Sull’Ucraina l’Ue pensa già alla vittoria di Trump: pronti 40 miliardi per Kiev

L'Unione europea ha trovato un modo per aiutare l'Ucraina senza il supporto degli Usa e superando il veto di Orban

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

L’Unione europea si trova in una situazione complessa per quanto riguarda gli aiuti finanziari all’Ucraina. Il piano da 50 miliardi pensato dal G7, 20 dei quali proverrebbero proprio dall’Ue, è stato bloccato dall’Ungheria di Orban, alleato di Putin, in sede di Consiglio europeo. Il problema riguarda le garanzie richieste dagli Stati Uniti, che dovrebbero mettere a disposizione altri 20 miliardi, sui beni russi sequestrati in Europa, i cui profitti ripagheranno il prestito a Kiev.

L’Ue teme che il piano di Orban sia di mantenere la situazione in stallo fino alle elezioni presidenziali degli Usa, nella speranza che una vittoria di Trump mandi in fumo il progetto gli Stati Uniti. Per questa ragione l’Unione europea ha elaborato uno stratagemma per superare il veto ungherese.

50 miliardi all’Ucraina: perché gli Usa esitano

Il G7 ha elaborato un piano di finanziamento di prestito all’Ucraina che dovrebbe permettere a Kiev di continuare a mantenere in funzione le proprie infrastrutture, nonostante i gravi danni subiti durante gli attacchi russi. Si tratta di un prestito da 50 miliardi di dollari che gli Stati membri erogherebbero entro il 2024, diviso in 20 miliardi ciascuno da Ue e Usa e altri 10 miliardi divisi tra Canada, Regno Unito e Giappone.

Kiev non ripagherebbe mai in maniera diretta questo debito. Sarebbero invece i beni russi sequestrati soprattutto in territorio europeo, tramite il loro rendimento, a generare il denaro per estinguere il debito. Le rendite sono stimate in 2,5-3 miliardi di dollari all’anno, ma al momento sono a tempo determinato. Ogni 6 mesi l’Ue deve confermarne lo stato di sequestro, e per gli Usa questa situazione non è abbastanza sicura dal punto di vista legale per impegnarsi in questo prestito.

Il piano dell’Unione europea è quello di allungare l’intervallo tra un rinnovo e l’altro a 36 mesi o in alternativa congelare i beni russi per i prossimi 5 anni. Proposte che soddisfano gli Usa ma che richiedono l’approvazione unanime del Consiglio europeo, la riunione dei capi di Stato e di Governo dell’Ue. Qui il piano si scontra con il veto dell’Ungheria di Victor Orban, principale alleato della Russia in Europa.

Il piano dell’Ue senza Orban e senza gli Usa

L’Ue spera di riuscire a piegare la resistenza ungherese, come accaduto in passato, ma si prepara anche a fare da sola. I funzionari della Commissione avrebbero trovato infatti una scappatoia per aggirare il veto di Orban. L’Unione europea potrebbe infatti erogare i 20 miliardi che prevede la propria parte del piano G7 come estensione di un pacchetto di aiuti già esistente. Questo richiederebbe soltanto l’approvazione a maggioranza semplice del Consiglio europeo e non quella unanime come la modifica al funzionamento del congelamento dei beni russi.

Secondo quanto raccolto dal Financial Times inoltre, l’Ue sarebbe anche pronta ad aumentare l’entità del suo prestito, portandola a 40 miliardi, in caso gli Usa dovessero tirarsi indietro. Questa mossa copre due scenari futuri: il primo è che l’amministrazione Biden, in piena campagna elettorale, non voglia sbilanciarsi su un tale prestito all’Ucraina per non alienarsi la parte più a sinistra del partito, scettica nei confronti degli aiuti a Kiev. L’altra è la vittoria di Donald Trump, che con ogni probabilità porrebbe fine al supporto americano all’Ucraina.