Non c’erano molti dubbi, ma adesso è sostanzialmente ufficiale: la guerra della Russia non è soltanto contro l’Ucraina, ma contro l’intero Occidente. Fin dai primissimi giorni dell’invasione del 24 febbraio 2022, il conflitto era parso per quello che è: uno scontro per procura in cui gli Usa forniscono tutto il necessario a Kiev senza intervenire direttamente.
Con lo sblocco dei 61 miliardi di dollari in aiuti, poi, Washington dà un segnale chiaro sulle sue intenzioni. Proprio come il Cremlino, che pubblica un documento inedito che, per la prima volta, fornisce la conferma ufficiale e la codificazione di quella che le élite russe definiscono senza mezze misure una guerra ibrida contro l’Occidente. Con la collaborazione di comodo di Iran e Cina.
Il file segreto del Cremlino sullo scontro con gli Usa
Secondo un documento segreto del ministero degli Esteri russo, Mosca sta portando avanti piani per cercare di indebolire i suoi avversari occidentali, in primis gli Stati Uniti, e sfruttare la guerra in Ucraina per creare un ordine globale multipolare scalzando l’egemonia americana. Era un po’ il segreto di Pulcinella, in effetti, ma il fatto che il Cremlino abbia deciso di metterlo nero su bianco dice molto. Nella sezione che delinea la politica estera della Federazione Russa, si legge di una “campagna informativa offensiva” e altre misure che coinvolgono “la sfera politico-militare, economica, commerciale e psicologica dell’informazione”. In una parola: la guerra ibrida, cioè una tattica militare che impiega e mescola elementi delle guerre convenzionali e di quelle non convenzionali. Il tutto restando nel novero della negabilità plausibile, senza che l’impegno bellico venga formalizzato o dichiarato, evitando ogni attribuzione di responsabilità sulla carta.
Il documento inedito russo è datato 11 aprile 2023 ed è stato rivelato al Washington Post da un servizio di intelligence europeo. Si tratta di un addendum, cioè di un’appendice, al programma ufficiale di politica estera del Cremlino. “È importante creare un meccanismo per individuare i punti vulnerabili delle politiche esterne e interne dei Paesi ostili alla Russia, allo scopo di sviluppare misure concrete per indebolirne i governi”. Nel concreto, la Russia sta cercando di sovvertire il sostegno occidentale all’Ucraina e di sconvolgere la politica interna degli Stati Uniti e dei Paesi europei, attraverso campagne di propaganda a sostegno delle politiche isolazioniste ed estremiste. Il programma di Mosca prevede inoltre una svolta geopolitica con l’avvicinamento a Cina, Iran e Corea del Nord nel tentativo di spostare gli attuali equilibri di potere globali.
Usando un linguaggio molto più duro e schietto rispetto al documento pubblico di politica estera, l’addendum segreto afferma che l’esito della guerra in Ucraina “determinerà in larga misura i contorni del futuro ordine mondiale”. Una chiara indicazione che Mosca vede il risultato della sua invasione come indissolubilmente legato alle sue capacità di imporre la propria influenza a livello globale. Il documento generale, chiamato dall’intelligence americana “Foreign Policy Concept of the Russian Federation”, precede di appena un paio di settimane l’addendum finora segreto (era stato approvato da Vladimir Putin il 31 marzo 2023) e, al contrario dell’appendice più “spinta”, utilizza un blando linguaggio diplomatico per chiedere “la democratizzazione delle relazioni internazionali”, “l’uguaglianza sovrana” e il rafforzamento della posizione della Russia sulla scena mondiale. Anche se il documento accusa direttamente Washington e i “suoi satelliti” di aver utilizzato il conflitto ucraino per intensificare “una politica anti-russa che dura da molti anni”, dall’altro lato afferma anche che “la Russia non si considera un nemico degli Usa”. E, soprattutto, che “non ha cattive intenzioni nei suoi confronti”.
Il messaggio russo anche all’Occidente
Il documento contiene anche un auspicio di Mosca, e cioè che l’Occidente “si renda conto della mancanza di futuro nella sua politica conflittuale e nelle sue ambizioni egemoniche, e accetti la realtà del mondo multipolare“. Il ministero degli Esteri russo, da parte sua, si è preso la briga di produrre una nota ufficiale in cui precisa di non commentare né “l’esistenza o l’inesistenza dei documenti governativi” né lo stato di avanzamento dei lavori su di essi. Una mossa che ci dice che, con ogni probabilità, che il Cremlino ha esigenza verso opinione interna e sguardo esterno (Cina e Iran sono alla finestra) di mettere in chiaro la sua avversione all’ordine mondiale guidato dagli Usa. Un messaggio di forza e risoluzione nel perseguire il nemico comune del blocco anti-occidentale, in un momento in cui si chiedono negoziati e i partner di Mosca vedono un’Ucraina allo stremo resistere ancora ai colpi dell’invasore, che non è stato capace di (meglio, non ha voluto) dare il colpo di grazia al Paese invaso.
Un messaggio che oggi, con la rivelazione certamente pilotata del documento segreto – che altrimenti non sarebbe uscito dai cassetti del Cremlino – è rivolto anche allo stesso Occidente, visto come più debole (per stanchezza degli egemoni Usa) e frammentato (Ue inconsistente e Paesi europei divisi sul sostegno all’Ucraina). “Come abbiamo affermato più volte a diversi livelli, possiamo confermare che l’atmosfera è quella di combattere con decisione le misure aggressive adottate dall’Occidente collettivo come parte della guerra ibrida lanciata contro la Russia”, aggiunge il ministero russo.
Nello stesso quadro va letto il recente veto della Russia contro l’estensione del monitoraggio delle sanzioni da parte delle Nazioni Unite contro la Corea del Nord sul suo programma di armi nucleari e missili balistici, che ha di fatto posto fine a 14 anni di cooperazione. Anche questo “un chiaro segno” che il lavoro esplicitato nel documento classificato è già in corso, rivela una fonte accademica, protetta da anonimato, con stretti legami con alti diplomatici russi.
“La Russia può creare difficoltà agli Stati Uniti in molte diverse regioni del mondo”, prosegue la fonte. “Si tratta del Medio Oriente, dell’Asia nord-orientale, dell’Africa e persino dell’America Latina”. La modifica del Concept di politica estera e dell’addendum classificato ha fatto seguito a un appello rivolto dal Cremlino agli accademici russi per suggerimenti politici. L’entourage di Putin ha cioè coinvolto i propri intellettuali nella pianificazione del futuro della Federazione, nell’ottica di cementare i vari strati della popolazione russa. Una proposta presentata nel febbraio 2023 al ministero di Sergei Lavrov dal vice capo dell’Istituto per la Comunità degli Stati Indipendenti di Mosca, legato a doppio filo all’apparato di sicurezza, esponeva le opzioni della Russia in modo ancora più schietto.
Elezioni e politica: il piano russo per Usa e Ue
La ricetta giunta sulla scrivania di Lavrov era in linea col modus operandi russo all’estero. L’accademico Vladimir Zharikhin ha proposto al Cremlino di “continuare a facilitare l’ascesa al potere delle forze isolazioniste di destra in America” e di “consentire la destabilizzazione dei paesi dell’America Latina e l’ascesa al potere delle forze di estrema sinistra e di estrema destra”. Una sezione del discorso riguarda direttamente ance noi, perché il dirigente russo propone di facilitare “il ripristino della sovranità degli Stati europei, sostenendo i partiti insoddisfatti della pressione economica degli Stati Uniti”. Elezioni e politica restano dunque cruciali per la Russia per esercitare la propria ingerenza.
Il piano redatto da Zharikhin, finito tra i documenti rivelati al Washington Post, suggerisce poi che la Russia debba alimentare il conflitto tra Stati Uniti e Cina sulla questione Taiwan per avvicinare Mosca e Pechino. E lo stesso dovrebbe fare “per intensificare la situazione in Medio Oriente intorno a Israele“, sfruttando Iran e Siria per “distrarre gli Stati Uniti dai problemi di questa regione”.
Se da un lato Zharikhin ha rifiutato di discutere la sua proposta, dall’altro funzionari occidentali confermano che le sue tesi sono perfettamente integrabili con quelle già messe in atto da Mosca. Negli ultimi due anni la Russia ha infatti intensificato le sue campagne di propaganda e influenza, nel tentativo di minare il sostegno di Usa e Ue all’Ucraina. In questo contesto, affermano i funzionari, Putin “ha cercato di creare un nuovo divario globale, con gli sforzi di propaganda russa contro l’Occidente che hanno avuto risonanza in molti Paesi del Medio Oriente, Africa, America Latina e Asia”.
Russia, Cina e Iran contro l’ordine unipolare americano
Al di là dei documenti segreti, i pericoli e i timori di escalation e guerra totale – soprattutto in Medio Oriente – sono alimentati dalla cooperazione fra tre imperi che si oppongono all’egemonia americana: Cina, Russia e Iran. Tre potenze che non si amano certamente, ma che hanno dato vita a un’alleanza di convenienza in funzione anti-americana. Alcuni media internazionali l’hanno già ribattezzato “Asse del Male”, mutuando un’espressione coniata dai neoconservatori statunitensi durante la presidenza di George W. Bush.
La Cina appare sempre più vicina alla Russia. Stando a report d’intelligence resi noti dall’amministrazione Biden, il vuoto economico e commerciale provocato dalle sanzioni occidentali a Mosca è stato riempito da Pechino, ma a un livello finora non compreso fino in fondo. La Repubblica Popolare Pechino è diventato ormai il principale importatore per la Federazione confinante, con dati che sfiorano il monopolio: il 70% dei macchinari e il 90% dell’elettronica importati in Russia hanno origine cinese. Tra i prodotti ci sarebbero anche tecnologie spendibili nelle operazioni militari in Ucraina. L’interscambio è fitto e vede la Russia “ricambiare” vendendo petrolio e grano a prezzo di favore, coprendo quasi un quinto del fabbisogno della Cina e diventando di fatto il maggior fornitore energetico di Pechino.
Per quanto riguarda Russia e Iran, gli investimenti e i cantieri infrastrutturali nell’area del Mar Caspio muovono miliardi di dollari e avvicinano sempre più le due potenze anche nello loro proiezione in Asia Centrale. Grandi progetti di trasporto gasiero verso Occidente, di costruzione di strade, porti e ferrovie e di collegamento del Caspio al bacino del Don (nell’Ucraina occupata) coinvolgono anche tutti questi Paesi ex-sovietici che finiscono in -stan, che beneficiano dei grandi capitali investiti da Mosca e Teheran. Com’è ormai noto, inoltre, l’Iran fornisce droni in grande quantità alla Russia per il conflitto in Ucraina. Senza dimenticare la Corea del Nord, grande esportatore di armi verso la Federazione.