Banche, debito privato in calo, Italia meglio di Francia e Germania: quali effetti sui clienti

Italia al primo posto in Europa nella lotta contro il debito privato. Perché il nostro Paese fa meglio di altri e quali conseguenze

Foto di Miriam Carraretto

Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Pubblicato: 30 Ottobre 2024 17:20

Italia al primo posto in Europa nella lotta contro il debito privato. Questo uno degli elementi più interessanti contenuti nell’ultimo rapporto dell’Ufficio Studi di Banca Ifis. A dicembre, l’ammontare dei crediti deteriorati, cioè quelli che le banche per diversi motivi non riescono a riscuotere, scenderà a 290 miliardi, ben 71 miliardi in meno rispetto al 2015. In Europa, invece, nei primi sei mesi di quest’anno, lo stock complessivo di Npe (Non performing exposures) delle banche europee significative è aumentato di 16 miliardi di euro. Quali effetti genera questa situazione per le banche e per noi clienti? Ci saranno cambiamenti per mutui e prestiti? Cosa dobbiamo aspettarci?

Il debito privato in Europa aumenta

Nel primo semestre del 2024, lo stock complessivo di Npe delle banche europee significative è aumentato di 16 miliardi di euro: si tratta appunto dell’ammontare dei crediti deteriorati detenuti dal sistema bancario, suddiviso nelle tre macro categorie Past Due (prestiti scaduti e deteriorati), UTP (inadempienze probabili, cioè crediti scaduti che risultano difficile da recuperare) e Sofferenze (Bad Loans, esposizioni verso soggetti in stato di insolvenza),

In Europa gli Npe sono passati da 357 miliardi di euro del marzo 2023 a 373 miliardi di euro del giugno 2024. Contestualmente, è aumentato di 11bps anche l’Npe ratio, ovvero il rapporto tra il credito deteriorato e lo stock dei finanziamenti, che è passato dall’1,75% dell’inizio 2023 all’1,86% del giugno 2024.

A determinare questi numeri hanno contribuito principalmente gli aumenti del deteriorato registrati nel periodo dalle banche in Germania (+9,4 miliardi di euro) e Francia (+8,8 miliardi di euro). Inoltre, il generale quadro di incertezza economica e le tensioni legate all’inflazione hanno portato ad un moderato aumento del costo del rischio: questo ha raggiunto la soglia dello 0,51% al 30 giugno 2024, dopo aver toccato il livello più alto da fine 2020 a quota 0,57% nel primo trimestre.

Perché il debito privato in Italia invece diminuisce

Di contro, grazie soprattutto al percorso di de-risking intrapreso dalle banche italiane e alle politiche pubbliche di sostegno alle imprese, l’Italia evidenzia una tendenza opposta alla media europea, facendo registrare una significativa riduzione del debito privato: lo stock Npe cala di 5,1 miliardi di euro tra il primo trimestre 2023 e il giugno 2024, consolidando così un andamento sull’intero sistema bancario italiano, che dal 2015 al 2024 dovrebbe far segnare una riduzione di circa 290 miliardi di euro.

I volumi transati di Npe fanno registrare un costante decremento: nel 2024, si stima che saranno transati circa 24 miliardi di euro di Npl e Utp. Il mercato continuerà a rimanere attivo nel biennio 2025- 2026, durante il quale si immaginano volumi di transato Npl pari a circa 18 miliardi di euro l’anno e di circa 5 miliardi di euro di UtP, che consentiranno di mantenere l’Npe ratio delle banche intorno alla soglia del 3%. Il minor numero di volumi transati sta portando ad un contenuto aumento dei prezzi dei portafogli.

Il miglior stato di salute del sistema bancario italiano rispetto a quello degli altri Paesi europei si vede, si legge sempre nel report di Ifil, anche dall’andamento dei crediti bancari classificati in stage 2. Se guardiamo lo stock totale di Npe – banche e investitori – in Italia si stima una riduzione di circa 71 miliardi di euro dal 2015 al 2024, calo che si prevede diventerà di 84 miliardi di euro nel 2026, pari a un -23% a livello di sistema. I settori più esposti risultano essere le costruzioni, i trasporti, il commercio e il turismo.

Inoltre, le banche significative del nostro Paese evidenziano una importante riduzione dello stage 2 ratio, che passa dall’11,5% di fine 2023 al 9,4% di giugno 2024, azzerando il gap con la media europea. Un risultato diametralmente opposto a quello tedesco e francese, come visto.

Una banca classifica e contabilizza i debiti che ha in pancia in base alla difficoltà del loro saldo. Si parla di stage 1 per i crediti che non manifestano un rischio significativo per il loro incasso, di stage 2 per quelli che mostrano un rischio di incasso incrementato rispetto al momento iniziale, e di stage 3 per quelli che evidenziano un concreto rischio di mancato recupero. Il rapporto Ifis però prende in considerazione solo questi ultimi, quelli che vengono classificati come crediti in sofferenza. Ciò che non traspare invece è la modifica della geometria degli stage 2 avvenuta di recente. “Un grande cambiamento, questo” spiega a QuiFinanza l’avvocato Giuseppe Carteni dello Studio Legale LEAD.

Carteni, cosa sta succedendo alle banche?

Dopo anni di pulizie di bilancio, le banche hanno ampliato la capacità patrimoniale di mantenere in pancia crediti che, seppur caratterizzati da una maggiore rischiosità, risultano ancora recuperabili, non avendo più, allo stato attuale, una stringente necessità di dismetterli, anche in ragione della restrittiva regolamentazione dell’Unione europea.

Com’è stato possibile arrivare a questa svolta?

Sicuramente il cambiamento è stato reso possibile anche dalla maggiore redditività del sistema bancario che ha potuto raggiungere performance estremamente positive grazie, tra le altre cose, all’incremento dei tassi di interesse dell’ultimo biennio. Le banche oggi possono quindi ampliare il bacino di contenimento dei crediti in stage 2, mercato ormai di notevole interesse, prima di collocarli se necessario in stage 3 per la loro eventuale dismissione.

Ma questo cosa significa in concreto? Quali effetti avrà nel prossimo futuro?

Credo che, proprio per la migliorata capacità patrimoniale e reddituale delle banche, l’incremento di crediti in stage 2 non comporterà una riduzione della capacità di erogazione del credito da parte del sistema bancario, come invece è avvenuto in passato. Quindi mutui e prestiti non dovrebbero risentirne.

Cosa dobbiamo aspettarci quindi?

Ritengo che la concessione dei mutui sarà, giustamente, dettata dalla capacità del cliente della banca di rimborsare il capitale erogato con gli interessi.

Un discorso a parte merita la riforma dei servicer…

Sì. L’Italia ha recepito la direttiva europea 2021/2167, la cosiddetta SMD (Secondary Market Directive), per la regolamentazione a livello europeo del mercato secondario dei crediti in sofferenza, ampliando la platea dei potenziali compratori di NpL. Allo stesso tempo, ha però ristretto il numero dei potenziali operatori autorizzati a gestirli.

E questo quali conseguenze innesca?

In linea teorica la nuova normativa dovrebbe avere effetti positivi anche per lo smaltimento dello stock di crediti presenti nel mercato secondario, ma aspetterei di vederne gli effetti concreti prima di giudicarla definitivamente.