In Italia è valido il sistema delle indicazioni geografiche dell’Ue, che riconosce le denominazioni DOP, IGP e IG. Si tratta di denominazioni “protette” che rappresentano un asset strategico per il Made in Italy, contribuendo alla valorizzazione del territorio e alla competitività dei prodotti agroalimentari sui mercati nazionali e internazionali.
Ma vediamo nel dettaglio cosa significa tutto questo e qual è la differenza tra le varie denominazioni.
Indice
Cosa si intende per denominazione geografica protetta
L’Unione Europea tutela le produzioni locali di cibi e bevante attraverso il sistema di denominazione protetta, che certifica la qualità e l’origine geografica di un determinato prodotto, nonché il rispetto di determinate metodologie durante la fase di produzione dello stesso.
In questo modo, la legge non solo rafforza la fiducia dei consumatori, garantendo l’autenticità dei prodotti, ma offre anche ad aziende e imprenditori specializzati un vantaggio economico, permettendo loro di distinguersi dalla concorrenza globale e di differenziarsi, accedendo a mercati più prestigiosi con un marchio riconosciuto e protetto a livello internazionale.
Quali sono le denominazioni
Le indicazioni geografiche protette riconosciute dall’Ue sono:
- il marchio DOP, che sta per denominazione di origine protetta (per prodotti alimentari e vini);
- il marchio IGP, che sta per indicazione geografica protetta (valido sempre per prodotti alimentari e vini);
- il marchio IG, che sta per indicazione geografica (valido per le bevande spiritose, ovvero alcoliche).
Che differenza c’è tra IGP e DOP
Sia il marchio DOP che il marchio IGP attestano il legame di un prodotto con la tradizione e l’identità di un territorio, ma con una fondamentale differenza:
- per ottenere il marchio DOP, l’intero processo produttivo – dalla materia prima alla trasformazione finale – deve svolgersi esclusivamente nella zona geografica definita dal disciplinare di riferimento per quel prodotto specifico o vino;
- per ottenere il marchio IGP, invece, basta che almeno una delle fasi di produzione, lavorazione o preparazione avvenga nel territorio identificato dal disciplinare di riferimento.
Ad esempio, il Prosciutto di Parma è un prodotto DOP perché l’intero processo produttivo – dall’allevamento dei suini alla stagionatura – avviene esclusivamente nella provincia di Parma, in particolare nella zona collinare compresa tra il fiume Enza e il fiume Stirone. Qui, il clima e le tecniche di lavorazione tradizionali garantiscono le caratteristiche distintive del prosciutto.
Il Lardo di Colonnata, invece, è un prodotto IGP. Sebbene la stagionatura debba necessariamente avvenire nel piccolo borgo di Colonnata, frazione di Carrara, utilizzando le tipiche conche di marmo, alcune fasi della lavorazione, come la macellazione del suino e la preparazione iniziale del lardo, possono essere effettuate anche al di fuori di questa area.
Oppure ancora, per i vini IGP, il disciplinare prevede che almeno l’85% dell’uva provenga esclusivamente dalla zona geografica in cui il vino viene effettivamente prodotto, ma il restante 15% può provenire da altre zone.
Qual è la differenza tra DOC e DOP
Non bisogna poi confondere la certificazione DOP con la DOC. Infatti, il termine DOC (Denominazione di Origine Controllata) si applica in Italia esclusivamente ai vini e certifica che il prodotto proviene da un’area geografica specifica con regolamenti precisi sulla produzione.
Anche se con la riforma del 2010 l’Unione Europea ha armonizzato il sistema di classificazione dei vini, inglobando nel marchio DOP sia le DOC (Denominazione di Origine Controllata) che le DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita). In Italia, entrambe le sigle sono ancora ampiamente utilizzate, soprattutto per una questione commerciale.
Infatti, la certificazione DOC continua a essere riservata in Italia ai vini prodotti in specifiche aree geografiche con disciplinari precisi che regolano zona di produzione, vitigni ammessi, tecniche di vinificazione e resa per ettaro. Mentre la DOCG si ottiene solo se i vini già DOC dimostrano la stessa costanza nella qualità e nella produzione per almeno 10 anni.
Di fatto, proprio perché in entrambi i casi è garantito che il vino proviene da un’area geografica specifica e che rispetta rigide regole di produzione, rientrano entrambi i marchi tra la categoria dei DOP, tuttavia continuano a essere utilizzati in Italia principalmente per valorizzare meglio i vini sul mercato.
Tutti i prodotti DOP e IGP italiani
L’Italia è il paese con il maggior numero di prodotti agroalimentari a marchio DOP e IGP riconosciuti dall’Unione Europea. Di seguito l’elenco completo, come riportato nel registro europeo delle Indicazioni Geografiche Protette dell’Unione Europea.