Autonomia differenziata, Lombardia e Veneto in prima fila, tentenna l’Emilia Romagna

Lombardia e Veneto sono pronte a chiedere l'autonomia differenziata: prende tempo l'Emilia Romagna

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Le Regioni del Nord sono pronte ad applicare l‘autonomia differenziata. Veneto, Lombardia e in breve tempo anche il Piemonte saranno le prime entità locali a chiedere le competenze che spettano loro secondo la nuova norma che applica la riforma del Titolo V della Costituzione. Presenti però ancora forti limitazioni, a causa della mancanza dei Lep.

L’Emilia Romagna invece rimane attendista nei confronti della nuova legge. Il presidente Bonacini, che nel 2018 era stato tra i primi a chiedere un’applicazione della riforma costituzionale che dava più autonomia alle regioni, ritiene che la legge firmata dal leghista Calderoli vada oltre quanto richiesto e rischi di aumentare le disparità territoriali tra nord e sud.

Veneto e Lombardia pronte a chiedere l’autonomia differenziata

Due Regioni del Nord attendono con ansia la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge sull’autonomia differenziata che permette di applicare la riforma del Titolo V della Costituzione risalente al 2001. Sono Lombardia e Veneto, che hanno già in vigore un accordo con lo Stato su alcune delle competenze che intendono richiedere a Roma.

Luca Zaia, il governatore del Veneto, è in prima fila. Nove le materie in cui Venezia vuole maggiore autonomia, tra cui il commercio con l’estero e i rapporti regionali con l’Unione europea. Anche la Lombardia ha chiari i suoi obiettivi, sanità e ambiente: “La Regione riuscirà ad andare ancora più veloce, ed essere ancora più competitiva nei confronti dei competitor mondiali. Sulle materie di nostra competenza avremo la possibilità di creare procedure più rapide ed efficienti che ci chiedono continuamente i nostri imprenditori e lavoratori” ha detto il governatore Attilio Fontana.

La maggioranza delle sfere di competenza dello Stato che potrebbero passare alle Regioni rimangono però bloccate. 14 delle 23 materie richiedono infatti che vengano stabiliti i Livelli essenziali di prestazione, i Lep, un processo che potrebbe richiedere ancora molto tempo. Nel frattempo si potrebbe tenere anche un referendum abrogativo della legge, dato che le opposizioni unite hanno dichiarato di voler cominciare a raccogliere le firme.

Anche il Piemonte verso il negoziato, tentenna l’Emilia Romagna

Una terza regione del Nord, il Piemonte, ha intenzione di chiedere l’autonomia differenziata. Il presidente Cirio ha fatto intendere di volere per Torino tutte e 23 le materie che è possibile domandare, una prospettiva che potrebbe richiedere appunto ancora tempo, dato che buona parte di esse dovranno attendere l’individuazione dei Lep. La Regione non ha però un pre accordo con il governo, circostanza che potrebbe portare a un percorso ulteriormente in salita.

Tra gli enti locali che hanno un pre accordo ma che non sembrano convinti della legge, c’è l’Emilia Romagna, governata dal centro sinistra. Il presidente Bonacini, che nel 2018 era stato tra i primi a chiedere una forma di autonomia differenziata per la propria Regione, ha dichiarato che la legge approvata in Parlamento va oltre quanto richiesto, dato che prevede anche che le Regioni possano essere in grado di trattenere parte delle tasse: “Non avevamo chiesto un soldo” ha dichiarato il governatore. Per il momento quindi l’Emilia Romagna non avrebbe intenzione di chiedere alcuna forma di autonomia differenziata.