Maxi licenziamento all’orizzonte per i dipendenti di Vodafone in Italia. Le sigle del settore delle telecomunicazioni lanciano l’allarme sul “piano di riassetto dei costi che equivale a circa 1000 eccedenze di personale” che il gigante della telefonia sarebbe intenzionato a presentare ai sindacati “il prossimo 13 marzo”. Stando a quanto anticipato da Fistel Cisl e Scl Cgil, i tagli dovrebbero essere annunciati già nella plenaria di Unindustria in programma lunedì a Roma.
Il comunicato dei sindacati del settore Tlc
Si tratterebbe di quasi il 20% della forza lavoro impiegata dall’operatore telefonico, come spiegano le sigle sindacali nel comunicato congiunto, con il quale però si punta il dito su tutto il comparto: “Siamo evidentemente davanti all’ennesima dimostrazione di un modello sbagliato per il settore delle TLC. Contrazione delle tariffe causata da una competitività esasperata, assenza di visione industriale per un settore che nel resto d’Europa continua ad essere attivatore della transizione digitale” scrivono i sindacati (scopri la differenza tra questi ultimi, i Caf e i patronati).
“Da diversi anni abbiamo impostato in questa azienda un lavoro che, partendo dalla contrattazione di anticipo, ha consentito una gestione non traumatica di una fase difficile partendo soprattutto dal concetto della riqualificazione dei lavoratori dinanzi ad una fase di profondo cambiamento tecnologico. Per noi non c’è spazio, in questa azienda come nel resto del settore, per scelte diverse rispetto a quanto fatto sino ad ora” si legge ancora nella nota firmata da Fistel Cisl e Scl Cgil.
Secondo l’ultimo rapporto Asstel, l’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese della filiera Tlc, nel 2021 le aziende del settore hanno perso il 2% del ricavi, per un valore di -27,9 miliardi di euro, nonostante alla voce investimenti siano stati segnati 7,2 miliardi complessivi, che pesano per il 26% sui ricavi totali.
“Evidentemente però è tempo di aprire anche un ragionamento su tutto il settore – continuano i sindacati nel comunicato – dai gestori a partire da Tim passando dagli appalti di rete ed i customer in outsourcer. Un comparto che in Europa riesce ancora a conciliare capacità occupazionale e qualità del lavoro qui si sta riducendo esponenzialmente anno su anno.
“È tempo di chiamare tutte le parti, a partire dalle istituzioni, alle proprie responsabilità – concludono le sigle – Questa è la posizione che porteremo al tavolo il prossimo lunedì e che lavoreremo da subito per esportare sull’intero settore”.
La crisi del settore
Vodafone per ora non ha rilasciato commenti sulle anticipazioni rilasciate dalle sigle, in attesa dell’apertura del tavolo in Unindustria. In un recente convegno in memoria dell’economista Franco Morganti, che si è svolto a Roma lo scorso 3 marzo alla presenza dei maggiori rappresentanti del settore proprio per parlare della sfida delle telecomunicazioni tra mercato e regolamentazioni, il presidente di Vodafone Italia, Pietro Guindani, ha però affermato che “si può già anticipare che per il 2022 sarà negativo”.
Negli ultimi dieci anni l’azienda ha già visto dimezzare la propria forza lavoro, da 11mila a 5,5mila unità (altrove avevamo parlato del maxi piano di licenziamenti da parte di Microsoft mentre in un altro articolo abbiamo scritto dei tagli in Italia di Stellantis).
Uno dei fattori che sembrano pesare maggiormente sulla crisi del settore è la guerra dei prezzi tra operatori, che ha visto in un solo anno, tra il 2020 e il 2021, un calo in Italia del 2,7% contro una crescita in Europa in media dello 0,6%.
Considerando il periodo 2011-2021, la flessione nel settore nel nostro Paese è stata la peggiore nel continente: -33%.