Meta mette al bando i filtri bellezza su Instagram per questioni di etica, ma anche economiche. Dal 14 gennaio gli utenti della piattaforma non potranno più utilizzare milioni degli strumenti di realtà aumentata per eliminare imperfezioni e inestetismi del volto o creare altri effetti: il colosso dei social network ha annunciato l’eliminazione dei 2 milioni di filtri che negli ultimi sette anni sono stati caricati dai creatori di contenuti tramite la piattaforma Stark. Rimarranno però i 140 effetti proprietari di Meta, compromesso che fa pensare come dietro alla decisione non ci siano soltanto ragioni legate alla lotta agli standard di bellezza irraggiungibili.
Addio ai filtri bellezza
La svolta arriva in un momento di grandi cambiamenti per Meta, a pochi giorni dalla comunicazione di Mark Zuckerberg di rinunciare al sistema di fact-checking e ai programmi di diversità, equità e inclusione (DEI), istituiti dalla società per tutelare i gruppi minoritari nelle procedure di assunzione, formazione e selezione dei fornitori.
Con una nota ufficiale, Meta ha annunciato che “a seguito di una valutazione approfondita, abbiamo preso la decisione di chiudere la piattaforma di strumenti e contenuti di terze parti di Meta Spark”, comunicando la chiusura di Meta Spark Studio, Meta Spark Player e Meta Spark Hub, in seguito alla quale “gli effetti di realtà aumentata creati da terze parti, inclusi i marchi e la nostra più ampia community di creatori, non saranno più disponibili”.
Nonostante Meta non abbia argomentato le ragioni dell’eliminazione dei filtri utilizzati da centinaia di milioni di utenti, la decisione segue di pochi mesi il divieto su TikTok di utilizzo di questo tipo di effetti da parte dei minorenni, e sarebbe interpretata come una maggiore consapevolezza delle piattaforme sulle ripercussioni psicologiche dei “beauty effect”.
La lotta agli standard di bellezza
Una delle principali ragioni che avrebbero portato a questo tipo di intervento, infatti, è il tentativo di arginare i disturbi su milioni di adolescenti provocati dalla promozione su Instagram di canoni di bellezza irraggiungibili.
L’uso prolungato di filtri estetici, permettendo l’eliminazione di inestetismi del volto e arrivando a cambiare i tratti somatici, hanno contribuito a un fenomeno noto come dismorfofobia corporea digitale: una condizione che secondo gli esperti porta a una percezione alterata del sé e a un aumento delle proprie insicurezze corporee, causando ansia sociale, disturbi dell’alimentazione e depressione.
Le ragioni economiche
Dietro la chiusura dei servizi di Meta Spark non ci sarebbero, però, soltanto ragioni etiche, ma anche una precisa strategia economica. La scelta del colosso social, seppure anticipata nell’agosto 2024, rappresenta una batosta per le migliaia di sviluppatori che basavano le proprie attività sulla creazione dei filtri.
La mossa di Zuckerberg potrà dunque rafforzare il monopolio di filtri e tecnologie di realtà aumentata e intelligenza artificiali di Instagram e Facebook, per le quali, soltanto nel 2024, ha investito 35 miliardi di dollari.
La decisione servirebbe però a dirottare parte di queste risorse su uno sviluppo maggiore dell’AR, in particolare sul lancio del visore di realtà aumentata Meta Ar Orio, presentato lo scorso settembre, che l’azienda assicura essere il più avanzato paio di occhiali di realtà aumentata mai prodotto.
“Meta è ancora impegnata negli investimenti a lungo termine destinati a nuove piattaforme di calcolo che ci porteranno oltre le esperienze 2D attuali sui dispositivi mobili. Con la decisione di chiudere la piattaforma Meta Spark, stiamo anche spostando risorse verso la prossima generazione di esperienze, attraverso nuovi formati come gli occhiali” si legge sul sito del gruppo.