Sono circa 5000 gli immobili di proprietà del Vaticano. Essi sono distribuiti in particolar modo a Roma ma se ne trovano anche in altre parti del mondo come in Francia, Svizzera e Regno Unito. Ma quali categorie immobiliari includono le proprietà della Santa Sede? Ebbene, una vasta gamma di strutture ed edifici. Si va, infatti, dalle residenze private agli spazi commerciali, dai garage alle biblioteche passando anche per i conventi, i siti sotterranei come le catacombe nonché per edifici meno convenzionali come le stalle. E quanto valgono esattamente tali immobili? Ciò lo si evince dall’ultimo rapporto (2023) dell’Apsa, l’Organismo economico della Curia romana che si occupa della gestione del patrimonio economico della Santa Sede.
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Patrimonio immobiliare del Vaticano
Gli immobili del Vaticano, come detto, sono circa 5000, sono distribuiti su una superficie totale di circa 1,5 milioni di metri quadri ed è soprattutto Roma ad ospitare il numero più alto di proprietà. Una parte di esse è affittata con contratto di locazione a canone di mercato, un’altra parte con quello a canone agevolato mentre la parte maggiore di immobili è utilizzata senza che si paghi alcun affitto.
Ricordiamo che, a seguito dello scandalo legato all’acquisto del palazzo di Londra, Papa Francesco ha deciso di riorganizzare le finanze vaticane ed ha affidato all’Apsa un ruolo fondamentale della gestione economica. Tale ente, quindi, è diventato il gestore principale dei beni finanziari della Santa Sede nei quali sono inclusi anche gli investimenti che prima erano di responsabilità della Segreteria di Stato. Tornando alle proprietà gestite dall’Apsa, esse sono di diverso tipo. Ci sono gli immobili a uso residenziale, quelli a uso commerciale, le pertinenze (spazi accessori o servizi legati ad altre proprietà) e quelli a redditività ridotta ovvero che generano meno entrate rispetto ad altri. Anche a livello internazionale, l’Apsa gestisce un numero significativo di proprietà che supera le 1100 unità.
Per quanto riguarda il patrimonio gestito dall’Amministrazione del Patrimonio della Santa Sede Apostolica, nel 2022 ammontava a circa 2,9 miliardi di euro suddiviso in due grandi categorie: quella immobiliare e la mobiliare. Quest’ultima comprende investimenti come azioni, obbligazioni e quote di fondi di terzi. E nel 2023?
Il bilancio del 2023
Nel 2023, il portafoglio dell’Apsa conteneva immobili, titoli azionari (pochi), molte obbligazioni a breve termine e una quota abbastanza alta di liquidità, superiore al 50% per garantire una maggiore sicurezza economica.
Più nel dettaglio, dal bilancio 2023 presentato dall’ente si evince che vi è stato un utile di 45,9 milioni di euro mentre, per quanto concerne la gestione dei beni finanziari, si è registrato un surplus di 27,6 milioni di euro. Dai dati forniti, inoltre, si apprende che l’Apsa ha investito i propri fondi in titoli internazionali, a reddito fisso e in altra attività finanziarie. L’obiettivo è stato infatti quello di diversificare gli investimenti, distribuire il rischio e ottenere il miglior rendimento possibile rispettando le direttive del Comitato Investimenti.
Viste le incertezze economiche globali, l’Amministrazione del Patrimonio della Santa Sede Apostolica ha comunicato inoltre di aver adottato un approccio prudente. Ha mantenuto infatti una bassa esposizione alle azioni e ha ridotto la durata media dei titoli obbligazionari a circa quattro anni. In più, ha mantenuto un alto livello di liquidità di riserva uguale al 50% con lo scopo di affrontare eventuali imprevisti.
La principale fonte di guadagno del Vaticano: gli immobili
Dalla gestione della sue proprietà, l’Apsa ha incassato 35 milioni di euro con ricavi complessivi pari a 73,6 milioni di euro e ciò è stato possibile grazie all’enorme patrimonio immobiliare della Santa Sede, circa 5000 edifici. Come spiegato, una parte degli immobili è affittato a canone di mercato ovvero il 19,2%. Il 10,4%, poi, a canone agevolato mentre il restante 70,4% è concesso senza alcun affitto. Proprio per questo, tali immobili rappresentano una fonte di entrate davvero importante per il Vaticano perché aiuta a sostenere le sue attività globali.
Come detto, poi, la parte maggiore degli immobili si trova a Roma e provincia, soprattutto nelle aree limitrofe a Città del Vaticano. L’Apsa, però, gestisce proprietà anche fuori dall’Italia (oltre 1000) mediante tre società create tra il 1932 e il 1933. Parliamo della Sopridex che in Francia (Parigi) gestisce 752 unità immobiliari, della British Grolux Investment che nel Regno Unito (Londra) amministra 27 immobili e della Profima che in Svizzera (Losanna, e Ginevra) gestisce 344 proprietà.
Quali sono le priorità della gestione del patrimonio del Vaticano?
L’Amministrazione del Patrimonio della Santa Sede Apostolica ha spiegato di adottare nella gestione del patrimonio del Vaticano i criteri di proporzionalità e progressività come aveva raccomandato di fare Papa Francesco e ciò lo si nota nella relazione allegata al bilancio. Da essa si evince infatti che una parte significativa dei ricavi proviene dagli affitti a prezzo di mercato di immobili prestigiosi che si trovano a Londra e a Parigi. E grazie a tali entrate, ha spiegato l’Apsa, è stato possibile offrire delle strutture in comodato d’uso gratuito all’Elemosineria Apostolica . Un esempio è Palazzo Migliori, luogo che si trova poco distante dal colonnato di San Pietro in cui i volontari della Comunità di Sant’Egidio accolgono le persone senza una fissa dimora. Per quanto concerne il patrimonio immobiliare in Italia, sempre dai dati, si evince che nel 2022 l’Apsa ha versato 8,96 milioni di euro complessivi all’erario. Esattamente 6,05 milioni per l’Imu che è l’imposta sugli immobili e 2,91 milioni di euro per l’Ires che è invece l’imposta sui redditi delle società.
In merito al bilancio, il presidente dell’Anpsa Galantino ha spiegato che esso è costituito da elementi che mirano a “fare chiarezza in un ambito, quello dell’amministrazione e della gestione, che vive di competenze, lealtà e trasparenza”. Ha sottolineato inoltre l’importanza della fiducia richiamando le parole di Antonio Genovesi, il grande economista che già nel settecento evidenziava tale concetto. Infine, ha aggiunto che la pubblicazione del bilancio dell’Apsa è un atto di rispetto verso tutte quelle persone che continuano a donare alla Chiesa affinché quest’ultima sostenga la sua missione. Intanto, anche Papa Francesco sta spingendo per fare in modo che vi sia una maggiore trasparenza e chiarezza nella gestione delle risorse.