Hillary Clinton contro Trump, le storiche elezioni del 2016 e l’incubo sondaggi

Cos'è davvero accaduto nelle tormentate elezioni del 2016, che segnarono la presidenza di Trump. Le ragioni del fallimento dei sondaggi

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Le elezioni del 2016, che videro Hillary Clinton contro Donald Trump, sono ormai un pezzo chiave della storia recente degli Stati Uniti e di tutto l’occidente. Tralasciando il periodo politico e sociale che tutto ciò ha avviato, con la salita di uno dei Presidenti più amati, criticati e giudicati di sempre, concentriamoci proprio sul processo elettorale, posto in un modo o nell’altro nel mirino da ambo le parti, democratici e repubblicani.

I sondaggi e la vittoria di Trump

Il successo di Donald Trump alle elezioni del 2016 ha segnato un triste precedente per il microuniverso dei sondaggisti americani. Hillary Clinton veniva data come nettamente favorita. Ormai libera dal peso dell’eredità politica di suo marito, l’ex Presidente Bill Clinton, ma la storia ci ricorda come siano andate realmente le cose.

Si è così diffusa la narrativa dei sostenitori dell’ex Presidente, convinti del fatto che i sondaggisti, di certo a loro dire di parte, non erano stati in grado di riconoscere la “maggioranza silenziosa”. Al tempo sono state offerte “garanzie” tanto all’elettorato quando agli esperti della campagna elettorale della Clinton, giunta a un passo dall’essere la prima donna Presidente nella storia degli Stati Uniti d’America.

I sondaggi possono sbagliare, ecco il messaggio che continua a essere trasmesso, nelle conversazioni tra elettori e sui principali media. È accaduto lo stesso anche durante le elezioni vinte da Biden. Quello spauracchio ormai fa parte del modo di pensare e cancellarlo sarà complesso.

Numeri alla mano, i sondaggi del 2016 non sono stati poi così disastrosi. La verità è che il sentimento popolare è stato per molto tempo indirizzato verso il sottovalutare la candidatura di Trump. In molti erano incapaci di immaginare l’imprenditore alla Casa Bianca, così le aspettative dei media e della popolazione hanno avuto un impatto nella percezione distorta di quei sondaggi.

Stando ai dati, la Clinton veniva data in vantaggio di tre punti su Trump. I fatti hanno poi dimostrato come il voto popolare sia stato vinto proprio da lei di 2.1 punti percentuali. Niente male, quindi, ma negli USA ciò non conta. Ha valore il superamento della soglia dei 270 voti elettorali, garantiti in maniere differenti da vari Stati.

In merito a questi ultimi, erano stati individuati correttamente anche quelli in bilico, in merito ai quali le analisi rientravano nel margine d’errore. La verità, ha poi spiegato Sean Trende, esperto di RealClearPolitics, è che sarebbe bastato un “misero” 2% di elettori in favore della Clinton in quelle aree per stravolgere del tutto l’esito.

Cosa andò storto

Abbiamo parlato del lavoro dei sondaggisti in termini generali ma, è innegabile, ci sono stati degli errori grossolani. Guardando al Midwest, ben sei Stati risultavano pronti per contribuire all’elezione di Hillary Clinton. Parliamo di Iowa, Ohio, Pennsylvania, Michigan, Wisconsin e Minnesota, andati poi tutti a Trump in maniera netta.

La candidata era stata data in vantaggio, il che evidenzia un altro problema. Quelli che sono risultati Stati in bilico, non sono stati presentati da alcuni sondaggisti come tali. C’è stata una generale incapacità di intercettare il pensiero di una fetta ingente di americani. Basti pensare che il New York Times non consentiva altro che l’11% di chance di elezione a Donald Trump nel giorno delle elezioni. Le previsioni più generose sono state quelle di Nate Silver, che lo fissava intorno al 29%.

Tutti, in un modo o nell’altro, davano Clinton per vincente. La American Association for Public Opinion Research ha indagato in merito, nel 2017, individuando tre ragioni cardine:

  • enorme numero di indecisi, cimentatisi a votare all’ultimo minuto. Si parla di circa il 12% dei cittadini. Un numero allarmante, se si pensa che nel 2012 si trattava di appena il 3%, sintomo di una spaccatura interna al Paese. Elettori che hanno poi votato in massa per Trump;
  • sono state sbagliate le telefonate per ottenere dei campioni che rispecchiassero esattamente il pensiero del Paese. Alcune categorie sono state di fatto ignorate, come gli elettori bianchi non laureati, che hanno poi votato in massa in alcuni Stati per Trump. Il motivo? Il titolo di studio non è stato inserito come criterio per quelle telefonate, il che ha impedito di ricercare in maniera specifica le persone poco scolarizzate, dando loro un peso statistico;
  • le bugie raccontate dai votanti di Trump, in imbarazzo per la propria scelta. Ciò li avrebbe portati, in parte, a mentire ai sondaggisti, optando per il politicamente corretto.