Dazi Ue su cereali da Russia e Bielorussia aumentati, cosa cambia per i consumatori

Nuovo aumento dei dazi sui cereali di Russia e Bielorussia, con tariffe proibitive che di fatto non renderanno redditizi gli affari per Mosca e Minsk in futuro

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

La Commissione Europea continua ad aumentare i dazi applicati ai cereali e ai semi oleosi provenienti dalla Russia e dalla Bielorussia. Dopo la decisione già presa a marzo di imporre nuovi ostacoli all’importazione russa che stava destabilizzando i prezzi sul mercato, dall’Ue è arrivata la decisione di stringere ancora di più il cerchio attorno a Mosca e Minsk con nuove e pesanti tariffe, quasi proibitive, per arginare ancora di più il fenomeno dell’esportazione dai territori in prima linea nella guerra contro l’Ucraina. Una scelta, quella che arriva da Bruxelles, volta a far venir meno a Russia e Bielorussia le entrate necessarie per finanziare l’azione bellica in atto ormai da quasi tre anni. Ma cosa cambia per i consumatori?

Nuovi dazi sui cereali contro Russia e Bielorussia

La decisione del Consiglio segue quella dello scorso 22 marzo in cui l’Ue aveva deciso di imporre i primi e stringenti dazi sull’importazione dei cereali da Russia e Bielorussia. Ora da Bruxelles è arrivata anche la decisione di adottare un regolamento che impone tariffe proibitive sui prodotti cerealicoli importati dalla Russia e dalla Bielorussia.

Un regolamento che, come sottolineato, aumenta i dazi su cereali, semi oleosi e prodotti derivati dalla Russia e dalla Bielorussia a un punto tale da bloccare in pratica le importazioni di questi prodotti. A rientrare nei dazi saranno prodotti originari o esportati direttamente o indirettamente dalla Federazione Russa o dalla Repubblica di Bielorussia nell’Ue.

Una decisione, ha spiegato il Commissario europeo per gli affari economici e monetari Paolo Gentiloni, volta a frenare le fonti di finanziamento della Russia per la guerra in Ucraina: “La Russia ha fatto una guerra di aggressione, penso sia un nostro dovere come europei contribuire a un risultato che dimostri che leguerre di aggressione contro i propri vicini sono in violazione del diritto internazionale e non possono avere la meglio. È nelle nostre mani – ha detto – non solo nel coraggio del popolo e dei militari dell’Ucraina, consentire che questa invasione non abbia la meglio”.

Cosa cambia per i consumatori

Ma cosa cambierà effettivamente sul mercato? Diversi, fin qui, sono stati i dazi imposti su numerosi prodotti provenienti dalla Russia, con conseguenza logica di abbandono nell’importazione da parte dei produttori. I costi elevati, infatti, hanno fatto spesso abbandonare la fornitura di Mosca, e un esempio è lo stop al gas russo.

Con l’aumento dei dazi per i prodotti cerealicoli, però, l’effetto sull’importazione potrebbe non essere drastico. L’Ue, infatti, ha specificato che le tariffe non influenzeranno il transito da entrambi i Paesi verso altri Paesi terzi, ma che renderanno più difficile la vita di Russia e Bielorussia.

In poche parole, gli unici sconfitti sarebbero proprio i governi di Mosca e Minsk. Secondo le stime, infatti, con le tariffe proposte le importazioni di questi prodotti non saranno redditizie dal punto di vista commerciale, prevenendo così anche possibili aumenti futuri che potrebbero destabilizzare il mercato europeo.

Le importazioni di prodotti cerealicoli, quali cereali, semi oleosi e prodotti derivati, dalla Russia ad altri Paesi Ue nel solo 2023 sono state di 4,2 milioni di tonnellate, per un valore di 1,3 miliardi di euro. Sul fronte italiano, gli affari con la Russia sono cresciuti, con le importazioni nell’ultimo anno aumentate del 1.164%, al punto che il Paese ha superato anche il Canada in quanto principale fornitore estero dei produttori italiani di pasta.