“I progetti di riforestazione delle grandi aziende non sono reali”

Secondo recenti studi, i crediti di carbonio ottenuti da progetti di riforestazione, non coprono la maggior parte delle emissioni prodotte dalle attività industriali

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

La piantumazione di alberi per compensare le emissioni di carbonio è diventata una strategia molto diffusa, specialmente tra le grandi imprese. Tuttavia, uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica statunitense Science e condotto da un’équipe internazionale guidata da Thales West, un ricercatore affiliato alle università di Amsterdam (Paesi Bassi) e Cambridge (Regno Unito), ha dimostrato che il beneficio effettivo di questi progetti di conservazione ambientale è trascurabile.

I ricercatori hanno analizzato attentamente 26 progetti di riforestazione attraverso i quali le aziende cercano di compensare le loro emissioni finanziando iniziative di conservazione delle foreste in tutto il mondo. Questo sistema è noto come REDD+ (Reducing Emissions from Deforestation and forest Degradation projects), che significa “Riduzione delle emissioni da progetti di deforestazione e degrado delle foreste”.

Il lato oscuro dei crediti REDD+ nell’economia verde

Il mercato delle emissioni di carbonio è principalmente dominato dai crediti REDD+, che rappresentano circa il 66% dell’intero mercato. Questi crediti hanno un valore complessivo di 1,3 miliardi di dollari, secondo i dati del 2021. Le aziende hanno la possibilità di utilizzare questi crediti sia nei mercati delle emissioni nazionali che internazionali, a condizione che dimostrino di adottare pratiche sempre più sostenibili dal punto di vista ambientale.

Una sfida per la conservazione delle foreste

Il sistema REDD+ (Riduzione delle Emissioni da Deforestazione e degrado del terreno) è un meccanismo che mira a incentivare la protezione delle foreste, la riduzione delle emissioni di gas serra e lo sviluppo sostenibile dei paesi in via di sviluppo. L’idea alla base di REDD+ è quella di fornire un valore economico alle foreste in piedi, offrendo incentivi finanziari per la conservazione e la gestione sostenibile delle foreste.

Il potenziale sfruttamento del sistema REDD+ da parte delle grandi aziende

Tuttavia, si può affermare che alcune aziende, in particolare quelle più energivore come le società petrolifere, i produttori di automobili e le compagnie aeree, potrebbero sfruttare il sistema REDD+ a proprio vantaggio. Queste aziende potrebbero finanziare progetti REDD+ per compensare le loro emissioni di carbonio, presentandosi come sostenibili e impegnate nella protezione ambientale. Possono anche utilizzare i crediti di carbonio generati dai progetti REDD+ per compensare le proprie emissioni, dando l’impressione di essere eco-friendly.

Il ruolo delle aziende nell’implementazione dei progetti REDD+

È importante sottolineare che il sistema REDD+ in sé non è diretto alle aziende, ma è rivolto ai paesi in via di sviluppo che ospitano foreste. Pertanto, l’uso che le aziende fanno dei progetti REDD+ dipende dalla loro volontà di aderire al sistema e dal rispetto delle regole e delle norme stabilite da REDD+.

Garantire etica e trasparenza nell’uso del sistema REDD+

In ogni caso, è fondamentale garantire la trasparenza e la corretta implementazione dei progetti REDD+, nonché monitorare attentamente le azioni delle aziende per evitare l’abuso del sistema. La promozione di pratiche sostenibili e l’adozione di politiche coerenti con gli obiettivi del sistema REDD+ sono aspetti essenziali per garantire che il sistema sia utilizzato in modo etico e per il raggiungimento effettivo degli obiettivi di mitigazione dei cambiamenti climatici e protezione delle foreste.

Le complessità delle stime ambientali nei progetti REDD+

Il sistema di valutazione dei progetti REDD+ presenta incertezze significative riguardo alla riduzione delle emissioni. I ricercatori sottolineano che la certezza di ogni credito venduto come equivalente a una tonnellata metrica di anidride carbonica è discutibile. Questo problema è cruciale poiché influisce sull’efficacia complessiva del progetto e i diversi algoritmi possono portare a conclusioni variabili. Tale flessibilità può portare a stime ipoteticamente più alte della deforestazione, il che interessa gli sviluppatori desiderosi di massimizzare il loro impatto e vendere più crediti. I ricercatori hanno confrontato i dati della deforestazione all’interno dei confini dei progetti con aree di controllo simili e hanno scoperto che i progetti REDD+ tendono a sovrastimare la quantità di deforestazione che si sarebbe verificata senza la loro presenza, portando a richieste di 89 milioni di crediti.

Errori nelle certificazioni dei progetti

Per quantificare il beneficio di un intervento di riforestazione, occorre stimare quale sarebbe stato il grado di deforestazione in assenza dell’intervento e misurare la differenza con ciò che è accaduto dopo l’intervento. Secondo lo studio, la stima del tasso di deforestazione precedente all’intervento è sistematicamente esagerata nelle certificazioni dei progetti, facendo apparire gli interventi più efficaci di quanto siano in realtà.

Ad esempio, rivelano i ricercatori, per la foresta amazzonica i dati non tengono conto che dopo il 2004 la prima presidenza Lula ha fortemente rallentato il tasso di deforestazione. Il beneficio degli interventi andrebbe attribuito al governo brasiliano e non alle imprese che ne hanno ricavato crediti per le emissioni.

ENI e la compensazione delle emissioni di CO2

Il sistema REDD+ permette alle aziende altamente impattanti di acquistare crediti per mostrare il loro impegno contro i cambiamenti climatici, incluso il gigante petrolifero ENI. ENI utilizza da tempo questi crediti per compensare le emissioni delle sue attività estrattive in America Latina e Africa. Tuttavia, la credibilità di questi schemi di compensazione è messa in discussione dalla recente ricerca. Le stime casuali su cui si basano possono supportare progetti che prolungano il modello economico dei combustibili fossili per decenni.

Il greenwashing illusorio: quando l’acquisto non salva l’ambiente

Questa strategia di greenwashing assolve moralmente anche il consumatore persuaso che l’acquisto dell’auto o del biglietto aereo, invece di contribuire al riscaldamento climatico, si rovesci magicamente in un beneficio per l’ambiente attraverso nuovi alberi piantati chissà dove. Purtroppo, dimostrano i dati, non è così.