Russia e Ucraina, la guerra fa ricchi gli Stati Uniti

Un'analisi del Wall Street Journal rivela quelli che sono stati gli enormi guadagni degli Stati Uniti dalla guerra in Ucraina in due anni

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Continua a imperversare la guerra tra Russia e Ucraina, anche se lo sguardo del mondo è attualmente rivolto, quasi interamente, al conflitto tra Israele e Gaza. Gli attacchi di Putin non hanno fine, così come avanza e si evolve la politica militare di Kiev.

Un teatro di guerra sempre più attuale, dal momento che sta gettando le basi per degli schieramenti che avranno sempre più un peso geopolitico nel corso dei prossimi anni. Il mondo si sta plasmando, ancora una volta, a suo di proiettili e missili.

Uno scenario nel quale sgorga un fiume di denaro che non può di certo passare inosservato. La guerra è anche economia e non dovrebbe sorprendere che il sistema maggiormente avvantaggiato sia quello statunitense.

Guerra Russia-Ucraina: come genera guadagni

L’invasione della Russia di Putin risale ormai a due anni fa. Era il 17 febbraio 2022 e da allora l’industria americana ha giovato non poco della situazione. Non che Biden abbia qualcosa a che fare con lo scoppio del conflitto, certo, ma due settori hanno di che sorridere.

Lo evidenzia un’analisi condotta dal Wall Street Journal, che volge lo sguardo in direzione di industria delle esportazioni energetiche e degli armamenti. In questi due anni, com’era prevedibile, la richiesta di armi e munizioni ha subito un incremento gigantesco. Per la maggior parte si parla di richieste giunte dagli alleati in Europa, impegnati tanto in un riarmo generale, prevedendo il peggio, quanto in un generale aiuto nei confronti di Kiev, Zelensky e del suo popolo che ancora resiste.

Parte della richiesta è però interna, proveniente dal Pentagono. Si ha infatti necessità di rifornire le proprie scorte. Il supporto dimostrato all’Ucraina in questi 24 mesi ha infatti uno scotto da pagare.

L’effetto domino ha coinvolto anche i settori di spazio e difesa, con la Federal Reserve che ha evidenziato un aumento di circa il 18% della produzione industriale. Stando ad alcuni funzionari dell’amministrazione Biden, inoltre, gli Stati Uniti d’America possono vantare un ritorno economico al 64% alla base industriale della difesa. Una percentuale che fa riferimento al totale degli aiuti stanziati a sostegno dell’Ucraina, pari a 60,7 miliardi di dollari.

Gli alleati europei fanno dunque sempre più affidamento sugli USA e, data la delicata situazione geopolitica e la Russia non troppo distante, la spesa per i prodotti militari è aumentata considerevolmente. L’analista Myles Walton dell’istituto Wolf Research ha citato alcuni numeri: l’impatto di tale spesa europea è l’equivalente dell’investimento effettuato negli ultimi 20 anni. Una somma raggiunta in appena 24 mesi. Insomma, per gli USA intervenire in Europa non è soltanto una questione politica, anzi. Si pensi che degli 80 miliardi di dollari in accordi di armamenti annuali, fino a settembre 2023, più della metà sono connessi al vecchio continente, spiega Walton.

I vantaggi del settore energetico

Come detto, i guadagni non piovono dal cielo unicamente per l’industria militare. Attenzione anche al comparo energetico. Sappiamo benissimo in Europa come l’invasione dell’Ucraina abbia avuto nette conseguenze sul mercato dell’energia. Livelli di inflazione elevati e netti aumenti della domanda di gas naturale liquefatto.

Si pensi che nel 2023 gli Stati Uniti sono diventato il maggiore esportatore mondiale di Gnl. Un trionfo economico destinato a durare, con stime al raddoppio entro il 2030. Anche in questo caso, come per gli armamenti, il ponte economico conduce principalmente in Europa.

Tutto ciò ha portato a degli ovvi investimenti, con ben cinque progetti di produzione di gas naturale liquefatto in corso attualmente (la maggior parte avviati dopo l’invasione russa), per un valore complessivo di 100 miliardi di dollari.