Come promuovere la sostenibilità sociale in azienda

Sostenibilità sociale, una sfida quotidiana di tutti tra ambiente, economia e soprattutto persone

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Redazione

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Pubblicato: 4 Aprile 2022 10:53Aggiornato: 8 Maggio 2024 12:31

La sostenibilità sociale rappresenta un obiettivo cruciale che dovrebbe coinvolgere ogni individuo sia in un ruolo attivo, come responsabile diretto, sia in uno passivo, come beneficiario. Il suo scopo principale è perseguire l’equità, combattere la povertà e ridurre il divario sociale, affinché ogni persona possa vivere con dignità. Questo concetto è stato definito dalla Commissione Europea nel 1987 come “sviluppo che soddisfa le necessità del presente, senza compromettere la capacità delle prossime generazioni di fare lo stesso”. Oggi, questo approccio è centrale anche nel contesto aziendale, influenzando regole e risultati che hanno un impatto su scala globale.

Questo tema ha suscitato grande interesse negli anni ’80, soprattutto in seguito a eventi di rilevanza etica e ambientale come il disastro di Chernobyl e il riscaldamento globale. È chiaro che la sostenibilità non può essere affrontata isolatamente, ma deve considerare una molteplicità di fattori. Le sfide quotidiane, che permeano ogni aspetto della vita umana, sono strettamente legate alla soddisfazione dei bisogni, intesi in senso ampio. Tuttavia, in una società consumistica in cui si assiste a una continua crescita di bisogni superficiali, la sfida diventa ancor più ardua. In pratica, la sostenibilità sociale implica l’adozione di azioni finalizzate a garantire diritti economici, politici, socio-culturali, e promuovere l’equità di genere e razza tra gli individui coinvolti. Il principio fondamentale è consentire a tutti di partecipare su un piano paritario, senza limitare gli altri per soddisfare desideri individuali.

Sostenibilità economica, sociale e ambientale: il triangolo della sostenibilità

Se è vero che la sostenibilità coinvolge ogni settore (sostenibilità economica, sociale e ambientale) è altresì vero può rappresentarsi attraverso il modello del Triangolo Equilatero, formulato nel 1993 da due esperti di finanza giapponesi. La figura mostra ai vertici i tre elementi; la soluzione della sostenibilità si trova al centro, dove vi è un’equa interazione tra le tre dimensioni senza che nessuna di esse prevalga sull’altra. Il significato dell’equilibrio che si vuole trasmettere tramite tale modello vuole che, soggetti pubblici e privati, prendano decisioni e condividano, all’unanimità, le scelte da operare per risolvere i problemi individuati.

Sviscerato l’aspetto sociale, passiamo alla sostenibilità ambientale, per poi passare a quello economico aziendale, con cui si intende mettere in atto delle decisioni strategiche per proteggere e salvaguardare il sistema terra, preservandone l’equilibrio bio-fisico.

Significa usare in modo responsabile le risorse della natura e tutelare gli eco-sistemi, prediligendo un uso responsabile delle fonti d’energia e sviluppando una maggior consapevolezza dell’impatto delle azioni, favorendo il riciclo e lottando contro gli sprechi, intesi in senso generale. La sostenibilità ambientale mette in campo delle azioni attraverso il cambiamento non solo di abitudini, ma di norme e convenzioni sociali, tramite le associazioni e le organizzazioni di respiro internazionale che condividono tali scopi, come la Commissione Europea.

Lo sviluppo sostenibile si declina anche attraverso la sostenibilità sociale in azienda, che mette d’accordo i compiti tipici della gestione finanziaria, tra cui l’ottimizzazione del rapporto tra rischio e rendimento in un dato orizzonte temporale, con aspetti di respiro più ampio e collettivo che toccano natura, socialità e/o di governance. Lo sviluppo sostenibile, varie sono le diciture oggi in uso, in tal modo si configura come realtà finanziaria etica che opera scelte economiche tramite soluzioni d’investimento non tese esclusivamente al perseguimento del profitto nel breve periodo.

Perché sempre più aziende utilizzano strategie sostenibili?

Una risposta esauriente è stata proposta nel 2011 da un documento della Commissione Europea. Si parla infatti di “un approccio strategico nei confronti del tema della responsabilità̀ sociale delle imprese (che) è sempre più importante per la competitività̀. Esso può̀ portare benefici in termini di gestione del rischio, riduzione dei costi, accesso al capitale, relazioni con i clienti, gestione delle risorse umane e capacità di innovazione”.

Bisogna specificare che non è sempre l’aspetto economico a fungere da propulsore a tali scelte, spesso questo è riconducibile alle richieste più o meno esplicite di clienti e stakeholder. Quando si è iniziato a ragionare di responsabilità sociale, sono state le aziende,  e i loro management, a percepire nella sostenibilità delle politiche aziendali una vera opportunità. È quindi lontano il pensiero di ricondurre tale esperienza ad una richiesta esterna o soddisfare un’esigenza di solo e semplice marketing. Infatti, per arrivare ad integrare tali regole e cambiamenti di rotta in ambito sociale sono necessari anche grandi sforzi in termini di impegno e di tempo; a ciò si aggiunga che l’adozione di misure sostenibili influenza in modo duraturo l’organizzazione interna, quindi non è possibile staccare la spina o riattaccarla nel momento in cui si vuole.

Certamente, il numero crescente di realtà che si inserisce in tali programmi di sostenibilità testimonia allo stesso tempo sia miglioramenti economici che d’immagine.  Questo perché i consumatori, nel momento in cui acquistano o utilizzano usano un prodotto o un servizio di un’azienda socialmente responsabile, sentono che anche loro stanno facendo la loro parte. Da qui si capisce come la responsabilità sociale di un’azienda sia direttamente proporzionale al coinvolgimento e quindi alla crescita del bacino di consumatori.

Sostenibilità sociale: esempi

La responsabilità sociale si declina in vari modi e vi possono aderire grandi e piccole realtà. Alcuni degli esempi più comuni sono le 4 R fungono da perno attraverso il quale mettere in atto delle politiche interne di rispetto: ricicla, riusa, recupera e riduci, con il fine di limitare l’impatto sull’impronta climatica e lottare contro il consumismo, nemico numero uno dell’ambiente. Si può prevedere poi la partecipazione al commercio equo-solidale, lanciare iniziative di attività di beneficenza con mercatini e campagne di sensibilizzazione di vario genere nonché mettersi in gioco attraverso investimenti responsabili.

Un esempio modello lo ha proposto Google che ha lanciato l’iniziativa Google Green per assistere così alla riduzione del 50% del fabbisogno energetico. La Reputation Institute ha premiato il colosso con il punteggio più alto, implementando i seguenti risultati: i data center di Google consumano il 50% in meno di energia rispetto ad altri data center comparabili; Google si è impegnata ad investire oltre un miliardo di dollari con progetti sviluppati tramite energia rinnovabile e ha sollecitato una buona condotta sociale promuovendo la raccolta differenziata e il riciclo  tra i propri dipendenti; infine, ha permesso alle imprese di diminuire l’impatto ambientale utilizzando Gmail.

Starbucks, le sue iniziative

Forse non tutti coloro che hanno tenuto tra le mani il caffè da Starbucks sanno che la CSR (Corporate Social Responsability) ha giocato un ruolo rilevante nell’organizzazione interna, come testimonia l’aderenza al programma C.A.F.E. (Coffee and Farmer Equity) che garantisce come l’impresa sia guidata da una consapevolezza sociale. Starbucks non si è fermata qui, ha stretto una collaborazione con Ethos Water grazie a cui ha fatto arrivare acqua potabile ad oltre un miliardo di persone bisognose.

Sostenibilità sociale in azienda: le certificazioni

Ad oggi, tutte le “imprese di grandi dimensioni che costituiscono enti di interesse pubblico e che sono imprese madri di un gruppo di grandi dimensioni, in ciascun caso aventi in media più di 500 lavoratori, nel caso di un gruppo, da calcolarsi su base consolidata” devono presentare una volta l’anno il bilancio di sostenibilità, ossia un documento ufficiale tramite cui attestare il rendimento dell’attività non dal punto di vista finanziario (come il bilancio d’esercizio) ma come report destinato agli stakeholder e di respiro internazionale volto a confermare l’aderenza agli obiettivi prefissati.

Per legge, non esiste un modello obbligatorio, ma la GRI (Global Reporting Initiative) è nata proprio con l’intento di soddisfare tale richiesta attraverso linee guida internazionali per elaborare un bilancio esaustivo in termini economici, ambientali e sociali. Le aziende che aderiscono a tali iniziative di responsabilità sociale possono vantare inoltre il marchio comunitario di eccellenza ambientale: Ecolabel, una garanzia per i consumatori.

Poi esistono una serie di standard per la responsabilità sociale. Ad esempio, SA 8000 è uno standard internazionale di certificazione sociale ed etica di realtà, sia private che pubbliche, elaborato dal SAI. Lotta per il rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori, per la tutela dei minori, oltre a garantire sicurezza e igiene sul posto di lavoro; in una parola, abbraccia tutta una serie di elementi di salvaguardia e benessere a cui attenersi tramite il rispetto delle norme che lo identificano.

Inoltre, si può far riferimento alle linee guida ISO 26000 che includono definizioni condivise sui principi generali della responsabilità sociale, i suoi elementi chiave nonché la sua integrazione nelle attività complessive di un’organizzazione.

ISO 26000 mantiene un approccio gestionale coerente con la realizzazione di uno sviluppo sostenibile, come declinato dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e dai suoi Sustainable Development Goals, mettendo in campo tematiche emergenti tra cui i diritti umani, la tutela ambientale e sul posto di lavoro, i consumatori, il coinvolgimento delle comunità e le pari opportunità.