Reddito cittadinanza, quanto si risparmia escludendo gli “occupabili”

Il nuovo governo punta a lasciare il sussidio solo a coloro che non sono nelle condizioni di lavorare: l’obiettivo è recuperare fondi per altre misure

Pubblicato: 20 Novembre 2022 18:00

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Claudio Garau

Editor esperto in materie giuridiche

Laureato in Giurisprudenza, con esperienza legale, ora redattore web per giornali online. Ha una passione per la scrittura e la tecnologia, con un focus particolare sull'informazione giuridica.

La stretta sul reddito di cittadinanza è in arrivo. Dopo l’insediamento del governo Meloni la misura bandiera del Movimento 5 Stelle è destinata a cambiare strutturalmente: con l’entrata in vigore della nuova Legge di Bilancio la platea dei beneficiari della misura di contrasto alla povertà verrà infatti limitata solo a coloro che non sono in grado di lavorare. E mantenendo il sussidio valido soltanto per i soggetti più fragili si recupererebbero risorse economiche da destinare ad altre misure, come quelle legate alle pensioni e al taglio del cuneo fiscale.

Niente reddito di cittadinanza per gli “occupabili”

Il piano promosso dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni non lascia più spazio a dubbi: stop al reddito di cittadinanza per gli “occupabili”. Così vengono definiti tutti coloro che sono tecnicamente in grado di svolgere una professione.

Nel suo discorso in Parlamento per la fiducia la premier aveva ribadito quando sostenuto in campagna elettorale, dichiarando che il sussidio per come è stato pensato originariamente “ha rappresentato una sconfitta per chi era in grado di fare la sua parte per l’Italia”. E durante un recente vertice con i ministri e i capigruppo di maggioranza sarebbe stata ancora più dura.

“Dobbiamo eliminare un sussidio immorale per tutti quelli che sono in condizioni di lavorare”, avrebbe detto secondo quanto trapelato. Da qui la decisione di lasciare il sostegno economico solo ai “soggetti effettivamente fragili”, come disabili, over 60 e nuclei familiari con minori a carico.

Quanti sarebbero gli esclusi dal sussidio

Ma quanti sono davvero i beneficiari del reddito di cittadinanza occupabili? A chiarire i numeri è una nota di ottobre dell’Anpal, l’Agenzia nazionale politiche attive del lavoro. Stando ai dati coloro che sono indirizzati ai servizi per il lavoro sono circa 900mila.

Da questa cifra andrebbero però tolti 170mila che risultano già con un lavoro e gli 85mila esonerati, esclusi o rinviati ai servizi sociali. Resterebbero dunque circa 660mila beneficiari del sussidio tenuti alla sottoscrizione del patto per il lavoro. Sarebbe questo il numero della platea nel mirino dell’esecutivo. In un altro nostro articolo abbiamo parlato invece dell’ipotesi del reddito di cittadinanza “a tempo“.

Quanto risparmierebbe il governo senza gli “occupabili”

Secondo le stime ufficiali il reddito di cittadinanza costa tra gli 8 e i 9 miliardi di euro l’anno. Al momento le persone che in qualche modo ne beneficiano sono sui 2,5 milioni. Di queste, 430 mila vivono al Nord, 330 mila al Centro, e 1,7 milioni nel Sud e nelle isole. L’importo medio erogato è di circa 550 euro.

Nei primi nove mesi del 2022 l’Inps ha speso per la misura complessivamente 6 miliardi di euro. Prendendo come riferimento invece l’intero periodo del sussidio, la spesa totale dello Stato avrebbe superato i 25 miliardi. Escludendo con la manovra finanziaria gli “occupabili”, il governo Meloni potrebbe recuperare un tesoretto fino a 2 miliardi di euro. In un altro nostro articolo abbiamo parlato anche del limite di età per il reddito di cittadinanza.

Il complicato inserimento nel mondo del lavoro

Il principale problema riguarda l’inserimento nel mondo del lavoro dei soggetti tecnicamente in grado di svolgere un impiego. L’approdo non è né scontato né immediato. Questo perché formalmente possono anche essere “occupabili”, ma se risultano poco appetibili per le aziende, interessate a profili già pronti e formati, vengono a mancare le opportunità.

Dei 600mila nelle condizioni di lavorare, secondo l’Anpal circa 480 mila non firmano un contratto da almeno tre anni. E a preoccupare sarebbe anche il livello di istruzione: il 70% di loro avrebbe soltanto la licenza di terza media. Per questo il governo sarebbe al lavoro per studiare un piano a favore degli “occupabili”, in modo tale da garantire loro validi corsi di formazione e accompagnamento alle varie professioni.