La negoziazione sulla riforma delle pensioni ha subito l’ennesimo impasse. Dopo un incontro generale il 19 gennaio, si attendeva una riunione tra il Governo e le parti sociali l’8 febbraio per discutere della copertura previdenziale per donne e giovani. Tuttavia l’Esecutivo ha deciso di rinviare l’incontro e limitarlo solo ai sindacati. E il traguardo di Palazzo Chigi, quello di portare a casa una riforma strutturale entro l’estate per disinnescare definitivamente le misure momentanee e non sostenibili che vengono rinnovate di anno in anno, appare sempre più difficile da raggiungere.
Le pensioni costano troppo: nel 2025 spenderemo 60 miliardi in più di oggi
A destare preoccupazione sono i conti pubblici. Che rendono ancora più complesso trovare una soluzione sostenibile per superare finalmente la legge Fornero e che sia in linea tanto con la proposta di Quota 41 della Lega che con l'uscita dal mondo del lavoro a 62 o a 63 anni richiesta dalle sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil.
La spesa totale per le pensioni è già prevista in aumento di oltre 23 miliardi quest'anno, per arrivare a oltre 50 miliardi di euro nel 2025. Nel 2022 il costo delle pensioni è stato infatti di 297,3 miliardi di euro, mentre per l'anno in corso si spenderanno 320,8 miliardi di euro e tra due anni ben 349,7 miliardi di euro. Si passerà insomma dal 15,7% del Pil dello scorso anno al 16,4%. Una riforma costosa, in queste condizioni, appare difficile, se non impossibile.
Conti in rosso per l'Inps, l'allarme lanciato dal presidente Pasquale Tridico
L'Inps prevede un risultato negativo di oltre 9,7 miliardi di euro per la fine del 2023, rispetto agli 1,8 miliardi di attivo del 2022, a causa del peggioramento della situazione economica nel nostro Paese. Se il Governo non prenderà misure per contrastare questa tendenza, le condizioni patrimoniali dell'istituto potrebbero crollare ulteriormente.
A evidenziare come la sostenibilità del sistema previdenziale sia un problema molto serio in Italia è stato il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, durante il vertice del 19 gennaio. Il numero uno dell'istituto ha sottolineato come il rapporto tra i lavoratori e i pensionati si ridurrà da 1,4 a 1,3 già nel 2029 e potrebbe scendere a 1 nel 2050. C'è quindi una previsione nera dell'Inps.
Impossibile una riforma senza dividere sistemi previdenziale e assistenziale
Il rapporto sul bilancio del sistema previdenziale italiano curato dal Centro studi e ricerche Itinerari previdenziali, che è stato presentato in diretta streaming dalla sala stampa della Camera dei Deputati, sottolinea come le pensioni potrebbero diventare sostenibili senza la componente assistenziale e senza le attuali pensioni anticipate.
Il presidente del centro Alberto Brambilla ha sottolineato che una revisione equa, stabile e duratura dovrebbe essere alla base di una vera riforma previdenziale, dimenticando le forme di flessibilità in uscita dal mondo del lavoro che hanno vanificato la riforma "lacrime e sangue" di Elsa Fornero e Mario Monti, con salvaguardie e meccanismi che non sono risultati abbastanza lungimiranti. E che rischiano di scontentare tutti, come Opzione Donna modificata.
Insomma, tra la mancanza di fondi, di progetti a lungo termine, e l'assistenzialismo strutturale, cambiare rotta risulta sempre più complicato. E ancora più necessario per garantire un futuro alle prossime generazioni di pensionati. La riforma previdenziale del Governo Meloni, intanto, oggi sembra tutta in salita.