Al Consiglio europeo si vota per il pacchetto da 50 miliardi di euro da destinare all’Ucraina. Dopo il veto dell’Ungheria, i leader hanno messo alle strette Orbán, che parrebbe pronto a cedere sulla questione.
Diverse le pressioni anche arrivate dall’Italia.
Verso l’ok al pacchetto da 50 miliardi di euro per l’Ucraina
Secondo i diplomatici a Bruxelles, l’Ucraina non resterà a corto di fondi per attrezzature e munizioni militari, poiché questi continueranno ad arrivare attraverso i singoli Stati membri grazie al Fondo europeo per la pace. Tuttavia, a preoccupare è la mancanza di unità e di una visione comune che ha contraddistinto i rapporti tra i Paesi dell’Unione nell’ultimo periodo proprio relativamente a questa questione.
Dopo che il presidente ungherese Viktor Orbán si era rifiutato di approvare un nuovo pacchetto di assistenza da 50 miliardi di euro per l’Ucraina, i leader dell’UE sono tornati a Bruxelles per la seconda resa dei conti.
Gli sforzi per convincere Orbán a cedere sono raddoppiati nelle ultime 24 ore e, finalmente, pare sia arrivata la svolta.
Ungheria alle strette
Secondo un documento redatto da funzionari dell’UE e visionato dal Financial Times, se Viktor Orbán non toglie il veto sull’uso del bilancio dell’UE per fornire 50 miliardi di euro in aiuti finanziari all’Ucraina, al Consiglio europeo di giovedì 1 febbraio, l’UE potrebbe chiudere definitivamente tutti i finanziamenti a Budapest con l’intenzione di spaventare i mercati, provocando una corsa al fiorino del paese e un’impennata del costo del suo prestito.
Secondo quanto riportato dal Financial Times, il documento dichiara che “in caso di mancato accordo nel [vertice] del 1° febbraio” diversi capi di Stato e di governo si sono detti pronti a prendere posizione pubblicamente e, “alla luce del comportamento non costruttivo del Primo Ministro ungherese”, procedere appunto attraverso uno stop ai fondi UE forniti a Budapest.
Senza tali finanziamenti, “i mercati finanziari e le aziende europee e internazionali potrebbero essere meno interessati a investire in Ungheria”, si legge, e “potrebbe innescare rapidamente un ulteriore aumento del costo del finanziamento del deficit pubblico e un calo della valuta”.
János Bóka, ministro ungherese dell’UE, sentito dal FT, ha dichiarato che Budapest non era a conoscenza della minaccia finanziaria, ma che il suo Paese di certo “non cede alle pressioni”.
Il ruolo di Meloni e Macron
Stando alle ultime notizie emerse, un ruolo decisivo in questa faccenda, tanto da portare alla conclusione praticamente certa dell’accordo, l’hanno avuto Emmanuel Macron e Giorgia Meloni. Mercoledì 31 gennaio, riporta la Stampa, ci sarebbe stata una lunga trattativa in un hotel nel cuore di Bruxelles tra i due leader (di Italia e Francia) con con il capo del governo di Budapest.
Stamattina l’incontro è proseguito e, ai tre, si è aggiunto e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, prima dell’avvio dei lavori del vertice.
E intanto, in attesa che il Consiglio europeo si concluda – e probabilmente dopo la crescente pressione su Budapest affinché raggiunga un compromesso – il ministro ungherese Bóka ha affermato che Budapest ha inviato una nuova proposta a Bruxelles, specificando che è ora disponibile a utilizzare il bilancio dell’UE per il pacchetto Ucraina e persino a emettere debito comune per finanziarlo. se si aggiungessero altre avvertenze che diano a Budapest l’opportunità di cambiare idea in un secondo momento.