Smart working, il lato oscuro dei nomadi digitali: lavorare da casa aiuta davvero l’ambiente?

Qual è l'impatto ecologico dello smart working dei nomadi digitali, considerando che un solo volo intercontinentale di andata e ritorno produce più Co2 di un anno di viaggi in tram

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Pubblicato: 26 Marzo 2025 07:00

Il lavoro da remoto, diffuso fra lavoratori in smart working e nomadi digitali, ha ridisegnato il concetto di ufficio e di produttività.

Da un lato, la riduzione degli spostamenti quotidiani da pendolarismo è un fattore positivo, ma dall’altro emergono nuove criticità legate ai consumi energetici individuali e all’incremento dei viaggi in aereo, che rendono complicato ponderare con esattezza l’effettiva impronta ecologica del lavoro da remoto.

Chi sono e quanti sono i nomadi digitali

I nomadi digitali rappresentano una categoria specifica di lavoratori da remoto che sfruttano la flessibilità lavorativa per spostarsi di frequente tra città e Paesi diversi.

Il nomadismo digitale, oggi, interessa circa 35 milioni di persone, quasi la metà negli Usa. Questo stile di vita, se da un lato elimina la necessità di un pendolarismo quotidiano, dall’altro spesso comporta un utilizzo intensivo di mezzi di trasporto ad alta emissione di Co2, come aerei e automobili.

L’Italia ha definito le regole per i nomadi digitali con il decreto 29 febbraio 2024, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 4 aprile 2024. Il testo definisce le modalità e i requisiti per l’ingresso e il soggiorno di lavoratori extra Ue che intendono lavorare in smart working in Italia.

Aereo contro tram

Un volo intercontinentale di andata e ritorno può produrre fino a 2,5 tonnellate di Co2 per passeggero, mentre un anno di trasporti pubblici urbani emette circa 1 tonnellata di Co2 per persona.

I nomadi digitali tendono a soggiornare in hotel, B&B e co-living, strutture che spesso non ottimizzano il consumo energetico rispetto a una residenza fissa o a un ufficio.

Alcune destinazioni popolari tra i nomadi digitali, come Bali, Lisbona o Medellín, stanno subendo pressioni ecologiche per l’incremento della domanda di acqua, elettricità e servizi pubblici.

Ufficio contro casa

Per chi lavora stabilmente da casa, l’impatto ambientale cambia ma non scompare del tutto. Gli uffici tradizionali centralizzano i consumi di elettricità e climatizzazione, concentrando molte persone in un unico luogo.

Se, invece, ogni lavoratore remoto accende il proprio condizionatore, scalda il proprio ambiente, accende la propria luce e usa i propri dispositivi elettronici, il consumo complessivo potrebbe essere persino superiore.

Secondo uno studio del 2023, lavorare da casa può aumentare il consumo di energia domestica fino al +30%, a seconda della stagione e delle abitudini individuali.

Un ufficio fornisce dispositivi standardizzati e spesso più efficienti. A casa, invece, ognuno utilizza i propri strumenti, con modelli e livelli di consumo molto variabili.

Un beneficio ambientale certo è la riduzione del traffico. Secondo un rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, il lavoro da remoto ha contribuito a ridurre le emissioni di Co2 del settore dei trasporti fino al -15% nelle città più grandi tra il 2020 e il 2023.

Ottimizzare l’impronta ambientale dello smart working

Per massimizzare i benefici ecologici del lavoro da remoto, aziende e lavoratori possono adottare strategie mirate, come ad esempio:

  • politiche aziendali per la sostenibilità, con le imprese che potrebbero fornire ai dipendenti dispositivi a basso consumo e incentivi per l’uso di energia rinnovabile nelle abitazioni;
  • regolamentazione dei viaggi di lavoro e turismo digitale, con la limitazione del numero di voli aziendali e incentivi a forme di viaggio più sostenibili (treni, trasporti pubblici) che potrebbe ridurre l’impatto del nomadismo digitale.
  • spazi di co-working ecologici potrebbero rappresentare una soluzione intermedia tra casa e ufficio nell’ottica di un minore impatto ambientale.