Pensioni, flessibilità in uscita ma senza Quote: l’ultima ipotesi allo studio del Cnel

Salvini viene sorpassato da Forza Italia nella coalizione di governo e cala di conseguenza il suo peso specifico. Al posto di Quota 41, dunque, potrebbe arrivare un sistema con flessibilità in uscita ma senza Quote

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Nella pentola del governo continuano a bollire novità in merito alle mini-riforme pensionistiche volte a creare deroghe alla Legge Fornero. Due gli elementi da tenere in considerazione: come è noto, i margini di manovra sono risicatissimi dal momento che le casse dello Stato piangono. Inoltre, nel voto europeo dell’8 e 9 giugno la Lega si è vista superare da Forza Italia.

La Quota 41 della Lega

Il Parlamento attende la bozza della Manovra entro il prossimo 20 ottobre. La Lega torna a insistere su Quota 41, cioè la possibilità di uscire dal mondo del lavoro con 41 anni di contribuzione a prescindere dall’età anagrafica. Si tratta di un’ipotesi pensata per chi ha iniziato a lavorare in giovanissima età, magari anche facendo lavori fisici, e alla soglia dei 60 anni è stremato.

Ma ora la Lega è il terzo partito della coalizione di governo e il quinto partito italiano in termini assoluti, tallonato per 2 soli punti percentuali da Alleanza Verdi e Sinistra. Inevitabile, dunque, che cambino anche gli equilibri interni nell’esecutivo. La Lega, da sempre promotrice delle Quote pensionistiche, dovrebbe sperimentare un ridotto campo d’azione per le sue pretese.

Secondo La Stampa, il capo della Lega Matteo Salvini chiederà almeno la proroga di Quota 103, che però nel 2023 ha prodotto solo 20.000 uscite.

Cnel al lavoro sulla riforma delle pensioni

Il Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro), guidato da Renato Brunetta, presenterà entro luglio un documento preliminare al quale ai primi di ottobre seguirà la proposta di disegno di legge per la revisione del sistema previdenziale.

Fra le ipotesi al vaglio del Cnel c’è quella di tornare allo schema della legge Dini prevedendo una flessibilità in uscita calibrata su una gamma di età comprese dai 64 ai 72 anni, mandando in soffitta il sistema delle Quote tanto caro a Salvini. In questo schema, la soglia per la pensione di vecchiaia salirebbe a 67 anni più 25 anni di contributi o un importo di pensione pari ad 1,5 volte l’assegno sociale. Oggi il sistema prevede 67 anni più 20 di versamenti contributivi. La riforma Cnel prevede 9 scaglioni d’età per andare in pensione. Più si posticipa l’uscita dal mondo del lavoro, più cresce il peso dell’assegno.

Ma si tratta solo di una delle ipotesi al vaglio del Cnel. Prima che venga espresso il dossier previsto per luglio, occorre definire quattro documenti relativi ad altrettanti temi: casse dei liberi professionisti, previdenza complementare, previdenza obbligatoria e contribuzione.

La spesa pensionistica in Italia

Secondo le stime del Documento di economia e finanza, la spesa previdenziale in Italia è destinata a superare i 337 miliardi di euro entro la fine del 2024. Si tratta di un’impennata del +5,8% rispetto al 2023. Inoltre, nei prossimi tre anni, fino al 2027, si prevede un tasso di crescita medio annuo del +2,9%. Sul fronte previdenziale, dunque, per il governo Meloni la strada è tutta in salita.