Pensioni, al via alle domande per Opzione Donna: come funziona il ricalcolo contributivo

Pensionamento anticipato, Opzione Donna confermata nel 2020: cosa sapere prima di presentare la domanda

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Alessandra Di Bartolomeo

Giornalista di economia

Giornalista esperta di risparmio, ha maturato una vasta esperienza nella divulgazione di questioni economiche.

Pubblicato: 26 Gennaio 2020 12:20

Con l’approvazione della Manovra 2020, è stato confermato anche quest’anno l’importante strumento noto come Opzione Donna. Questa misura consente a coloro che soddisfano determinati requisiti di anticipare il pensionamento rispetto alla normale età pensionabile. L’accesso a questo beneficio, però, è soggetto a termini e condizioni specifici, uno dei quali riguarda il ricalcolo contributivo.
Quest’ultimo è infatti un aspetto cruciale per coloro che intendono usufruire dell’Opzione Donna. Tale procedura determina il reddito della pensione e influenza direttamente il sostegno finanziario che il pensionato riceverà una volta ritiratosi dal lavoro. È quindi essenziale comprendere appieno come funziona e quali impatti possa avere sulle entrate pensionistiche.
Presentare la domanda per l’Opzione Donna, ricordiamo, richiede una valutazione attenta dei propri requisiti e delle procedure necessarie. È consigliabile quindi informarsi adeguatamente sulle modalità di presentazione della domanda e sui documenti richiesti per evitare ritardi o problemi nell’elaborazione della richiesta.

Opzione Donna, entro quando presentare domanda per la pensione anticipata

Per avere diritto al riconoscimento della pensione anticipata tramite Opzione Donna, oltre al possesso dei requisiti richiesti, è necessario che le lavoratrici della scuola presentino la domanda entro il 28 febbraio. Dal momento del riconoscimento l quello della decorrenza della pensione, tuttavia, le interessate dovranno attendere circa un anno/un anno in mezzo prima dell’erogazione del primo assegno. Le lavoratrici dipendenti, nello specifico, dovranno aspettare 12 mesi, mentre quelle autonome 18 mesi.

Una diversificazione tra lavoratrici dipendenti e autonome, inoltre, viene fatta anche in merito al raggiungimento dell’età che dà la possibilità di andare in pensione tramite Opzione Donna. Per quanto riguarda le libere professioniste, infatti, queste non possono anticipare la propria uscita dal dal lavoro se non prima del compimento dei 59 anni di età. Per le lavoratrici dipendenti, invece, l’età minima si abbassa a 58 anni. In entrambi i casi, tuttavia, bisogna aver cumulato almeno 35 anni di contributi, a condizione però che le dirette interessate scelgano la liquidazione dell’assegno tramite il calcolo contributivo.

Opzione Donna, come funziona il ricalcolo contributivo

Anticipare la pensione di vecchiaia, che ad oggi – e fino al 2022 – per le donne si raggiunge al compimento di 67 anni e all’accumulo di 41 anni e 10 mesi di contributi fino al 2026, comporta tutta una serie di rinunce, soprattutto da un punto di vista remunerativo. Questo perché l’importo spettante alla pensionata non sarà più calcolato tramite calcolo misto o metodo retributivo, ma la pensione verrà ricalcolata tramite il metodo contributivo (a prescindere dalla reale anzianità contributiva al 1995).

Il ricalcolo contributivo della pensione, in pratica, funziona così: tutto ciò che è stato versato durante gli anni di lavoro viene ricalcolato – appunto – tenendo conto degli interessi, commisurati a loro volta al tasso legato all’andamento quinquennale del PIL e all’inflazione. Alla data del pensionamento, poi, a questo montante contributivo (ovvero la somma dei versamenti effettuati e rivalutati) si applicherà un coefficiente di conversione, che cresce con l’aumentare dell’età.

Quello che succede, dunque, è che chi sceglie di andare in pensione tramite Opzione Donna, infatti, non solo dovrà fare i conti con una finestra d’attesa che può variare dai 12 ai 18 mesi, ma vedrà il proprio assegno diminuire dal 20% al 40%.