Il Governo ha presentato un emendamento alla Manovra che modifica due aspetti del sistema pensionistico: le finestre di accesso alla pensione e il riscatto della laurea. In entrambi i casi, i risultati delle modifiche saranno un aumento di fatto dei requisiti per andare in pensione. Buona parte dei cambiamenti avverrà a partire dal prossimo decennio e le norme entreranno pienamente in vigore nel 2035.
La Cgil ha attaccato il Governo per questo emendamento, accusandolo di voler aumentare l’età pensionabile attraverso stratagemmi che non la modificano ufficialmente, ma che comunque ritardano l’accesso alla previdenza per i lavoratori. Il sindacato sostiene inoltre che la norma sul riscatto della laurea sia incostituzionale.
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Cosa dice l’emendamento del Governo sulle finestre per andare in pensione
Con il nuovo emendamento sulle pensioni, il Governo vuole aumentare il periodo tra la maturazione dei requisiti per andare in pensione e l’effettivo pagamento del primo assegno previdenziale, la cosiddetta “finestra mobile“. Oggi questo periodo è di 3 mesi per la pensione anticipata, quella a 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e a 41 anni e 10 mesi per le donne, mentre varia per altre forme di pensione e per i dipendenti pubblici.
Il Governo vuole cambiare proprio la finestra mobile della pensione anticipata, in modo che:
- passi da 3 mesi a 4 mesi nel 2032;
- passi da 4 mesi a 5 mesi nel 2034;
- passi da 5 mesi a 6 mesi nel 2035.
In questo modo, di fatto, si ritarda di tre mesi nei prossimi 10 anni il pagamento degli assegni previdenziali di chi raggiunge i requisiti della pensione anticipata.
Cosa succede al riscatto della laurea a fini previdenziali
La seconda parte dell’emendamento riguarda il riscatto della laurea a fini pensionistici. Secondo quanto previsto dalla norma che dovrebbe entrare nella Legge di Bilancio, il valore degli anni riscattati con questo metodo sarà ridotto progressivamente, in modo da contare meno a partire dal prossimo decennio:
- per chi matura i requisiti nel 2031 verranno detratti 6 mesi dagli anni riscattati;
- per chi matura i requisiti nel 2032 verranno detratti 12 mesi dagli anni riscattati;
- per chi matura i requisiti nel 2034 verranno detratti 18 mesi dagli anni riscattati;
- per chi matura i requisiti nel 2035 verranno detratti 30 mesi dagli anni riscattati.
Questo significa che, per chi andrà in pensione nel 2035, la laurea triennale varrà solo 6 mesi di contributi, mentre quella magistrale solo 2 anni e mezzo. Il costo dei riscatti rimane invariato.
L’attacco della Cgil al Governo
La Cgil ha duramente attaccato il Governo per aver presentato questo emendamento. La segretaria confederale Lara Giglione ha accusato l’esecutivo di voler rafforzare la legge Fornero, dopo aver detto più volte in campagna elettorale di volerla superare:
Dopo aver di fatto azzerato qualsiasi forma di flessibilità in uscita dal lavoro, il Governo introduce ulteriori peggioramenti, inserendoli all’interno di un requisito pensionistico che continuerà a crescere nel tempo e che viene aggravato da nuove penalizzazioni e rinvii della decorrenza. Una scelta consapevole che sposta sempre più in là il traguardo pensionistico per tutte e tutti, negando il diritto a una pensione dignitosa dopo una vita di lavoro.
Il sindacato ha poi sottolineato, sempre per voce di Giglione, che a partire dal 2035 un lavoratore che abbia riscattato una laurea magistrale dovrebbe pagare di fatto 46 anni e 3 mesi di contributi per poter andare in pensione.