Dopo giorni di tensione tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e le sigle sindacali, arriva l’incontro tra Governo e rappresentanti dei lavoratori sulla Manovra finanziaria. I sindacati sono stati convocati dall’esecutivo dopo che alcune importanti sigle hanno programmato uno sciopero generale per il 29 novembre.
Presenti all’incontro, oltre alla premier, anche il vicepremier Tajani, il ministro dell’Economia Giorgetti, quello delle Imprese Urso, la ministra del lavoro Calderone e il ministro dell’istruzione Valditara, oltre al ministro per la Pubblica amministrazione Zangrillo. Per i sindacati presenti i rappresentanti di tutte le principali sigle confederali, da Cgil, Cisl e Uil all’Usb.
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L’incontro tra Governo e sindacati
Poco dopo le 10:45 dell’11 novembre è cominciato l’incontro tra Governo e sindacati sulla Manovra finanziaria. L’esecutivo ha convocato le sigle dopo le dure critiche, espresse soprattutto dal segretario della Cgil Maurizio Landini, contro i provvedimenti della legge di bilancio. Il sindacalista è arrivato a parlare di “rivolta sociale” contro l’esecutivo.
Nei giorni che hanno preceduto l’incontro ci sono stati diversi momenti di tensione e scontro tra sindacati e Governo, in particolare attorno alle parole di Giorgia Meloni, scritte per messaggio e inviate a un deputato di Fratelli d’Italia ospite alla trasmissione Un Giorno da Pecora: “Lavoro anche se malata, non ho diritti sindacali io” avrebbe dichiarato la premier. Un’uscita che le opposizioni e gli stessi sindacati hanno duramente criticato.
Landini ha parlato poco prima di entrare a Palazzo Chigi per l’incontro: “Per quello che ci riguarda c’è bisogno di un cambiamento radicale di questa manovra e c’è bisogno di andare a prendere i soldi dove sono. Queste sono le nostre richieste. Vediamo per quale ragione ci hanno convocato ora. Ce lo debbono spiegare loro, visto che non era mai successo che un governo presentasse in Parlamento una manovra già decisa, già fatta, senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali” ha detto il segretario della Cgil.
Cosa ha detto Meloni ai sindacati
L’agenzia di stampa Ansa ha riportato le prime parole che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha rivolto ai rappresentanti dei sindacati durante l’incontro dell’11 novembre a Palazzo Chigi. Secondo la premier la Manovra 2025 sarà “un cambio di passo rispetto all’approccio che troppe volte abbiamo visto in passato, quando si è preferito adottare misure più utili a raccogliere consenso nell’immediato che a gettare le basi per una crescita duratura, scaricando il costo di quelle misure su chi sarebbe venuto dopo. Come noi, che raccogliamo la grave eredità di debiti che gravano come un macigno sui conti pubblici.”
Meloni avrebbe poi nuovamente criticato Landini per aver invocato la “rivolta sociale” contro il governo: “Il ministro Giorgetti sarà più puntuale di me, ma io ci tengo a dire che la solidità, la credibilità e il coraggio di questo Governo hanno consentito di poter far partecipare banche e assicurazioni alla copertura della legge di bilancio. Un grande cambiamento rispetto al passato, quando invece con la legge di bilancio si trovavano le risorse per sostenere banche e assicurazioni, e nessuno invocava la rivolta sociale” avrebbe detto Meloni.
La presidente del Consiglio è poi tornata sull’Irpef, rilanciando le ambizioni del Governo di una riforma delle aliquote: “In materia di imposte viene reso strutturale il passaggio da quattro a tre aliquote Irpef, con l’accorpamento dei primi due scaglioni di reddito. È chiaramente intenzione del governo intervenire anche sullo scaglione di reddito successivo, ma questo dipenderà ovviamente dalle risorse che avremo a disposizione e che arriveranno anche alla chiusura del concordato preventivo” ha aggiunto la premier.
La risposta dei sindacati
I segretari dei principali sindacati che hanno partecipato alla riunione con il Governo hanno risposto alle dichiarazioni della presidente del Consiglio.
Uil
Critico il il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri: “Il tema per noi è il salario. Negli ultimi anni chi vive di salari e di pensioni ha avuto la perdita di potere d’acquisto più forte. Nessuno mette in dubbio che il governo abbia consolidato strutturalmente il cuneo fiscale, ed è un risultato che io rivendico, ma è per cinque anni e, comunque, nella busta paga di gennaio non entrerà un euro in più. Per recuperare il potere d’acquisto si potevano detassare gli aumenti contrattuali, ma si poteva lavorare anche sulla contrattazione di secondo livello, incentivandola e detassandola. Sono misure pratiche, che non hanno nulla di fondamentalista” ha detto Bombardieri.
Cisl
Più morbida la Cisl, con il segretario Luigi Sbarra che ha dichiarato: “Ora si tratta di difendere i risultati ottenuti nell’iter parlamentare e di migliorare, dentro e oltre il perimetro della legge di Bilancio, gli elementi di criticità”, ha dichiarato il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra chiedendo di “intervenire con specifici emendamenti per incrementare le pensioni minime, fermare la riduzione strutturale degli organici nella scuola e il blocco parziale del turnover nelle amministrazioni pubbliche, l’università e la ricerca”. La Manovra, per Sbarra, va considerata “il punto di partenza di un cammino che porti a un accordo tra parti sociali e istituzioni capace di sostenere il rilancio economico e la coesione”. “Dobbiamo muoverci con coerenza e senza demagogie – ha concluso – su un progetto-Paese fondato sulla responsabilità, per un’Italia più unita, forte e giusta, pronta ad affrontare le grandi sfide del cambiamento”. “La Cisl ritiene l’incontro di oggi importante ed ha espresso generale apprezzamento per i contenuti di una Manovra che accoglie molte delle richieste avanzate dal nostro sindacato”, ha affermato Sbarra.