Il commercio del riso in Italia vale 447,6 milioni, Sud in crescita

I dati Ismea sul mercato del riso in Italia rivelano una spesa di oltre 447 milioni di euro: il comparto è in ottima salute e cresce al Sud

Foto di Federica Petrucci

Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Pubblicato:

I dati presentati da Ismea in occasione di Risò – Festival internazionale del Riso di Vercelli (che si è tenuto dal 12 al 14 settembre 2025) offrono una fotografia nitida del comparto: nel 2024 la spesa delle famiglie italiane per il riso ha raggiunto i 447,6 milioni di euro, corrispondenti a oltre 164mila tonnellate acquistate, con un prezzo medio di 2,72 euro al chilo.

Numeri questi che confermano come il riso, alimento profondamente radicato nella tradizione gastronomica italiana, continua a mantenere un ruolo centrale, seppur diverso da quello di pane e pasta.

Il peso del riso nel carrello della spesa

Seppur non quotidiano come la pasta, il riso ha una collocazione precisa nel carrello della spesa degli italiani.

Rappresenta il 3% della spesa destinata ai derivati dei cereali, confermando un consumo più mirato e identitario. A differenza della pasta, che resta il pilastro della dieta mediterranea, il riso si lega a occasioni particolari e ricette tradizionali, dalle grandi tavole del Nord ai piatti tipici del Sud.

Il dato dei 447,6 milioni di euro non è banale. Significa che, in media, ogni famiglia italiana destina una parte consistente della propria spesa a questo alimento.

Nord in testa per consumi, il Sud cresce di più

La distribuzione geografica dei consumi mette in luce le profonde differenze culturali e gastronomiche del Paese.

Il Nord Ovest guida il trend con il 31,5% del totale, confermando il ruolo di Piemonte e Lombardia come culle del riso italiano, sia per la produzione sia per la tradizione del risotto. Subito dopo troviamo Centro e Sardegna (24%), seguiti da Sud e Sicilia (22,8%) e Nord Est (21,7%).

Eppure i dati più interessanti arrivano proprio dal Meridione: nei primi mesi del 2025 il Sud e la Sicilia hanno registrato la crescita più dinamica, con un aumento del 2,8% in valore e del 2,2% in volume.

La spiegazione va cercata sia nel cambiamento delle abitudini alimentari, sia nella capacità del riso di adattarsi a preparazioni diverse.

Canali di acquisto: supermercati e discount protagonisti

Il riso è un alimento popolare e accessibile, e lo dimostra la mappa dei canali di acquisto.

La grande distribuzione e i supermercati assorbono il 41,8% della spesa, seguiti da discount (26,7%) e ipermercati (24,3%). Il dettaglio tradizionale, invece, si ferma all’1,1%, confermando il progressivo spostamento dei consumi verso la grande distribuzione organizzata.

Il peso crescente dei discount racconta molto sul rapporto qualità-prezzo. Se da un lato infatti il consumatore cerca la convenienza, dall’altro trova sullo scaffale varietà che non rinunciano alla qualità.

Questo trend spinge i produttori a diversificare l’offerta, puntando non solo sui risi di fascia premium, ma anche su soluzioni più economiche, senza sacrificare la resa in cucina.

Le varietà di riso preferite dagli italiani

Se parliamo di riso in Italia, non possiamo non parlare di Carnaroli e Arborio, simboli indiscussi del risotto. Il Carnaroli rappresenta il 17,1% dei volumi acquistati, mentre l’Arborio l’11,6%. La loro forza non è solo qualitativa, ma culturale: evocano piatti iconici, dalla cucina casalinga alla ristorazione d’eccellenza.

Il riso bianco lavorato rimane il preferito, con il 73% dei volumi acquistati. Tuttavia, il parboiled conquista il 25%, grazie alla praticità: tiene la cottura, si conserva bene ed è perfetto per chi ha poco tempo. Una scelta che riflette lo stile di vita moderno, più veloce e attento alla funzionalità.

Le varietà allungate (Indica, Gladio, Thai e simili) hanno invece una quota marginale, pari al 5,4%. Ciò conferma che l’Italia, pur globalizzata, continua a prediligere le varietà autoctone e legate alla propria tradizione gastronomica.

La domanda di riso “identitario” resta alta, ma cresce anche l’interesse verso prodotti biologici e tracciabili. Il consumatore vuole sapere da dove viene il riso che mette in tavola, come è stato coltivato e se rispetta criteri ambientali e sociali.

Al tempo stesso, i produttori dovranno confrontarsi con il cambiamento climatico, che incide sulla disponibilità di acqua e sulle rese agricole. Innovazione tecnologica e pratiche agricole sostenibili saranno decisive per confermare l’Italia come leader del riso in Europa.