Germania, Scholz potrebbe cadere prima di Natale: pesa la crisi economica

Il cancelliere della Germania Olaf Scholz apre al voto di fiducia prima di Natale: la crisi economica ha spaccato la coalizione di governo

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Pubblicato: 11 Novembre 2024 09:36

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha aperto alla possibilità di anticipare il voto di fiducia in Parlamento a prima di Natale. Il passaggio porterà con ogni probabilità alla caduta del governo e a nuove elezioni, dopo il licenziamento del ministro delle Finanze e capo del Partito Liberale Christian Lindner. Senza i voti dei centristi l’esecutivo non ha più la maggioranza nel Bundestag, ma la crisi di Governo è derivata dalla recessione economica.

Il modello economico tedesco si è trovato esposto e incapace di reagire soprattutto alla crisi delle relazioni internazionali con la Russia, seguita all’invasione dell’Ucraina, e al rallentamento dell’economia cinese. A differenza di altri Stati dell’Ue, che hanno trovato alternative al gas di Mosca per i propri approvvigionamenti energetici, la Germania ha subito un aumento del costo dell’energia che ha rallentato la ripresa. È stata l’incapacità del governo nel gestire questi problemi a portare all’attuale crisi non solo dell’esecutivo, ma in parte anche dell’interno modello di sviluppo tedesco.

Scholz potrebbe cadere prima di Natale: Germania presto al voto

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha aperto alla possibilità che il suo governo chieda un voto di fiducia al Bundestag, il parlamento tedesco, prima di Natale. L’esecutivo di Berlino è in crisi da quando lo stesso Scholz ha licenziato il suo ministro delle Finanze, il leader del partito Liberale Christian Lindner, per disaccordi sulla legge di bilancio. Inizialmente si era ipotizzato che il voto in parlamento potesse avvenire dopo la pausa invernale, ma sembra sempre più probabile che Scholz anticipi questa data e, di conseguenza, le elezioni.

Non c’è ancora una data precisa per l’eventuale voto anticipato in Germania, ma lo scenario politico è profondamente cambiato dalla vittoria di Scholz. La Cdu, il principale partito di centrodestra, guidato un tempo da Angela Merkel, ha ripreso il suo ruolo di prima forza politica del Paese, dopo la crisi e gli scandali che avevano portato alla sconfitta elettorale del 2021. Alla sua destra è cresciuto con forza il partito di ispirazione neonazista Afd, che nonostante le controversie ha vinto diverse elezioni locali, soprattutto nella Germania orientale. Il nuovo fattore della politica tedesca è però l’alleanza per Sahra Wagenknecht (BSW), filorusso e molto popolare proprio a est.

I tre partiti di Governo, Socialdemocratici, Liberali e Verdi, sono invece in crisi di consensi, principalmente a causa della durissima recessione economica che ha colpito la Germania. La coalizione formatasi nel vuoto lasciato da Angela Merkel dopo il suo ritiro dalla politica non si è dimostrata in grado di gestire le vulnerabilità del sistema economico tedesco. L’industria della Germania è risultata troppo esposta all’instabilità internazionale nata dopo la pandemia da Covid-19 e ora una parte della politica tedesca sta mettendo in discussione il modello di austerità che ha segnato decenni di governo del Paese.

La crisi economica tedesca che potrebbe far cadere Scholz

La Germania è l’unico grande Paese dell’Unione europea a non essere stato in grado di crescere dopo la pandemia. Dopo un crollo del 3,8% nel 2020, il Pil tedesco è cresciuto del 3,2% nel 2021 e dell’1,8% nel 2022, ma ha poi accumulato un calo dello 0,5% nei due anni successivi. Da dopo la pandemia, la Francia e l’Italia hanno accumulato una crescita di oltre il 10% del prodotto interno lordo. La ragione di queste difficoltà della Germania stanno soprattutto nel sistema industriale tedesco. La produzione industriale è in calo e fatica a tornare ai livelli del 2019.

Prima della pandemia, la Germania basava la propria crescita su due fattori. Aveva affidato quasi completamente alla Russia la propria fornitura di energia, attraverso il gasdotto Nord Stream, che prima della guerra in Ucraina stava per essere raddoppiata attraverso Nord Stream 2. Il governo di Angela Merkel aveva chiuso le centrali nucleari nel Paese e lo sviluppo di energie pulite stava procedendo molto lentamente rispetto ad altri Paesi europei. Al contempo, le industrie tedesche, molto energivore, facevano affidamento sulla Cina sia per procurarsi le materie prime di cui avevano bisogno che per esportare i propri prodotti finiti.

La Germania si è trovata quindi completamente impreparata ai cambiamenti che sono avvenuti nei rapporti internazionali dopo il 2021. Prima la guerra in Ucraina ha quasi completamente interrotto le forniture di gas russo in Europa, dando vita a una crisi energetica che in Germania è stata molto più grave che negli altri Paesi europei, proprio per l’estrema dipendenza da Mosca dell’industria tedesca. L’energia tedesca, già molto più costosa del resto d’Europa, è salita di prezzo più che altrove, rallentando la produzione industriale.

La Cina ha poi insistito nella propria politica Zero Covid invece di affidarsi alle vaccinazioni di massa come il resto del mondo. Questo non ha solo ritardato la ripartenza dell’economia cinese, ma ha anche causato un rallentamento di tutta l’economia del Paese, che ha smesso di crescere ai ritmi dei primi 20 anni del secolo. L’industria tedesca si è quindi trova in pochi anni senza energia a basso costo, senza materie prime facilmente accessibili e senza il suo più importante mercato di riferimento per le esportazioni.

La fine del modello tedesco?

Anche altri grandi Stati europei hanno affrontato problemi simili, pur risultando meno esposti della Germania a questi cambiamenti. La Francia aveva a disposizione il proprio sistema di centrali nucleari per sopperire alla mancanza di gas, l’Italia è stata in grado di aumentare le forniture da Caucaso e Nord Africa, oltre che quelle via nave dagli Usa. A questo però, entrambi gli Stati hanno associato una spesa pubblica molto forte, che la Germania si è rifiutata di implementare.

I governi tedeschi sono ligi a un pareggio di bilancio quasi totale, inserito in Costituzione da Angela Merkel nel 2009. L’aumento della spesa pubblica è un tabù che fino a pochi mesi fa nessun partito ha mai osato infrangere. Sempre più spesso però, Socialdemocratici e Verdi invocano ora un aumento del debito per rimodernare il sistema industriale e superare la crisi. È proprio questo tema che li ha portati alla rottura con il Liberali, che sono tra i partiti tedeschi più fedeli all’austerità.

Difficilmente però queste forze potranno ottenere un risultato positivo alle prossime elezioni. Il Governo guidato da Olaf Scholz è estremamente impopolare in questo momento e appare molto più probabile che siano i partiti di centrodestra e di estrema destra a prevalere.