La Polonia risponde ai missili della Russia sull’Ucraina: aerei militari in volo al confine

Risposta della Polonia al bombardamento della Russia in Ucraina, che ha colpito molte infrastrutture energetiche

Pubblicato: 22 Marzo 2024 11:14

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

La Polonia ha schierato i propri aerei da guerra al confine con l’Ucraina, a causa degli intensi bombardamenti da parte della Russia nella notte tra giovedì 21 e venerdì 22 marzo. L’esercito monitora costantemente la situazione, avvisando i cittadini della possibilità di un aumento del rumore.

Intanto la notte in Ucraina è stata tra le peggiori dall’inizio della guerra. La Russia ha bombardato diverse centrali elettriche e infrastrutture energetiche, con impatti anche sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia. Si tratta dell’attacco più importante dall’inizio del 2024, milioni di persone sono rimaste senza elettricità.

La Polonia schiera i propri aerei al confine

Durante la notte tra giovedì 21 e venerdì 22 marzo la Russia ha bombardato diverse infrastrutture energetiche ucraine con un attacco portato a termine grazie a diversi missili balistici. L’operazione ha coinvolto una parte della flotta a lungo raggio di Mosca, fattore che ha messo in allarme anche l’esercito polacco.

“È in corso un’intensa attività dell’aviazione a lungo raggio della Federazione russa relativa ad attacchi missilistici degli aerei Tu-95, Tu-22 e Mig-31 contro oggetti situati nel territorio dell’Ucraina” ha scritto sul social X, già Twitter, l’esercito della Polonia, per informare i propri cittadini.

“Sono state avviate tutte le procedure necessarie per garantire la sicurezza dello spazio aereo polacco. Avvisiamo che sono stati attivati “aerei polacchi e alleati, il che potrebbe comportare un aumento dei livelli di rumore, soprattutto nella parte sudorientale del Paese” concludono poi le forze armate nel post.

L’attacco all’infrastruttura energetica ucraina

Quello avvenuto nella notte è l’attacco più grave all’infrastruttura energetica ucraina da parte della Russia dall’inizio del 2024. I 151 missili a lungo raggio russi hanno colpito 24 obiettivi tra cui importanti centrali elettriche che forniscono energia a milioni di persone.

“L’obiettivo non è solo danneggiare, ma riprovare come l’anno scorso, a causare un crollo del sistema energetico del Paese. Sono stati colpiti e danneggiati nelle regioni orientali, nord-orientali e centrali gli impianti di produzione di energia e i sistemi di trasmissione e distribuzione. Ci sono blackout in diverse regioni. È stata una notte difficile” ha detto il ministro dell’Energia Herman Galushchenko.

Uno dei missili ha colpito la più grande centrale idroelettrica dell’Ucraina rimasta attiva, DneproHPP a Zaporozhzhia. L’esplosione ha colpito un filobus carico di operai che si stavano recando sul posto di lavoro. La diga non sarebbe a rischio di collasso, ma si sarebbe sviluppato un grosso incendio nelle sue vicinanze che non sarebbe ancora stato spento.

Molto gravi le conseguenze dirette dell’attacco all’infrastruttura energetica ucraina. Il Guardian riporta che più di un milione di persone sarebbero rimaste senza corrente elettrica a causa dei danni subiti dalla rete. Buona parte di essi, circa 700mila, si trovano nella regione settentrionale di Kharkiv, tra le ultime ad essere liberate dall’occupazione dopo l’attacco del 2022 e quindi tra le più vicine al fronte.

Danni significativi anche ad altre zone. Nei dintorni della città portuale di Odessa, l’ultimo grande sbocco sul mare rimasto all’Ucraina, sarebbero circa 200mila le persone soggette al blackout, alle quali se ne aggiungono altre 100mila nella regione di Poltava.

La situazione più drammatica è però quella della centrale nucleare più grande d’Europa, quella di Zaporozhzhia, nel territorio della regione a sud del fiume Dneper, occupato dalla Russia. Nonostante si trovi in territorio controllato dalle forze armate di Mosca, la centrale è ancora collegata alla rete ucraina. Ferma da mesi, necessita dell’elettricità per gestire il proprio impianto nucleare.

Secondo Energoatom, l’agenzia ucraina che si occupa degli impianti ad energia nucleare del Paese, la centrale sarebbe sull’orlo del blackout: “Durante un attacco missilistico su larga scala contro l’Ucraina, la linea esterna che collega la centrale nucleare di Zaporizhzhia, temporaneamente occupata, con il sistema energetico unificato dell’Ucraina è stata interrotta” ha dichiarato l’agenzia in una nota.

“Questa situazione rappresenta un rischio estremo e potrebbe portare a un’emergenza. Se anche l’ultima linea elettrica verrà interrotta, l’impianto sarà sull’orlo di un altro blackout. Si corre il rischio di una grave violazione delle condizioni di funzionamento sicuro dell’impianto” ha concluso Energoatom commentando la situazione di Zaporizhzhia dopo i bombardamenti della notte.

La Russia approfitta della carenza di munizioni

Colpire l’infrastruttura energetica ucraina è, fin all’inizio della guerra, una delle principali strategie russe per indebolire la resistenza di Kiev all’invasione. Nel 2023, durante la ritirata dalla parte occidentale della regione di Kherson, l’esercito di Mosca avrebbe distrutto la diga di Nova Kakhovka, sul fiume Dneper, che alimentava una delle principali centrali idroelettriche del Paese.

Sempre lo scorso anno gli attacchi missilistici russi hanno causato moltissimi danni a centrali elettriche e altri impianti fondamentali per la distribuzione dell’energia nel Paese, soprattutto nella parte orientale dell’Ucraina. I bombardamenti erano però progressivamente diminuiti dopo che Kiev aveva ricevuto diversi sistemi antimissile occidentali, in grado di fermare buona parte delle armi russe prima che raggiungessero il loro obiettivo.

Parzialmente, questi hanno funzionato anche nella notte tra il 21 e il 22 marzo. Dei 151 missili e droni kamikaze lanciati, 92 sono stati abbattuti mentre erano ancora in volo sui cieli ucraini. I restanti 39 però non sono stati raggiunti dalla contraerea e 24 obiettivi sono quindi stati colpiti, causando gravi danni e un numero di morti ancora imprecisato tra la popolazione civile.

La principale ragione della mancata intercettazione di queste minacce è la carenza di munizioni di cui sta soffrendo l’Ucraina da quando gli Stati Uniti hanno interrotto le loro forniture. Un pacchetto da 60 miliardi di dollari in aiuti militari è bloccato al Congresso dall’opposizione dei Repubblicani, che si rifiutano di approvare l’aumento del tetto del debito Usa.

L’attacco russo arriva inoltre dopo diverse settimane di operazioni ucraine contro le raffinerie della parte occidentale della Federazione russa. Droni e missili hanno colpito molti impianti petrolchimici, causando in un ristretto periodo di tempo un calo di circa il 13% della capacità di produzione di derivati del petrolio dell’intero Paese.

La Russia produce 43,9 tonnellate di petrolio e derivati all’anno. L’industria energetica rappresenta il principale export del Paese e pesa molto sulla disponibilità di risorse di Mosca per continuare la guerra in Ucraina. Putin usa anche il mercato energetico come arma indiretta contro i Paesi occidentali, manipolando le esportazioni per alzare i prezzi dei carburanti. A febbraio la Russia ha annunciato la sospensione delle esportazioni di benzina per 6 mesi.