Pensioni con la nuova Irpef già dall’1 marzo, l’Inps accelera: la simulazione

Cambiano gli scaglioni Irpef e, di conseguenza, anche le pensioni. L'assegno di marzo 2024 conterrà anche il conguaglio di gennaio e febbraio

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

La nuova Irpef sulle pensioni e sulle prestazioni di accompagnamento alla pensione, con i relativi aumenti, verrà applicata a partire dagli assegni in pagamento dall’1 marzo e non più da aprile, come era inizialmente trapelato. La notizia arriva direttamente dall’Inps, tramite il messaggio numero 755 del 20 febbraio.

I nuovi scaglioni Irpef 2024

L’adeguamento avrà effetto anche sugli assegni straordinari del credito ordinario e cooperativo. L’importo di tali assegni è costituito dalla differenza tra l’importo lordo e le ritenute Irpef determinate secondo le norme comuni e senza l’applicazione di detrazioni e deduzioni d’imposta.

Si tratta di uno degli effetti del taglio da 4 a 3 aliquote Irpef operato dall’ultima Manovra. Passo che prelude, in prospettiva, a quell’aliquota unica che rappresenta il vero obiettivo del governo guidato da Giorgia Meloni. Sui ratei della mensilità di marzo 2024 verranno caricati anche i conguagli relativi alle differenze delle mensilità di gennaio e febbraio 2024.

Queste le nuove aliquote Irpef introdotte dal decreto legislativo 216/2023 (Attuazione del primo modulo di riforma delle imposte sul reddito delle persone fisiche e altre misure in tema di imposte sui redditi):

  • aliquota Irpef del 23% per i redditi fino a 28.000 euro;
  • aliquota Irpef del 35% per i redditi superiori a 28.000 euro e fino a 50.000 euro;
  • aliquota Irpef del 43% per i redditi che superano 50.000 euro.

I redditi più bassi sono esclusi dal primo scaglione: chi guadagna fino a 8.500 euro rientra nella No Tax Area 2024.

Pensione e rivalutazione 2024: le simulazioni

Il tasso di rivalutazione è inversamente proporzionale all’aumentare dell’importo dell’assegno mensile. Si parte da un tasso di rivalutazione provvisorio pari al 5,4% sulle pensioni più basse e fino alla soglia dei 2.500 euro.

  • Per le pensioni pari o inferiori a 4 volte (2.271,76 euro circa) il trattamento minimo, gli assegni saranno rivalutati al 100%;
  • le pensioni superiori a 4 volte (2.271,76 euro circa) il trattamento minimo, avranno assegni rivalutati all’85%;
  • le pensioni superiori a 5 volte il trattamento minimo Inps (2.839,70 euro circa) e pari o inferiori a 6 volte il trattamento minimo (3.407,64 euro circa) verranno rivalutate nella misura del 53%;
  • le pensioni superiori a 6 volte il trattamento minimo Inps e pari o inferiori a 8 volte il trattamento minimo  (4.543,52 euro circa) verranno rivalutate al 47%;
  • le pensioni superiori a otto volte il trattamento minimo Inps e pari o inferiori a 10 volte il trattamento minimo (5.679,40 euro circa) verranno rivalutate al 37%;
  • le pensioni  superiori a 10 volte il trattamento minimo Inps (oltre 5.679,40 euro circa) verranno rivalutate al 22%.

Di conseguenza,

  • una pensione da 567,94 euro lordi sale a 598,61 euro lordi (con un aumento mensile lordo di 30,67 euro);
  • una pensione di 1.000 euro lordi sale a 1.054 euro lordi (con un aumento lordo mensile di 54 euro e un aumento netto di 38,10 euro;
  • una pensione di 1.500 euro lordi sale a 1.581 euro lordi (con un aumento lordo mensile di 81 euro pari a un aumento netto di 64,08 euro).

Come detto, all’aumentare dell’assegno, si assottiglia il tasso di rivalutazione, quindi

  • a una cosiddetta “pensione d’oro” da 5.000 euro lordi corrisponde un tasso di rivalutazione provvisorio pari all’1,998%. Questo assegno sale a 5.099 euro (con un aumento lordo di 99 euro e un aumento netto di 76,94 euro).

Tutto questo senza prendere in considerazione le varie addizionali comunali.