La Corte dei Conti europea (Eca) ha pubblicato un nuovo rapporto che misura il livello di riciclo dei rifiuti urbani e degli imballaggi nei 27 Paesi dell’Unione. Secondo i risultati, solo una minoranza degli Stati membri è in grado di raggiungere gli obiettivi fissati per il 2025. Il resto dell’Europa è in ritardo. Tra le cause gli scarsi investimenti, filiere fragili e una gestione dei rifiuti che spesso continua a fare affidamento sulle discariche.
Il documento fotografa un’Europa molto più lontana dagli slogan sulla “circular economy” di quanto le istituzioni vorrebbero. Lo scarso successo delle politiche di riciclo non ricade però solo sui singoli Stati: a essere messa in discussione è l’efficacia stessa delle politiche europee degli ultimi cinquant’anni.
Indice
I Paesi che riciclano meglio: la classifica
Secondo la Corte dei Conti Ue, solo nove Paesi stanno rispettando il percorso verso gli obiettivi di riciclo2025.
Questi sono:
- Austria
- Belgio
- Cechia
- Danimarca
- Germania
- Italia
- Lussemburgo
- Paesi Bassi
- Slovenia
L’Italia è tra le nazioni che stanno guidando la corsa al riciclo, sia per i rifiuti municipali sia per gli imballaggi in plastica, carta, metalli e vetro. Si tratta purtroppo di un gruppo ristretto, mentre la maggior parte dei Paesi Ue resta indietro nonostante 50 anni di politiche comuni sui rifiuti.
Il quadro generale mostra ancora un’enorme dipendenza dalle discariche e una gestione dei rifiuti urbani che pesa per il 27% del totale dei rifiuti prodotti nell’UE. Biowaste (rifiuti di origine biologica) e carta rappresentano oltre metà del rifiuto urbano (55%), seguiti da plastica (10%) e legno (8%).
Dove si ricicla meno e perché
Per diversi Stati membri, in particolare Grecia, Polonia, Portogallo e Romania, la Corte dei Conti segnala progressi troppo lenti per via di progetti cofinanziati dall’Ue in ritardo e costi di gestione ormai fuori controllo.
Tra gli ostacoli principali infatti ci sono finanziamenti mal gestiti o insufficienti, ma anche una generale difficoltà nel realizzare sistemi di deposito (Drs). Dal report emergono anche tasse sulle discariche troppo basse e tariffe sui rifiuti non collegate ai reali volumi prodotti.
Dietro a queste dinamiche c’è spesso una politica che non monitora, con controlli quasi del tutto assenti e una Commissione europea che non avvia le necessarie misure per il mancato rispetto dei target, come le procedure d’infrazione. Basti pensare che le prime azioni sul mancato rispetto degli obiettivi del 2008 sono state avviate solo nel 2024.
Qual è il vero problema dell’Europa
Il report è piuttosto duro e la parte più indagata e criticata è quella che riguarda la tenuta economica della filiera del riciclo. Secondo l’Eca, l’industria è fragile anche nei Paesi che riciclano meglio.
Ci sono diversi motivi, come la scarsa domanda per i prodotti riciclati, che frena il riutilizzo reale. La plastica è l’elemento meno rimesso in circolazione, perché le aziende preferiscono acquistare plastica vergine di importazione a basso costo.
Un altro motivo, non a caso, è il costo operativo. Il settore, come molti altri, è stato travolto dall’aumento dei prezzi dell’energia, che ha reso antieconomico per molti Paesi puntare sul riciclo.