Il momento più toccante della Milano Fashion Week non è stato un abito, né un dettaglio scenografico, ma un lungo applauso. Un applauso che ha unito modelle e pubblico, che ha fatto brillare occhi lucidi e ha trasformato le lacrime in un ricordo condiviso. All’Armani/Teatro, la porta della passerella è rimasta vuota, ma la sensazione era che Giorgio Armani fosse comunque lì, invisibile e presente, a ricevere l’abbraccio della sua città e del mondo della moda. Un’assenza che diventa la più acuta delle presenze.
“Ritorni”, il viaggio che diventa stile
La nuova collezione Emporio Armani donna Primavera/Estate 2026 porta un titolo emblematico: “Ritorni”. Un nome che evoca il ritorno a casa, il momento sospeso tra memoria e presente, quando la quotidianità si colora di ricordi di viaggio e si arricchisce di forme e motivi che arrivano da lontano. È una moda che racconta la leggerezza di chi vive un attimo speciale, fatto di nostalgia e nuova energia.

Le forme sono leggere, allungate, mai urlate. I colori si muovono con eleganza dal beige al nero, passando per tonalità fredde e neutre con tocchi di grigio minerale. La silhouette è fluida, dinamica, ma sempre composta: un equilibrio perfetto tra libertà e misura.
Dettagli che parlano di altrove
La collezione intreccia suggestioni multiculturali con il guardaroba cittadino. Ecco gli ikat che punteggiano abiti e pantaloni ampi, le chiusure a kimono, gli obi che raccontano una gestualità diversa, più lenta. Accanto a questi dettagli, piccoli accessori dal sapore etnico come le cuffiette crochet di rafia, le sacche nomadi, i sandali piatti dalle punte pronunciate. Tutto però viene ricondotto alla misura urbana: giacche, soprabiti leggeri, parka, completi pigiama, slipdress impalpabili che sembrano respirare l’aria di una sera d’estate.

Il gilet come gesto iconico
Il capo simbolo della collezione è il gilet. Lungo, ridisegnato, reinterpretato, diventa protagonista di look che giocano con la verticalità del corpo. Si alterna a giacche morbide, spolverini sottili, tute in seta fluide, gonne corte che si affiancano a pantaloni extra large con coulisse. Ogni linea è pensata, ogni volume disciplinato: non c’è nulla di casuale, ma tutto respira la visione rigorosa che Re Giorgio ha insegnato al mondo.
Un tempio silenzioso che sussurra moda
All’Armani/Teatro, firmato da Tadao Ando, pochi mesi fa trasformato in luogo di omaggio e cordoglio, la moda non ha alzato la voce. Ha sussurrato. E quel sussurro aveva il timbro caldo di Giorgio Armani: elegante, sobrio, commosso. Le scale ispirate a M.C. Escher, i tendaggi discreti, l’atmosfera sospesa hanno amplificato la sensazione di essere dentro un rito collettivo.
È la prima sfilata senza di lui, ma ogni dettaglio parla la sua lingua. Ed è questo il paradosso più emozionante: nel momento dell’assenza, la presenza di Giorgio Armani è apparsa più forte che mai.