“What managers do is the same around the world. How they do it is determined by tradition and culture” (Ciò che fanno i manager è uguale in tutto il mondo. Il modo in cui lo fanno è determinato dalle loro tradizioni e dalla loro cultura). Con queste parole Peter Drucker, economista e saggista famoso in tutto il mondo per le sue opere sulle teorie di gestione aziendale, introduce in modo eccellente il concetto dell’influenza della cultura nei rapporti commerciali internazionali.
In uno scenario che presenta mercati sempre più globalizzati, caratterizzati da un’elevata competitività e da consumatori sempre più connessi e informati, le modalità di fare export hanno assunto una veste sempre più digitale. Il web, gli strumenti di marketing e i social media rappresentano un’opportunità per le nostre aziende di entrare in mercati geograficamente distanti. Primi di tutti l’e-commerce, che fin dall’inizio ha permesso alle aziende di annullare la distanza fisica fra buyer e seller, eliminando “barriere” geografiche e accorciando i canali distributivi. Sebbene però tutti questi strumenti costituiscano in alcuni casi un fenomeno globale, la diversità linguistica e l’unicità del contesto culturale e normativo, ne influenzano a livello locale il loro utilizzo. Oltre alle differenze culturali, in molti Paesi sono differenti anche gli strumenti e le piattaforme utilizzate.
Oggi internazionalizzazione digitale significa anche per le aziende fare una scelta di quale approccio adottare al fine di definire la strategia di presenza estera online. Le tre principali componenti di tale strategia sono le seguenti: la costruzione o l’adattamento del sito web e del marketing online a supporto, le attività di comunicazione sui social network e l’individuazione delle più adeguate piattaforme digitali di vendita online
Ma come possono orientarsi le aziende nella scelta del corretto approccio da adottare per stabilire una presenza online all’estero? Il primo è un approccio che possiamo definire locale, secondo il quale l’adattamento di un sito o la creazione di contenuti di adatta alla cultura, alle abitudini degli utenti locali. L’opposto è un approccio globale, attraverso la quale la gestione dei canali social o dell’e-commerce avviene in modo centralizzato e i messaggi veicolati sono unici per tutti i consumatori. Quest’ultimo è tipico di alcuni brand globali, che hanno come obiettivo il raggiungimento di una audience elevata e spesso adottano un approccio globale e standardizzato. Tuttavia, un approccio vincente è ripensare i contenuti sulla base dei diversi mercati di riferimento. Prendiamo in esame la realizzazione di un sito web per l’export: occorre infatti presentarsi con una comunicazione di appeal e contenuti testuali adeguati ad un mercato globale. Il sito deve essere multilingua, con contenuti localizzati in base ai paesi dove si vuole esportare. Si tratta di un accorgimento che fa la differenza, soprattutto in mercati culturalmente distanti dal nostro, come ad esempio il mercato asiatico o africano.
Nel quadro delle attività formative a sostegno dell’internazionalizzazione delle PMI per colmare il deficit di cultura digitale e rafforzare le competenze di nuove figure professionali, quali i Temporary e Digital Export Manager, Italiaonline in partnership con il Ministero degli Esteri organizza una nuova edizione di webinar. Il secondo appuntamento è giovedì 22 settembre con un webinar dedicato alla strategia pubblicitaria per lo sviluppo di un export di successo.
I webinar saranno presentati dalla Italiaonline Academy, la corporate university di Italiaonline nata per la formazione interna e successivamente allargata alla formazione esterna delle aziende, in special modo delle PMI italiane.