Giovanni Falcone

Giovanni Falcone è stato un magistrato italiano, una delle personalità più importanti nella lotta alla mafia, ucciso da Cosa Nostra il 23 maggio 1992.

Giovanni Falcone
Fonte: IPA

Giovanni Falcone, nato il 1939, entra in magistratura nel 1964. Con Paolo Borsellino, Giuseppe Di Lello e Leonardo Guarnotta, dal 1983 fa parte del pool antimafia e, grazie anche alle dichiarazioni che gli rilascia il collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta, con il Maxiprocesso riesce a far condannare tutti i principali esponenti (e non solo) di Cosa nostra.

Nome completo: Giovanni Salvatore Augusto Falcone
Nascita: 18 maggio 1939
Luogo di nascita: Palermo
Morte: 23 maggio 1992
Luogo di morte: Capaci, Palermo
Professione: magistrato
Partner: Rita Bonnicci, Francesca Morvillo

BIOGRAFIA

Giovanni Falcone, nato a Palermo il 18 maggio 1939, è stato un magistrato italiano, tra le personalità più importanti nel contrasto alla mafia. È stato ucciso da Cosa nostra il 23 maggio 1992 nei pressi di Capaci (Palermo), insieme alla moglie Francesca Morvillo e ai tre uomini della scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.

Salvo la parentesi della guerra, nasce e cresce nel quartiere palermitano della Kalsa, lo stesso di Paolo Borsellino, che frequenterà da adolescente prima e all’università poi, ma anche di molti mafiosi, come Tommaso Spadaro.
Dopo il diploma classico al liceo “Umberto I” di Palermo, Falcone si trasferisce a Livorno per frequentare l’Accademia navale, ma torna a Palermo dopo soli quattro mesi, nel gennaio 1958.
Si iscrive e si laurea con lode nel 1961 in Giurisprudenza all’Università degli studi di Palermo, con una tesi sull’Istruzione probatoria in diritto amministrativo.

Osteggiato da molti, mafiosi e non, nella sua carriera da magistrato è stato la figura di spicco del pool antimafia, ideato da Rocco Chinnici e costituito da Antonino Caponnetto nel 1983 a Palermo, che ha portato nel 1987 alla conclusione del Maxiprocesso e alle sue 360 condanne.

Nel 1991, un anno prima della sua morte, si trasferisce a Roma per dirigere la sezione Affari penali del Ministero di Grazia e Giustizia, chiamato dall’allora ministro socialista Claudio Martelli.

CARRIERA

Giovanni Falcone vince il concorso ed entra in magistratura nel 1964 e l’anno successivo, a soli 26 anni, diventa pretore a Lentini (Siracusa).

Dal 1966 al 1978 è al Tribunale di Trapani, prima come sostituto procuratore e poi come giudice istruttore, iniziando a lavorare sui primi dossier di mafia per trasferirsi, nel 1973, alla sezione civile.

Dopo 13 anni Falcone torna a Palermo, nel luglio del 1978, lavorando per il primo anno nella sezione fallimentare. Ma dopo l’omicidio del giudice Cesare Terranova per mano di Cosa nostra, nel settembre 1979, accetta l’offerta di Rocco Chinnici di passare all’Ufficio istruzione della sezione penale. Insieme a Falcone, torna a Palermo anche Paolo Borsellino.

Nel 1980 gli viene assegnata la prima grande indagine di mafia su Rosario Spatola, collegato anche alla criminalità organizzata americana, e inizia un grande lavoro di indagini bancarie e patrimoniale e inizia a sperimentare quello che verrà ricordato come “metodo Falcone”: seguire i movimenti economici tramite accertamenti bancari e, insieme, considerare Cosa nostra un’organizzazione unitaria, scovando i rapporti tra le diverse cosche, comprese quelle americane.
Il 6 agosto dello stesso anno viene ucciso il procuratore Gaetano Costa e subito dopo viene assegnata la scorta a Falcone.

Consapevole della dimensione internazionale della criminalità siciliana, in quegli anni pianifica molti viaggi oltre oceano per collaborare a stretto contatto con i colleghi americani. La chiusura dell’inchiesta Spatola, in cui vengono condannati 75 esponenti della cosca Spatola-Gambino-Inzerillo (ma Spatola sarà arrestato solo nel 1999 a New York dall’Fbi), è stata la prima grande vittoria di Falcone e del suo metodo investigativo.
Palermo in quegli anni è la città dei delitti eccellenti. Insieme al giudice Terranova, al capo della squadra mobile Boris Giuliano, al capitano dei carabinieri Emanuele Basile, a Pio La Torre e al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, nel 1983 viene ucciso anche Rocco Chinnici, sostituito da Antonino Caponnetto.

Sull’esperienza dell’Ufficio istruzione di Torino nato per la lotta al terrorismo, Caponnetto sviluppa l’idea di Chinnici su un apposito pool antimafia: nato con il compito di coordinare tutte le indagini su reati di mafia.
Il pool nasce ufficialmente nel novembre 1983 ed è composto, oltre che da Falcone, da Paolo Borsellino, Giuseppe Di Lello e Leonardo Guarnotta.

Una svolta nella lotta alla mafia è stato l’arresto e la collaborazione, dal 1984, di Tommaso Buscetta che, con le sue dichiarazioni rilasciate a Falcone (che incontra Buscetta una prima volta in Brasile subito dopo il suo arresto), permette di ricostruire la struttura unitaria di Cosa nostra e i suoi affari in giro per il mondo, la sua rigida organizzazione interna e i principali nomi degli affiliati alle varie famiglie. Grazie all’intenso lavoro del pool e alle dichiarazioni rilasciate da Buscetta, Falcone lavora al primo grande e storico processo alla mafia siciliana, il Maxiprocesso, che si svolge tra il 10 febbraio 1986 e il 16 dicembre 1987 nell’aula bunker fatta costruire appositamente nel carcere Ucciardone di Palermo: in questa occasione i membri di Cosa nostra, ormai controllata dai corleonesi di Riina e Provenzano, vengono per la prima volta messi alla sbarra in quanto appartenenti ad un’organizzazione mafiosa unitaria di tipo verticistico, per un totale di 450 imputati, 346 condanne, 2665 anni di carcere e 19 ergastoli.

Per motivi di sicurezza, per scrivere le oltre 8 mila pagina dell’ordinanza che rinviava a giudizio gli indagati del Maxiprocesso, Falcone e Borsellino vengono trasferiti con le famiglie nella foresteria del carcere dell’Asinara (ai due lo Stato addebiterà anche il conto del soggiorno sull’isola: 415 mila lire).

Dopo la sentenza del Maxiprocesso, Antonino Caponnetto dà le dimissioni dal pool antimafia per ragioni di salute e indica pubblicamente Falcone come suo successore in qualità di Consigliere istruttore. Ma il Consiglio superiore della magistratura, il 19 gennaio 1988, gli preferisce in base all’anzianità di servizio Antonino Meli, un magistrato che non aveva esperienza di indagini di mafia e che, appena un mese dopo la nomina a capo dell’Ufficio istruzione, scioglierà il pool antimafia e spezzetterà le indagini in uffici diversi.
Da questo momento in poi, Falcone è vittima di veleni e denigrazioni, come quelle riguardanti l’accusa di aver fatto tornare in Italia il pentito Salvatore Contorno e di averlo coperto nell’eliminazione dei capimafia nemici, oppure quella sul fallito attentato del 1989 nella villa all’Addaura in cui trascorreva l’estate e che, secondo alcune lettere anonime, sarebbe stato organizzato dallo stesso Falcone.
Pur tra mille difficoltà, il lavoro di Falcone continua e porta nel 1988 all’operazione “Iron Tower” che, in collaborazione con il procuratore distrettuale di New York Rudolph Giuliani, coinvolge le famiglie mafiose dei Gambino e degli Inzerillo.

Una settimana dopo l’attentato all’Addaura, nel giugno del 1989, il Csm decide la nomina di Falcone a Procuratore aggiunto presso la Procura di Palermo. L’anno dopo, nel 1990, Falcone si candida al Csm ma non viene eletto.

Dopo la mancata elezione al Csm e in un clima sempre più difficile al Palazzo di Giustizia di Palermo, Falcone decide di accettare la proposta dell’allora ministro di Grazia e Giustizia Claudio Martelli di dirigere l’ufficio Affari penali. Nel suo nuovo ruolo lavora alla creazione di due organismi nazionali che sono tutt’oggi i pilastri dell’azione contro il crimine organizzato: la Direzione investigativa antimafia (Dia) e la Direzione nazionale antimafia (Dna), votate in Parlamento il 16 novembre 1991.

Quando viene varata la Dna, una superprocura che coordinava a livello centrale le indagini di mafia, Falcone si candida per dirigerla ma, avversato da parte della magistratura, viene ancora una volta bocciato e il 24 febbraio 1992 gli viene preferito Agostino Cordova. Nel frattempo, il 30 gennaio 1992 la Cassazione conferma l’impianto accusatorio che aveva portato alla sentenza di primo grado del Maxiprocesso e ripristina gli ergastoli e le condanne annullati in appello.

Il 23 maggio 1992, un ordigno posizionato da Cosa nostra sull’autostrada che dall’aeroporto di Punta Raisi porta a Palermo, all’altezza dello svincolo di Capaci, uccide Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani.

 

VITA PRIVATA

Giovanni Falcone nasce in una famiglia benestante, figlio di Arturo Falcone, direttore del laboratorio chimico di igiene e profilassi di Palermo, e di Luisa Bentivegna, figlia di un noto ginecologo. Ha due sorelle più grandi, Anna e Maria.
Il fratello della nonna paterna del giudice, Pietro Bonanno, è stato assessore ai Lavori pubblici e poi sindaco di Palermo tra il 1904 e il 1905.

Falcone si sposa una prima volta nel 1964, a 25 anni, con Rita Bonnicci, maestra elementare. I due si separano nel 1978, quando Falcone torna da Trapani a Palermo.

L’anno successivo conosce la collega e futura moglie Francesca Morvillo, con cui va a convivere nel 1983 e con cui si sposerà nel 1986. I due non hanno avuto figli.

Più volte, durante le interviste, Falcone ha dichiarato di non essersi mai sentito di diventare padre a causa del pericolo a cui la sua professione lo esponeva.

OPERE

Giovanni Falcone ha lasciato diversi libri che tramandano il suo lavoro fondamentale nella lotta alla Mafia

  • Tecniche di indagine in materia di mafia, con Giuliano Turone, in Cassazione Penale, 1983.
  • Rapporto sulla mafia degli anni '80. Gli atti dell'Ufficio istruzione del tribunale di Palermo. Giovanni Falcone: intervista-racconto, a cura di Lucio Galluzzo, Francesco La Licata, Saverio Lodato, 1986.
  • Cose di Cosa Nostra, con Marcelle Padovani, Rizzoli, 1991.
  • Io accuso. Cosa nostra, politica e affari nella requisitoria del maxiprocesso, Libera informazione, 1995.
  • La posta in gioco. Interventi e proposte per la lotta alla mafia, Milano, BUR Rizzoli, 2010.

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