrambi i casi la linea è il riconoscimento dello Stato di Palestina, ma senza la presenza di Hamas.
Sul piano di pace, definito “giusto” da chi in Occidente guarda alla fase di ricostruzione e al governo mandatario provvisorio, Meloni lo considera un “successo” dell’attuale presidenza statunitense. Tuttavia, il risultato è ancora tutto da verificare. Lo scambio di prigionieri e di corpi è solo un primo passo: dovrebbe essere garantito anche il cessate il fuoco, che però non avviene. Nella Striscia di Gaza si continua a morire sotto bombardamenti, attacchi mirati, aggressioni di milizie pro-Israele e per fame. Israele, infatti, continua a bloccare gli aiuti umanitari: circa 6mila camion sono in attesa di entrare a Gaza.
Per Meloni, quindi, gli eventi delle ultime ore dimostrano quanto sia fragile questo equilibrio. Parla di una “violazione del cessate il fuoco da parte di Hamas”, definito da lei (senza riportare una reale dichiarazione o un sondaggio della popolazione palestinese) l’unico nemico dei palestinesi. Non può però negare la successiva “rappresaglia” israeliana. Il discorso diplomatico resta quindi sospeso tra due narrazioni: da una parte una popolazione aggredita, composta anche dalle forze armate di Hamas; dall’altra uno Stato che si autodefinisce “l’esercito più morale al mondo”.
La premier riconosce la difficoltà di mantenere questo equilibrio di presunta pace, ma ammette che Israele non è ancora pronto, né culturalmente né politicamente, ad abbandonare le proprie pretese territoriali. Gli attacchi si sono intensificati non solo nella Striscia di Gaza ma anche in Cisgiordania, dove coloni armati e sostenuti dall’esercito israeliano aggrediscono la popolazione civile palestinese durante la raccolta delle olive, pratica storica e sacra per la comunità.
Il riconoscimento della Palestina: sì, ma senza Hamas
Meloni richiama il piano Trump, che riconosce l’aspirazione all’autodeterminazione del popolo palestinese. Il modo per realizzarla, secondo la premier, consiste in un insieme di garanzie per Israele e di stabilità e prosperità per la regione. L’unico modo per raggiungere questo obiettivo, afferma, è che
Hamas accetti di non avere alcun ruolo nella governance transitoria e nel futuro dello Stato palestinese, e che venga disarmato, per evitare che continui a rappresentare una minaccia per la stabilità regionale.
L’Italia, aggiunge, esorta tutte le parti a cogliere “l’opportunità offerta da questo spirito di pace”, assicurando la disponibilità del Paese a “fare la sua parte da protagonista”.
L’Italia in Palestina: qual è il ruolo?
È qui che si concentra la vera domanda, già emersa in diverse analisi nei mesi scorsi: cosa guadagna l’Italia da questo impegno? Se fosse solo per la salvaguardia della popolazione civile, osservano alcuni analisti, Roma avrebbe agito molto prima. Ma probabilmente dietro ci sono anche interessi economici e strategici: dalla Riviera di lusso proposta da Trump a possibili accordi petroliferi o al rafforzamento dei rapporti con Israele.
Meloni, nel suo intervento, rivendica invece l’impegno umanitario italiano: racconta dei risultati ottenuti, con oltre duemila tonnellate di farina e più di duecento tonnellate di altri aiuti inviati. Cita le evacuazioni di 196 persone, tra bambini e adulti, tramite corridoi sanitari e i 39 studenti palestinesi arrivati in Italia grazie ai corridoi universitari.
Non manca infine una stoccata alle manifestazioni di piazza e alle accuse di complicità nel genocidio. Meloni parla di “menzogne” e ringrazia il ministro Antonio Tajani, la Farnesina e la Difesa per “i risultati ottenuti con dedizione e serietà”.