Mai così tanti coralli nella Grande Barriera Corallina australiana

La buona notizia arriva dall'AIMS, l'Istituto di Scienze Marine australiano, secondo il quale la crescita della barriera corallina è superiore rispetto al 1985

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Pubblicato: 11 Agosto 2022 11:15

La Grande Barriera Corallina è una delle meraviglie naturali più spettacolari al mondo. Situata al largo del Queensland nell’Australia nord-orientale, la barriera corallina si estende per oltre 2.300 km e si estende su un’area di 344.400 km². La barriera corallina è visibile dallo spazio ed è una delle poche al mondo ad avere questo privilegio. Negli ultimi anni, tuttavia, il cambiamento climatico ha avuto un impatto anche sulla Grande Barriera Corallina, rendendola più vulnerabile.

Il cambiamento climatico ha infatti causato un aumento della temperatura dell’acqua, che a sua volta ha danneggiato il corallo. Inoltre, il cambiamento climatico ha anche causato l’aumento del livello del mare, che sta minacciando la sopravvivenza della barriera corallina. Nonostante queste sfide, la Grande Barriera Corallina rimane una delle meraviglie naturali più spettacolari al mondo e continueremo a lottare per la sua sopravvivenza.

La crescita della barriera corallina

L’Australia è un paese che vanta una ricca diversità di paesaggi e di ecosistemi. Dalle spiagge sabbiose alle foreste pluviali, questo paese offre una grande varietà di habitat per una vasta gamma di animali e piante. La Grande Barriera Corallina australiana è una delle più grandi attrazioni naturali del paese e, negli ultimi anni, è cresciuta in modo esponenziale.

AIMS, l’Istituto di Scienze Marine australiano, ha recentemente dichiarato che la crescita della barriera corallina è superiore rispetto al 1985. Questo è un notevole successo per la conservazione della Grande Barriera Corallina australiana e un segno che il paese sta facendo progressi nella tutela della sua incredibile biodiversità.

Un patrimonio UNESCO da tutelare

La Grande Barriera Corallina è un sito UNESCO in pericolo a causa dei cambiamenti climatici. L’ultimo rapporto dell’AIMS però riporta una buona notizia: la barriera corallina resta estremamente vulnerabile a frequenti episodi di sbiancamento, ovvero un processo che si attua quando l’acqua è più calda del solito.

I coralli, di conseguenza, espellono le minuscole alghe che vivono in simbiosi con loro. In questo modo perdono la loro caratteristica colorazione visto che tendono a morire privi di alghe e di nutrimento.

Una buona notizia per la barriera corallina

Ha iniziato a sbiancarsi nel 2016 e, da allora, è successo quattro volte. L’ultima è stata durante La Niña, un complesso insieme di fenomeni atmosferici periodici nell’oceano Pacifico meridionale. Secondo l’AIMS, gli episodi di sbiancamento più recenti, del 2020 e del 2022, sono meno gravi rispetto a quelli del 2016 e 2017.

Ciò ha contribuito a un miglioramento, seppure leggero, della situazione. In più, nelle stesse zone, la presenza di coralli è aumentata, mentre nella parte meridionale è diminuita per colpa delle stelle corone di spine.

Scelte politiche ambientali

A contribuire allo stato di salute della barriera corallina ci sono anche le scelte del nuovo primo ministro Anthony Albanese, di origine italiana, che, in questi giorni, ha annunciato di rinunciare al progetto della centrale a carbone nella città di Rockhampton, nello stato del Queensland.

La decisione dell’Australia di non costruire una centrale a carbone a Rockhampton è una vittoria per l’ambiente. L’impianto avrebbe infatti potuto danneggiare la Barriera corallina, una delle più belle e delicate eco-sistemi al mondo. La nuova legge ambientale australiana, che fissa l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra del 43%, è un passo importante verso la tutela del pianeta.

Cosa prevedeva il progetto

Il piano prevedeva la realizzazione nel Queensland di una miniera a cielo aperto che avrebbe estratto all’anno fino a dieci milioni di tonnellate di carbone termico e da cake e avrebbe avuto una durata di 24 anni.

La valutazione di impatto ambientale effettuata dal governo dello stato ha determinato una serie di potenziali rischi per la barriera corallina se il progetto fosse andato avanti. L’Australia è il più grande esportatore mondiale di carbone metallurgico e segue solo l’Indonesia nelle spedizioni di carbone termico. La nazione ha prodotto 256 milioni di tonnellate di carbone termico nell’anno fino a giugno e 170 milioni di tonnellate di carbone metallurgico.

Una strada ancora lunga

Gli incendi, la siccità, l’attività umana e il riscaldamento globale stanno mettendo a dura prova la flora e la fauna australiane. Secondo un rapporto governativo, queste uniche specie sono mai state così minacciate. Il quadro dei danni dipinto dal rapporto scientifico è drammatico. Dall’inizio del XX secolo, la temperatura media del suolo australiano è aumentata di 1,4 gradi a causa del riscaldamento globale, accelerando il deterioramento della fauna selvatica.

Nel corso degli ultimi anni, l’Australia ha vissuto una vera e propria crisi ambientale, con incendi che hanno devastato milioni di ettari di vegetazione e ondate di calore che hanno causato un massiccio sbiancamento dei coralli sulla Grande Barriera Corallina.

Ora, un nuovo rapporto rivela che la situazione è ancora peggiore di quanto si pensasse, con la distruzione di habitat di specie minacciate che prosegue a un ritmo allarmante. È chiaro che l’Australia deve fare di più per proteggere il suo ambiente, altrimenti rischia di perdere per sempre le sue preziose risorse naturali.