L’ultima polemica che sta coinvolgendo il governo guidato da Giorgia Meloni riguarda le affermazioni del ministro Giuseppe Valditara – titolare del dicastero dell’Istruzione e del Merito – sulle differenze di stipendio che vorrebbe introdurre tra gli insegnanti in base alle regioni di residenza e al luogo in cui abitano.
Un principio contestato a gran voce non solo da parte dei rappresentanti dei partiti di opposizione, ma anche dai sindacati e dalle associazioni di categoria che operano nel settore.
Analizzando la questione, appare evidente come il concetto di fondo che soggiace alle parole del ministro sia stato formulato seguendo alcuni dati reali sulle diverse condizioni dei cittadini a seconda della propria residenza.
D’altronde è innegabile che un docente di Milano sia sottoposto ad un costo della vita più alto rispetto ad un collega di Napoli, Bari o Palermo; allo stesso modo è indiscutibile che un insegnante che abita in periferia (o in un’area interna in cui scarseggiano i servizi di trasporto pubblico) debba sostenere una spesa maggiore per raggiungere la sede di lavoro se paragonato ad un lavoratore che abita nel centro città, a pochi passi dall’istituto dove si reca ogni giorno.
Buste paga dei docenti, Italia fanalino di coda dell’Unione europea
Messa in standby questa ipotesi a causa del putiferio scatenato su quotidiani e social network, sul tavolo della discussione rimane un dato di fatto assai preoccupante: ad oggi è ormai assodato come il compenso del corpo insegnante in Italia sia il più basso di quasi tutto il continente europeo. I nostri professori guadagnano in media molto meno dei loro corrispettivi in Olanda, in Belgio e in Germania.
Ma il confronto è impietoso anche con Paesi che vantano un Prodotto interno lordo molto più simile al nostro, come la Francia e la Spagna. Al momento fanno peggio di noi solo gli Stati dell’Est Europa (in particolare Estonia, Polonia e Repubblica Ceca), la Grecia e Malta, ma le differenze verranno presto colmate se gli stipendi dei nostri docenti non verranno adeguati a breve ai nuovi parametri imposti dall’inflazione in costante crescita.
Quanto guadagnano i nostri insegnanti: il confronto con gli altri Stati membri
A fotografare la situazione ci ha pensato l’OCSE (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) che offre spesso report molto interessanti – come ad esempio in tema di pensioni. Per quanto qui interessa l’ente ha reso noto l’ultimo rapporto annuale sullo stato dell’educazione nei Paesi sviluppati.
Per redigere il report sono stati presi in rassegna gli stipendi degli insegnanti di scuola elementare e media – scopri qui i nuovi obblighi di partita Iva – di tutti i 27 Stati membri: i risultati per l’Italia sono mortificanti e mostrano come l’esigenza di affrontare il problema sia ormai divenuta davvero troppo urgente.
Un docente di scuola primaria, da Nord a Sud, guadagna in media 36.800 euro annui, mentre in Francia il valore medio nei dodici mesi è di 39.417 euro. La cosa peggiora se il confronto viene effettuato con l’Olanda (60.019 euro annui) e la Germania (74.937 euro annui), mentre la media dell’Unione europea si ferma a quota 42.599 euro annui.
Lo stesso rapporto di forza vale per gli stipendi annui degli insegnanti di scuola secondaria di primo grado (le scuole medie):
- Italia – 39.463 euro
- Francia – 44.365 euro
- Spagna – 44.963 euro
- Olanda – 72.869 euro
- Germania – 82.569 euro
- Media in Unione europea – 45.015 euro.