Tappi di plastica uniti alle bottiglie? Lo ha deciso l’Ue

Potrebbe sembrare un errore di produzione, ma i tappi di plastica che rimangono attaccati alle bottiglie vanno incontro agli obblighi decisi dalla Commissione Ue

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Pubblicato: 27 Settembre 2023 10:50

A partire dal 3 luglio 2024, sarà obbligatorio che tutte le bottiglie di plastica siano dotate di un tappo fissato saldamente al contenitore. Questa innovazione è già stata adottata da alcuni produttori, ma tra un anno e mezzo diventerà una norma obbligatoria. Questa direttiva proviene dalla Commissione europea. È possibile che abbiate già sperimentato il tentativo di aprire una bottiglia di plastica senza che il tappo si stacchi completamente. Questo non è un difetto di produzione; è il risultato di una nuova regola volta a ridurre l’inquinamento ambientale.

L’azione di Bruxelles per ridurre l’inquinamento da plastica

La Commissione europea, con il sostegno del Parlamento e del Consiglio europeo, ha introdotto una nuova regola il 5 giugno 2019 per affrontare l’inquinamento plastico e promuovere il riciclo. Questa normativa si concentra principalmente sui tappi delle bottiglie, come indicato nell’articolo 6: “I prodotti con tappi e coperchi di plastica possono essere commercializzati solo se questi restano attaccati ai contenitori per la durata prevista del prodotto.”

L’obiettivo di questa regola è contrastare l’uso di plastica monouso e contemporaneamente ridurre la dispersione di plastica nell’ambiente. I dati evidenziano che l’85% dei rifiuti trovati nei mari e sulle spiagge europee è costituito da plastica, di cui il 50% è monouso.

Questa direttiva segue la direzione delineata nell’Agenda dell’ONU per il 2030, che promuove l’economia circolare. In Italia, già l’anno scorso, dopo le restrizioni europee del 2021, è stato vietato commercializzare alcuni prodotti monouso.

Quello che stiamo vedendo ora è solo una fase iniziale di attuazione della direttiva, con alcune aziende che si adattano al cambiamento di mercato. Tuttavia, da luglio dell’anno prossimo, questa regola diventerà un obbligo. Tra gli obiettivi futuri, vi è la produzione di bottiglie fino a tre litri, con una percentuale del 25% di plastica riciclata entro il 2025, destinata ad aumentare al 30% entro il 2030.

Italia: recepimento della direttiva SUP con eccezioni

In Italia, il recepimento della direttiva europea sulla plastica prevede eccezioni per i casi in cui manchino alternative e per i prodotti destinati a entrare in contatto con alimenti, come piatti e posate, realizzati in plastica biodegradabile e compostabile. Questa versione italiana della normativa è entrata in vigore il 14 gennaio 2022, suscitando reazioni contrastanti: proteste da parte di alcuni gruppi ambientalisti e approvazione dall’industria.

In passato, il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, aveva difeso questa norma italiana, criticando la direttiva europea. Affermò: “Quella europea è una direttiva assurda, che accetta solo la plastica riciclabile. L’Europa ha dato una definizione strana di plastica, limitandola a quella riciclabile. Tutte le altre, anche se biodegradabili o trattate con additivi, non sono considerate adeguate. La nostra comunità scientifica è leader nel mondo nello sviluppo di materiali biodegradabili, ma in questo momento non possono essere utilizzati dall’industria a causa di questa nuova e assurda direttiva europea.” Il mancato allineamento dell’Italia potrebbe comportare una procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea, dopo il parere circostanziato già inviato dalla Commissione europea alla fine del 2021.

La sfida della plastica in Italia

L’Italia si trova di fronte a una sfida unica: è uno dei principali produttori di plastica in Europa, con una filiera che dà lavoro a centinaia di migliaia di persone e un giro d’affari pre-Covid di 30 miliardi di euro. Molte delle 10.000 aziende del settore si concentrano nel Nord del Paese, con Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte che rappresentano il 70% della produzione italiana. Inoltre, le industrie che producono macchinari per l’imballaggio sono concentrate nella “packaging valley” tra Piacenza e Rimini, impiegando 20.000 lavoratori, senza dimenticare l’indotto chimico.

L’Italia ha un’opportunità di guidare la transizione verso una produzione di plastica più sostenibile, creando un nuovo modello di sviluppo industriale che sia compatibile con la tutela ambientale. Per farlo, è necessario un impegno concertato da parte di tutti i soggetti coinvolti, dal settore privato alla politica, dalla ricerca alle associazioni ambientaliste.

Un nuovo approccio al riciclo

La lotta contro lo spreco di plastica e, in particolare, per mantenere il tappo unito alle bottiglie di plastica è iniziata negli Stati Uniti tre anni fa. Per agevolare il processo di riciclaggio dei rifiuti, l’Association of Plastic Recyclers ha iniziato a sostenere che fosse preferibile mantenere i tappi Pp e Pe uniti ai contenitori in plastica Pet destinati al riciclaggio. Questo ha rappresentato una rottura con le indicazioni date fino ad oggi, che consigliavano di separare il tappo dalla bottiglia per una migliore differenziazione. Tuttavia, sembra che questa azione sponsorizzata per molto tempo sia stata adottata per risolvere il problema delle tecnologie incapaci di gestire le bottiglie Pet con tappi in polietilene.

Le nuove direttive indicano che conservare i tappi uniti alle bottiglie agevola l’operato delle strutture di riciclaggio dei materiali (Mrf), consentendo una separazione più efficace dei diversi tipi di rifiuti. Il tappo contribuisce a mantenere la forma della bottiglia e facilita il riconoscimento del tipo di contenitore durante il processo di lavorazione.

Tuttavia, questa pratica metterebbe fine alla raccolta dei tappi in plastica, che attualmente hanno un valore commerciale, oltre che dal punto di vista della sostenibilità, dell’impatto ambientale e della riduzione dell’inquinamento. Una tonnellata di tappi di plastica viene quotata tra i 150 e i 200 euro. Inoltre, molte aziende utilizzano i granuli ottenuti triturando i tappi per creare oggetti come involucri per calcolatrici o cassette per la frutta.

Dal punto di vista dei consumatori, ci sono vantaggi e svantaggi più basilari come la possibilità di non disperdere i tappi o, al contrario, la scomodità di bere dalla bottiglia con i nuovi tappi. Tuttavia, sembra che si stia arrivando a una soluzione, sperimentando tappi pieghevoli sul collo della bottiglia per consentire di bere senza problemi.