La valorizzazione e la promozione del comparto turistico – vero punto di forza del sistema economico e sociale italiano, quello attorno a cui ruotano le fortune (più o meno marcate) di decine di migliaia di attività presenti in tutto il Paese – passano attraverso l’adesione a due capisaldi che in questi anni stanno contribuendo in maniera determinante al rilancio di molti settori dopo le tremende difficoltà vissute durante l’emergenza pandemica: stiamo parlando della digitalizzazione (uno dei processi irreversibili su cui deve scommettere la società contemporanea) e della lotta al cambiamento climatico (un ambito su cui, invece, si sarebbe dovuto puntare già da diverso tempo per tutelare l’ambiente e il mondo in cui viviamo).
E così, sulla spinta del Next Generation EU (in cui queste due voci figurano tra gli obbiettivi primari che tutti gli Stati membri debbono perseguire) e grazie ad una rinnovata sensibilità dell’opinione pubblica su questi temi, il governo presieduto da Giorgia Meloni ha introdotto nel nostro sistema legislativo un nuovo strumento che vuole fornire un aiuto in termini economici a tutte quelle aziende che risultano attive nel mondo del turismo e della ricezione alberghiera.
Bonus Turismo 2023, a chi è destinato
Il nome ufficiale deciso dai tecnici del dicastero del Turismo (con a capo la ministra Daniela Santanchè) è quello di Incentivo FRI-Tur, un acronimo la cui dicitura completa sarebbe “Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e agli investimenti di sviluppo”. Eppure, tutti hanno già iniziato a chiamarlo con il nome molto più semplice di Bonus Turismo. È tramite questa nuova opportunità che l’esecutivo mira a mettere in sicurezza la stabilità economica del fitto reticolato di imprese che operano in tutto il nostro territorio nazionale: dalle località balneari a quelle di montagna, passando per le perle di rara bellezza incastonate nelle valli, lungo i fiumi, a margine dei bacini d’acqua e sulle colline.
Si parlava, per l’appunto, dei due macro-capitoli che compongono il Bonus Turismo, il cui utilizzo è previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il primo è quello ecologico e, ancora una volta, il fulcro di tutto l’impianto risulta essere l’efficientamento energetico. Poi, si diceva, c’è l’innovazione digitale. Su questa base, è stato deciso che gli alberghi e gli agriturismi, gli stabilimenti balneari e i parchi tematici, le imprese fieristiche e i complessi termali (ossia tutti i soggetti che possono richiedere il FRI-Tur) debbano impiegare le risorse stanziate per lo svolgimento di uno dei seguenti interventi:
- riqualificazione energetica;
- riqualificazione antisismica;
- eliminazione delle barriere architettoniche;
- manutenzione straordinaria, restauro, ristrutturazione edilizia o installazione di manufatti leggeri;
- realizzazione di piscine termali (solo per le strutture idonee);
- digitalizzazione;
- acquisto o rinnovo di arredi.
Quanto vale il Bonus Turismo 2023
La data ultima per la realizzazione degli interventi è fissata al 31 dicembre 2025. Il valore complessivo del Bonus Turismo è pari a 1,38 miliardi di euro, dei quali 600 milioni stanziati da Cassa Depositi e Prestiti (sottoforma di finanziamenti agevolati), altrettanti garantiti dal ministero tramite accordi con banche e istituti di credito, mentre gli ultimi 180 milioni di euro vengono garantiti direttamente dal governo centrale.
C’è un ultimo distinguo da fare: una quota del FRI-Tur pari al 60% sarà a disposizione di chiunque dimostri di avere i requisiti necessari per riceverlo (senza alcuna distinzione logistica o geografica), mentre il rimanente 40% è indirizzato specificatamente per le imprese del Mezzogiorno (nello specifico, quelle che operano in Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Campania, Calabria, Sicilia o Sardegna).