L’Italia si piazza solo al 35° posto nella lista dei migliori sistemi pensionistici nel mondo. La classifica Global Pension Index 2024, del Mercer Cfa Institute, incorona al primo posto il sistema previdenziale olandese. Lo studio ha comparato 48 modelli a livello globale, che coprono il 65% della popolazione del pianeta. I voti sono stati assegnati secondo 3 direttrici: sostenibilità, adeguatezza e integrità.
Chi ha la migliore pensione al mondo
Quello italiano viene descritto come un sistema pensionistico “che presenta alcune buone caratteristiche ma che comporta anche rischi e/o carenze significative che dovrebbero essere affrontate; senza questi miglioramenti, la sua efficacia e/o sostenibilità a lungo termine può essere messa in discussione”.
In una scala che va da A, il massimo, ad E, l’Italia si piazza nel gruppo dei Paesi contrassegnati dalla lettera C insieme a realtà quanto mai eterogenee come Giappone, Indonesia, Cina, Polonia, Brasile e Botswana, fra gli altri.
Al primo posto troviamo i Paesi del quadro A, ovvero Paesi Bassi (al top con 84,8 punti), Islanda (83,4), Danimarca (81,6) e Israele (80,2). Si tratta di Stati che hanno “un sistema di reddito pensionistico di prima classe e solido che offre buoni benefici, è sostenibile e ha un alto livello di integrità”.
Il punteggio italiano
Questi i punteggi ottenuti dall’Italia nella classifica dei migliori sistemi pensionistici al mondo:
- adeguatezza – 68,2 punti (posizione 22 in classifica);
- sostenibilità – 25,1 punti (posizione 47);
- integrità – 77,2 punti (posizione 21).
Per “adeguatezza” si intendono progettazione del sistema, risparmio, sostegno governativo, proprietà della casa e attività volte alla crescita.
Per “sostenibilità” si intendono parametri relativi alle attività nel loro complesso, alla demografia, alla spesa pubblica, al debito pubblico e alla crescita economica.
E per “integrità” si indicano tutte quelle attività relative alla regolamentazione, alla governance, alla protezione delle persone, alla corretta informazione e ai costi operativi.
Come appare evidente, la falla principale è relativa alla sostenibilità della previdenza italiana. Nel Sistema Paese il numero dei lavoratori che pagano i contributi continua a decrescere, a causa dell’inverno demografico che si protrae ormai da anni, mentre il numero dei pensionati continua a ingrossarsi. Al Sud, in particolare, il numero delle pensioni erogate ha superato il numero dei contratti di lavoro. Secondo le proiezioni della Cgia di Mestre, entro il 2028 quasi 3 milioni di italiani lasceranno il mercato del lavoro andando ad aggravare la già travagliata situazione del sistema previdenziale italiano.
Gli interventi per migliorare la situazione
L’Italia con i suoi 55,4 punti non riesce a superare la posizione numero 35 a livello mondiale, sulle 48 considerate. Secondo gli analisti, il sistema pensionistico italiano potrebbe essere migliorato tramite una serie di interventi:
- espansione della copertura dei dipendenti negli schemi pensionistici occupazionali, aumentando così il livello dei contributi e degli asset;
- continuare ad aumentare il tasso di partecipazione della forza lavoro nelle fasce d’età più anziane, man mano che aumenta l’aspettativa di vita;
- limitare la disponibilità dei benefici prima del pensionamento;
- ridurre il debito pubblico e la spesa pubblica per le pensioni come percentuale del Pil.
Viene evidenziato come il valore dell’indice italiano sia leggermente diminuito, passando da 56,3 nel 2023 a 55,4 nel 2024, principalmente a causa di una riduzione della pensione di base, espressa come percentuale del salario medio.
Con il freno alle pensioni anticipate e l’aumento dell’età per la pensione a 70 anni (ma su base volontaria), il governo Meloni sembra essersi messo sulla strada per risolvere almeno una fra le criticità indicate.