Tra i più discussi personaggi del panorama politico italiano, Vittorio Sgarbi è ora finito (per l’ennesima volta) al centro di una polemica. Una polemica che, oggi, ha per oggetto la sua pensione.
Critico d’arte, deputato della Repubblica Italiana e sindaco di Sutri (piccolo comune della provincia laziale di Viterbo), Sgarbi è “finalmente” andato in pensione. Ci è andato dopo 50 anni di contributi versati come funzionario dei Beni Culturali ma, ciò che ha destato maggior scalpore, è che sono ben 33 anni – dal 1985 – che è in aspettativa. Ecco dunque che, quei contributi, sarebbero di fatto figurativi.
A commentare la vicenda è stato lui stesso, nel corso di una lunga intervista rilasciata a Panorama. «Ero in aspettativa gratuita: non mi pagavano. E alla “Quota 100” io rispondo con la “Quota Sgarbi”: lavorerò fino all’ultimo giorno», si difende. Per poi ammettere che in effetti la vicenda ha dell’incredibile, e che di andare in pensione non l’ha chiesto lui. Semplicemente, gli è stato comunicato. E, ancor più incredibile, è che in pensione ci è andato con la tanto discussa Legge Fornero. Classe 1952, Sgarbi ha iniziato la sua carriera come supplente di latino per poi entrare in politica tra le fila di Forza Italia, partito abbandonato a seguito di alcuni dissidi con Silvio Berlusconi.
Ha lavorato per 45 anni, il 66enne Vittorio Sgabri. Che, se sommati ai 4 anni di laurea e all’anno di perfezionamento (tutti e cinque riscattati), raggiungono i 50. Sebbene, si sussurri, non abbia lavorato poi un granché. Ci sarebbero anche certificati medici, a dimostrare che – da ispettore e poi da sopraintendente dei Beni Culturali – alcuni problemi fisici gli impedissero di stare in ufficio. «Ero poco in ufficio ma lavoravo», ha ribadito lui nel corso dell’intervista.
Condannato per truffa aggravata e continuata e per falso ai danni dello Stato proprio per assenteismo, Vittorio Sgarbi ha poi confessato che la sua pensione sarà tra i 2.500 e i 3.500 al mese, sebbene lui – mensilmente – ne spenda oltre 30 mila tra affitto (7 mila euro), assistenti e dipendenti della sua Fondazione. «La mia lunghissima aspettativa è stata un risparmio per lo Stato. L’hanno avuta tutti, e mi pare giusto perché è una regola democratica», ha affermato. Accusando “gli altri” di averlo cacciato da ogni carica rivestita.