Mutui a tasso variabile, cosa cambia dopo la decisione della Bce per i tassi al 2%

La Bce mantiene invariati i tassi al 2%. Cosa significa per chi ha un mutuo a tasso variabile e per chi pensa di accenderne uno

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Claudio Cafarelli

Giornalista e content manager

Giornalista pubblicista laureato in economia, appassionato di SEO e ricerca di trend, content manager per agenzie italiane e straniere

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La Banca centrale europea ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse: il tasso sui depositi resta al 2%, quello principale al 2,15% e quello sui prestiti marginali al 2,40%. Una scelta di prudenza che arriva dopo otto tagli consecutivi tra il 2024 e il 2025, segnando una fase di stabilità per il costo del denaro. Dopo un anno di tagli che avevano alleggerito le rate per milioni di famiglie, la Bce sceglie ora di consolidare i risultati e monitorare l’andamento dell’inflazione. Il mercato ha reagito con calma: l’Euribor a tre mesi, principale parametro per i mutui variabili, resta stabile intorno al 2%, segno che la pausa era ampiamente prevista.

I dati della BCE e le prospettive per l’economia

Il congelamento dei tassi implica come obiettivo quello di garantire la stabilità dei prezzi, mantenendo l’inflazione vicino ma leggermente sopra il 2%. L’economia dell’Eurozona cresce a ritmi contenuti, con un +0,2% nel terzo trimestre e una disoccupazione al 6,3%, sostenuta da mercati del lavoro solidi e bilanci familiari ancora in equilibrio.

In questo contesto, i tassi medi dei mutui restano invariati, portando un po’ di tregua dopo la volatilità degli ultimi anni. Gli analisti prevedono che la Bce manterrà questa linea di “attesa attiva” fino al 2026, valutando eventuali nuovi tagli solo se l’inflazione continuerà a rallentare nei prossimi mesi.

Mutuo a tasso variabile: cosa cambia per chi lo ha già

Per chi ha già stipulato un mutuo a tasso variabile, la decisione della Bce non comporta variazioni immediate. La rata resterà sostanzialmente stabile almeno fino alla prossima primavera, grazie all’andamento costante dell’Euribor. Dopo i forti rincari del 2023, la maggior parte delle famiglie può ora contare su un equilibrio che garantisce prevedibilità.

Chi ha un mutuo variabile aperto negli ultimi anni sta pagando tassi compresi tra 2,5% e 3%, valori molto inferiori rispetto ai picchi del 2023. Gli istituti di credito mantengono standard di credito simili ai mesi precedenti, senza irrigidimenti particolari, e continuano a proporre soluzioni di surroga per alleggerire ulteriormente il costo delle rate.

Conviene aprire oggi un mutuo variabile?

La convenienza dei mutui a tasso variabile dipende dall’evoluzione dei tassi di mercato. Attualmente, la differenza tra fisso e variabile si è ridotta, ma il secondo continua a offrire rata iniziale più bassa e maggiore flessibilità. Sono circa 50 euro al mese ciò che paga in più chi ha scelto un tasso variabile rispetto a quello fisso. Va considerato che in caso di nuova stretta monetaria, anche un piccolo rialzo dell’Euribor potrebbe aumentare progressivamente la rata.

Secondo Fabio Femiani, responsabile mutui di Idealista.it, “i tassi variabili oggi sono tornati su livelli sostenibili, intorno al 2,5%, grazie all’allentamento delle politiche monetarie dei mesi scorsi”. Femiani aggiunge che “le banche sono ancora competitive e la concorrenza favorisce condizioni vantaggiose per chi vuole surrogare o accendere un nuovo mutuo”.

Le prospettive per i prossimi mesi

Guardando avanti, la Bce continuerà a muoversi con cautela, valutando i dati macroeconomici prima di intervenire di nuovo. Le previsioni attuali indicano un periodo di stabilità dei tassi fino al 2026, ma non si esclude un taglio moderato se l’inflazione dovesse scendere sotto le attese.

Il 2025 sarà quindi un anno di mutui variabili stabili: le rate resteranno pressoché invariate, i nuovi prestiti non aumenteranno, ma nemmeno scenderanno ulteriormente. Una situazione di equilibrio che offre alle famiglie tempo per pianificare con serenità le proprie scelte finanziarie.